Bye bye Olaf Scholz, uno dei peggiori cancellieri di Germania
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TEDESCHI PRESTO AL VOTO
Il 16 dicembre 2024 il Bundestag (il parlamento federale tedesco che ha sede a Berlino) ha rimosso la fiducia al Cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz e quindi ha aperto la strada a una nuova elezione in Germania. Nella votazione sulla questione di fiducia, 207 membri del parlamento tedesco hanno votato a favore di Scholz e ben 394 contro. In 116 si sono astenuti (le astensioni agiscono come un no sulla questione di fiducia). Il Cancelliere, quindi, ha ampiamente mancato la maggioranza necessaria di almeno 367 voti.
Nel suo discorso di quasi 30 minuti, Scholz si è occupato solo brevemente della questione della fiducia mentre ha usato la maggior parte del suo discorso per spiegare con quale programma vuole convincere gli elettori a rivotare per l’SPD.
Adesso, se il presidente federale Frank-Walter Steinmeier scioglierà il Bundestag, come appare molto probabile, si dovranno tenere nuove elezioni entro 60 giorni. Fra i partiti c’è già un accordo per andare alle urne il 23 febbraio. Intanto il governo federale rimane in carica per gli affari correnti.
Cosa possiamo dire su Scholz come Cancelliere? Gli anni di Olaf Scholz alla guida della Germania, iniziati nel dicembre 2021, rappresentano un capitolo a dir poco controverso e divisivo della recente storia politica tedesca. Sebbene Scholz abbia assunto la carica con l’ambizione di rafforzare la Germania come potenza europea e globale, molte delle sue scelte e delle sue strategie hanno suscitato critiche feroci, sia all’interno che all’esterno del paese. Le promesse fatte durante la campagna elettorale, la gestione delle crisi internazionali e il rapporto con l’Unione Europea sollevano interrogativi sulla coerenza e sull’efficacia del suo operato.
Scholz è entrato in carica con un profilo che molti consideravano rassicurante. Dopo anni di leadership di Angela Merkel, la Germania sembrava aver trovato un’altra figura pragmatica, capace di gestire le complessità del governo senza scossoni eccessivi. Tuttavia, Scholz ha rapidamente dimostrato una tendenza all’ambiguità e alla mancanza di chiarezza nelle sue decisioni. Questa ambiguità si è manifestata in modo evidente su tre fronti cruciali: la politica energetica, la gestione della guerra in Ucraina e la lotta al cambiamento climatico.
Nonostante Scholz avesse avuto mesi per pianificare una risposta adeguata, la Germania si è trovata impreparata di fronte alla crisi energetica scaturita dalla guerra della Nato alla Russia per interposta Ucraina. La dipendenza tedesca dal gas russo è stata ampiamente criticata, e Scholz, invece di attuare rapidamente una diversificazione delle forniture, ha tardato nel prendere decisioni decisive. Il tardivo investimento in infrastrutture per il gas naturale liquefatto (GNL) e la lentezza nella costruzione di nuove partnership energetiche con altri paesi hanno esposto la Germania a una vulnerabilità senza precedenti. Inoltre, l’insistenza iniziale sul mantenere aperto il Nord Stream 2, nonostante le pressioni internazionali, ha sollevato dubbi sulla capacità del cancelliere di agire con determinazione di fronte alle crisi geopolitiche. In parallelo, il ritorno temporaneo al carbone per compensare la crisi energetica ha minato la credibilità della Germania come leader nella lotta al cambiamento climatico, una delle promesse centrali del governo Scholz.
Scholz ha taciuto, inoltre, in merito al sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, avvenuti il 26 settembre 2022, quando una serie di esplosioni sottomarine, con conseguenti perdite di gas, hanno danneggiato 3 delle 4 condotte dei gasdotti Nord Stream 1 (NS1, inaugurato nel 2011) e Nord Stream 2 (NS2, mai entrato in funzione). Come hanno sostenuto diversi osservatori, entrambi i gasdotti, che erano stati costruiti per trasportare gas naturale a basso costo dalla Russia alla Germania, attraverso il Mar Baltico (di proprietà al 51% della compagnia statale russa di idrocarburi Gazprom) sono stati colpiti dalle forze speciali statunitensi in quello che è stato il più grande attacco alle infrastrutture europee dalla seconda guerra mondiale.
Non solo per questo motivo la guerra in Ucraina ha rappresentato una delle sfide più significative per Scholz. Fin dall’inizio del conflitto, la Germania ha adottato una posizione titubante che è stata vista da molti come una debolezza strategica. Nonostante l’annuncio di una svolta epocale (“Zeitenwende”) nella politica di difesa, Scholz ha dimostrato un’estrema lentezza nell’attuazione delle misure promesse. L’aumento del budget militare, ad esempio, è stato bloccato da ritardi burocratici e scelte poco chiare sulla destinazione dei fondi. Inoltre, la decisione di Scholz di inviare armi pesanti all’Ucraina è arrivata solo dopo mesi di pressioni internazionali, dando l’impressione di una leadership reattiva piuttosto che proattiva. Questa esitazione ha minato la reputazione della Germania come leader europea e ha lasciato spazio a paesi come Polonia e Stati baltici per assumere un ruolo più prominente nel sostegno a Kiev. L’ambiguità della Germania sotto Scholz si è riflessa anche nelle relazioni con la Cina. Pur riconoscendo la necessità di ridurre la dipendenza economica da Pechino, Scholz ha autorizzato investimenti cinesi in infrastrutture strategiche come il porto di Amburgo, sollevando timori per la sicurezza nazionale e la coerenza della politica estera.
Un altro problema centrale del mandato di Scholz è stato il clima di instabilità all’interno della sua coalizione “a semaforo”, composta da SPD, Verdi e FDP. Le tensioni tra i partner di governo sono emerse in quasi tutti i dossier principali, dalla politica climatica alla riforma fiscale. Scholz, invece di fungere da mediatore efficace, è spesso sembrato incapace di gestire le divergenze, lasciando che i conflitti interni paralizzassero l’azione di governo. La gestione delle politiche climatiche è stata particolarmente critica. Mentre i Verdi hanno spinto per una transizione, folle e accelerata, verso le energie rinnovabili, l’FDP ha insistito su un approccio più graduale e orientato al mercato. Scholz è intervenuto solo sporadicamente, senza offrire una visione chiara o una leadership risolutiva, contribuendo a una percezione di immobilismo.
Nonostante le dichiarazioni iniziali che ponevano la lotta al cambiamento climatico al centro dell’agenda del governo, Scholz non è riuscito a realizzare progressi significativi. La Germania ha mancato molti degli obiettivi climatici prefissati, e le politiche adottate sono state criticate per la loro insufficienza e lentezza. La decisione di mantenere in funzione centrali a carbone, pur essendo comprensibile nel contesto della crisi energetica, è stata percepita come un tradimento degli impegni climatici del paese. Anche le politiche relative alla mobilità sostenibile sono state oggetto di critiche. L’incapacità di Scholz di promuovere un piano ambizioso per il trasporto pubblico e di incentivare l’uso di veicoli elettrici ha ulteriormente peggiorato la percezione pubblica del suo operato.
Sotto Scholz, la Germania ha perso anche parte della sua tradizionale influenza nell’Unione Europea. La mancanza di una visione chiara su temi cruciali come la riforma del Patto di Stabilità, la transizione energetica e la gestione dei migranti ha indebolito la posizione della Germania come “guida” politica e morale dell’UE. Scholz ha spesso adottato una posizione attendista, evitando di prendere iniziative coraggiose. Questa passività ha permesso ad altri leader, come Emmanuel Macron, di occupare lo spazio politico lasciato vacante, con il rischio di una perdita di leadership a lungo termine per Berlino.
La situazione geopolitica attuale e l’importanza economica della Germania richiedevano una leadership forte che, evidentemente, il cancelliere Olaf Scholz non ha saputo offrire. Scholz, al contrario, ha dimostrato una tendenza all’esitazione, alla gestione reattiva e all’ambiguità, deludendo sia i suoi elettori che gli osservatori internazionali. La Germania, sotto la sua guida, ha perso terreno non solo sul piano interno ma anche su quello internazionale. Il tempo per invertire la rotta è scaduto il 16 dicembre e, adesso, molti osservatori ritengono che alle prossime elezioni ci sarà un exploit notevole di Alternative für Deutschland (“Alternativa per la Germania”). AfD è considerato un partito estrema destra, in realtà sembra l’unica formazione politica tedesca nazionalista, conservatrice, euroscettica e anti-immigrazione che si è mostrato molto vicina alle reali esigenze della maggior parte dei tedeschi.