«Deny, Defend, Depose». Luigi Mangione e la sanità USA
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LA SANITÀ NEGLI STATI UNITI: UN SISTEMA IN CRISI
Tazze, t-shirt, felpe, borse di cotone, adesivi con il suo nome o con le parole da lui usate sui proiettili: «Deny, Defend, Depose» («nega, difendi, deponi», parole inserite anche su alcuni ornamenti di Natale). Luigi Mangione, il killer 26enne accusato di aver ucciso Brian Thompson, il ceo di UnitedHealthcare, è diventato sui social una sorta di eroe. Sono decine i social media in cui meme, post, immagini e video celebrano il presunto killer. Su Reddit qualcuno ha scritto: «Grande, geniale. I proiettili con il messaggio e i soldi del Monopoli. Un segnale chiaro allo strapotere delle assicurazioni sanitarie».
Luigi Mangione è diventato così il simbolo degli americani traditi dal sistema sanitario, tanto che circolano finte copertina della celebre rivista “Time magazine” con la sua foto e la scritta «Persona dell’anno» per essere «un rivoluzionario del sistema sanitario», che ha guidato «la battaglia per trasformare il sistema sanitario globale».
Mangione, che proviene da una famiglia italo-americana benestante ed ha una formazione scolastica eccellente, è un killer atipico che supera le differenze ideologiche, molto forti negli USA, ed è assurto al ruolo di Robin Hood contro le assicurazioni mediche (che negano a migliaia di pazienti visite, test, medicine). Ha suscitato la condivisione di migliaia di storie, postate da molti utenti, di storie di dolore (e morte) legate alle coperture sanitarie negate.
In attesa del processo cerchiamo di capire come funziona la sanità statunitense che, pur essendo una delle più tecnologicamente avanzate al mondo, è anche tra le più costose e diseguali e suscita da decenni critiche non solo all’interno del paese ma anche a livello internazionale.
Negli Stati Uniti, la sanità non è garantita come diritto universale, ma è fornita principalmente attraverso assicurazioni private. Questa frammentazione è alla base di molte inefficienze. Secondo i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), gli Stati Uniti spendono circa il 17,7% del loro PIL in sanità, una cifra significativamente più alta rispetto ad altri paesi industrializzati, senza però ottenere risultati migliori in termini di salute pubblica.
Uno dei motivi principali di questi costi esorbitanti è il ruolo predominante delle assicurazioni private, che operano come intermediari tra i pazienti e i fornitori di cure. Questa struttura genera un’inflazione dei costi, aggravata da una burocrazia complessa che richiede risorse enormi per la gestione delle pratiche amministrative. Ad esempio, negli Stati Uniti è comune che un paziente riceva fatture multiple per lo stesso trattamento, con costi che spesso risultano incomprensibili anche per gli esperti del settore.
Nonostante l’introduzione dell’Affordable Care Act (ACA) nel 2010, , noto come Obamacare, che ha ampliato la copertura assicurativa a una parte significativa della popolazione, imponendo l’obbligo di copertura per molti cittadini e offrendo sussidi finanziari per aiutare le famiglie a basso e medio reddito, si stima che circa 27,5 milioni di americani rimangano privi di assicurazione sanitaria. Questa cifra è ulteriormente aggravata dal fenomeno dei “sottoassicurati”, ovvero coloro che, pur avendo un’assicurazione, non possono permettersi i costi associati alle franchigie e ai copayment.
Le conseguenze di questa disuguaglianza sono drammatiche. Molte persone evitano di cercare assistenza medica per paura delle spese, con il risultato che malattie curabili si trasformano in condizioni croniche o mortali. Inoltre, le comunità a basso reddito e le minoranze etniche sono colpite in modo sproporzionato, evidenziando come il sistema sanitario contribuisca ad amplificare le disuguaglianze sociali.
Una delle critiche più rilevanti al sistema statunitense è la concezione della sanità come un bene di consumo piuttosto che come un diritto umano fondamentale. Questo approccio mercantilistico è radicato nella cultura americana, dove il libero mercato è spesso visto come la soluzione a tutti i problemi. Tuttavia, l’applicazione di logiche di profitto a un settore essenziale come la sanità ha prodotto risultati disastrosi.
Un esempio emblematico è il costo dei farmaci. Negli Stati Uniti, i prezzi dei medicinali sono tra i più alti al mondo, nonostante il paese sia sede di molte delle principali aziende farmaceutiche. Questo è il risultato di un sistema che permette alle aziende di stabilire prezzi praticamente senza limiti, spesso a discapito dei pazienti. Il caso dell’insulina, un farmaco salvavita, è emblematico: mentre in Canada una fiala costa circa 30 dollari, negli Stati Uniti il prezzo può superare i 300 dollari.
L’impatto della crisi sanitaria statunitense va oltre la salute individuale, influenzando negativamente anche l’economia e la coesione sociale. I costi elevati delle cure rappresentano una delle principali cause di bancarotta personale nel paese. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Health Affairs, circa il 66% delle bancarotte negli Stati Uniti è legato a spese mediche, una situazione che non ha paralleli in altre nazioni industrializzate. Sul piano sociale, la sanità inaccessibile alimenta un senso di ingiustizia e disillusione, contribuendo a una crescente polarizzazione politica. La mancanza di un sistema equo e universale è percepita da molti come una violazione dei principi democratici fondamentali, minando la fiducia nelle istituzioni.
Entrando nei dettagli, il sistema sanitario statunitense è caratterizzato da un mix di strutture pubbliche e private. A differenza di molti paesi che adottano un modello sanitario universale, negli Stati Uniti non esiste un sistema unico di assistenza sanitaria governativa. Piuttosto, il sistema è costituito da un mosaico di programmi pubblici, assicurazioni private e strutture di assistenza autofinanziate. Circa il settore privato, la maggior parte degli americani ottiene l’assicurazione sanitaria tramite il datore di lavoro. Le aziende negoziano con compagnie assicurative private per fornire piani di copertura ai dipendenti. Esistono anche assicurazioni sanitarie acquistate direttamente dai cittadini attraverso mercati regolamentati (marketplaces). Circa il settore pubblico, i principali programmi pubblici sono Medicare, Medicaid e il Children’s Health Insurance Program (CHIP). Medicare copre principalmente gli over 65 e alcune persone con disabilità. Medicaid è destinato a persone a basso reddito, mentre il CHIP assiste i bambini provenienti da famiglie con redditi troppo alti per qualificarsi per Medicaid ma troppo bassi per permettersi assicurazioni private. Il Dipartimento per i Veterani (VA) fornisce assistenza sanitaria gratuita o a basso costo ai militari in pensione.
Il sistema sanitario degli Stati Uniti è finanziato principalmente attraverso premi assicurativi, imposte e spese dirette dei cittadini. Nel 2021, la spesa sanitaria ha rappresentato circa il 18% del PIL, una delle percentuali più alte al mondo. Relativamente ai premi assicurativi gli individui e i datori di lavoro pagano premi mensili alle compagnie assicurative. Questi premi variano notevolmente in base al piano scelto e alle condizioni di salute. Medicare e Medicaid sono, invece, finanziati tramite imposte sui redditi, sui salari e sulle società (quindi con contributi Pubblici). I cittadini spesso affrontano costi aggiuntivi come co-pagamenti, franchigie e costi non coperti dall’assicurazione. Questi costi possono essere proibitivi, causando difficoltà finanziarie anche alle famiglie con redditi moderati (spese dirette).
L’accesso alle cure è una delle questioni più controverse del sistema sanitario statunitense. Circa 27,5 milioni di persone erano senza assicurazione sanitaria nel 2021. La mancanza di copertura assicurativa è particolarmente alta tra i lavoratori part-time, gli immigrati irregolari e coloro che vivono negli stati che non hanno espanso Medicaid sotto l’ACA. Ci sono anche disparità geografiche e sociali. Le aree rurali spesso mancano di ospedali e cliniche ben attrezzate, mentre le comunità a basso reddito affrontano barriere economiche e logistiche per ottenere cure mediche. Molte persone rinunciano a cure preventive, come screening e vaccini, a causa dei costi iniziali o della mancanza di informazioni adeguate. La frammentazione tra pubblico e privato rende il sistema inefficiente e difficile da navigare per i cittadini. Le minoranze etniche e le persone con redditi bassi affrontano disparità significative nell’accesso alle cure e negli esiti di salute. La fatturazione sanitaria è notoriamente complessa, con processi che possono generare errori e disagi per i pazienti.
Le soluzioni alla crisi sanitaria statunitense sono oggetto di acceso dibattito. Da una parte, c’è chi propone un sistema di “Medicare for All”, ovvero l’estensione del programma federale per gli anziani a tutta la popolazione. Questo modello, ispirato ai sistemi sanitari universali europei, garantirebbe l’accesso alle cure per tutti, eliminando il ruolo delle assicurazioni private e riducendo significativamente i costi amministrativi. Dall’altra, ci sono approcci più graduali, come il rafforzamento dell’ACA o l’introduzione di un’opzione pubblica che competerebbe con le assicurazioni private. Tuttavia, queste soluzioni rischiano di lasciare intatte molte delle inefficienze e disuguaglianze esistenti. Un ostacolo significativo a qualsiasi riforma è il potere delle lobby, che esercitano un’enorme influenza sul Congresso. L’industria sanitaria è una delle più generose in termini di contributi elettorali, il che spiega la difficoltà di introdurre cambiamenti radicali nonostante il sostegno popolare.
Finché la sanità rimarrà un privilegio anziché un diritto, gli Stati Uniti continueranno a essere un caso anomalo tra le democrazie industrializzate. Il cambiamento è possibile, ma richiede una volontà politica che vada oltre gli interessi particolari e un impegno collettivo per mettere la salute dei cittadini al di sopra dei profitti.