L’ambiguità della Polonia, testa di ponte geopolitica dell’atlantismo anti Putin
Gli eventi bielorussi dimostrano ancora una volta l’insostenibile ambiguità della Polonia, baluardo dei principi cattolici (anche se in modo tutt’altro che monolitico) all’interno, ma testa di ponte geopolitica dell’atlantismo antirusso. Come dimostra l’appoggio del governo polacco al golpe colorato anti-Lukaschenko.
Intendiamoci: l’avversione dei polacchi alla Russia è comprensibile per chi conosce un po’ di storia, ma in questo momento è deleteria, perché spinge la Polonia a una contraddizione stridente.
La sua politica estera è a favore di quelle stesse forze occidentaliste della dissoluzione, che poi l’attuale partito di governo combatte internamente. Per sintetizzare volgarmente: contro Soros all’interno, a favore di Soros nella destabilizzazione ad Est, contro la Russia.
Alla fine il grande limite dei polacchi rimane il nazionalismo ossessivo. […] Ma il nazionalismo rimane interno alla “metafisica della soggettività” cartesiana, come l’individualismo liberale e il collettivismo comunista.
E’ anch’esso una moderna ideologia che acceca. E così la Polonia rimane prigioniera di una schizofrenia conclamata. Contro Soros all’interno, con Soros contro i russi.
Ovvero contro il mondialismo all’interno, per il mondialismo ad Est.
Prof. Martino Mora