In Medio Oriente è guerra di religione
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SUNNITI E SCIITI PEDINE DI UN PERICOLOSO GIOCO DI AMERICA E ISRAELE
Probabilmente capisce poco di quello sta accadendo in Medio Oriente, e non soltanto lì, chi non comincia a prendere in considerazione il fatto che a muovere la storia e la politica internazionale non sono soltanto le sempre più ambigue e losche manovre di certe lobby economico-finanziarie o delle superpotenze ma anche la religione.
Questo almeno è quello che sembra emergere dalle ultime vicende siriane, che hanno visto la vittoria delle forze “ribelli”, in realtà egemonizzate dalle bande sunnite e jihadiste per lo più affiliate a organizzazioni terroristiche, sul governo laico di Bashar al-Assad, sugli sciiti ed Hezbollah filoiraniano.
Noi europei e occidentali siamo abituati a considerare l’Islam come un monolite, per lo più integralista e totalmente devoto al profeta Maometto e al Corano. In realtà anche l’Islam è frazionato in minoranze che proprio a causa dell’inflessibilità del Corano sono considerate più o meno eretiche dalla componente maggioritaria sunnita, e come tali, secondo la parola del profeta, devono essere sterminate. Si tratta di un odio che cova da secoli e che oggi viene indirizzato soprattutto contro l’altro gruppo maggioritario ma non prevalente degli sciiti.
Questo odio religioso è stato spesso e volentieri sfruttato dalle potenze coloniali, come l’Inghilterra, per agevolare la propria penetrazione ed espansione nell’area. Nel 1838 ad esempio il governatore generale britannico Lord Auckland incluse i piani per sfruttare la divisione sciita e sunnita in Afghanistan per supportare l’attacco militare britannico a quel paese. La stessa cosa hanno fatto gli Stati Uniti e Israele per giungere ad un riassetto del Medio Oriente, ma probabilmente la cosa sfuggirà ancora una volta di mano proprio a causa della sottovalutazione del fattore religioso.
Già a pochissimi giorni dalla caduta del regime di Damasco ci sono forti segnali della possibile nascita di una Siria molto più simile al regime talebano di Kabul che ad un paese moderato e alleato di quell’America che pure ha finanziato e spianato la strada con le sue armi e bombardieri alla “rivoluzione”.
A tutto questo non è stata estranea Tel Aviv, che per garantirsi uno “spazio vitale” circondato com’è da mussulmani che tollerano molto male una Gerusalemme ebrea e sionista ha pensato anch’esso di sfruttare l’odio tra sunniti e sciiti per costruire una sorta di grande Israele.
Anche se il piano sembra procedere fino ad ora con successo – l’annientamento di Hamas, la sconfitta di Hezbollah, il disfacimento della Siria – è probabile però che lo stato ebraico si ritrovi a breve proprio sul suo delicato confine orientale un Paese governato da bande di fanatici ben più agguerriti dei siriani di Assad.
Da notare infine come gli arabi mediorientali sunniti si siano ancora una volta fatti raggirare, a causa dei loro odi ancestrali, dal divide et impera; al punto di rimanere inermi e silenti di fronte all’annientamento dei “fratelli” palestinesi di Gaza pur di vedere in ginocchio il nemico sciita mentre i “talebani” sunniti siriani hanno lottato di fatto a fianco dell’odiato Israele per sconfiggere Hezbollah, alleato dell’Iran, il quale, per inciso, ha corso il rischio di coinvolgersi in un conflitto che si è rivelato disastroso pur di dare manforte ai palestinesi.
Morale: l’intricata polveriera Mediorientale resta ancora un pericoloso focolaio di tensioni e di violenza in cui saranno ancora una volta i cristiani a farne più di altri le spese, abbandonati da tutti, a cominciare dalle potenze “democratiche” e “umanitarie” dell’Occidente una volta anch’esso cristiano.