Rivolta contro il mondo moderno

Rivolta contro il mondo moderno

di Matteo Castagna

OCCORRE RIFONDARE LA SOCIETÀ CRISTOCENTRICA

Marcello Veneziani scrive che, “in relazione alla decostruzione della nostra civiltà e dei suoi fondamenti, alla perdita di identità e differenza, allo sradicamento e alle camicie di forza ideologiche indossate da un mondo sempre più ristretto e costretto in alcuni pregiudizi woke, politically correct, cancel culture e via dicendo”, il mondo si trova “piegato e risolto nel presente”, in quello che Luigi Iannone, collaboratore del quotidiano Il Giornale, definisce “ipertrofia” del presente (Sopravvivere al Pensiero Unico, prefazione, Historica/Giubilei Regnani, Roma, 2024).

Nelle fasi storiche, a partire dall’Umanesimo e Rinascimento si è iniziato a destrutturare la società cristocentrica medievale, al fine di sopravvalutare l’uomo, distinto e distante da Dio creatore e redentore. Con la Riforma protestante, Martin Lutero, ovvero il primo grande liberale, si impone con la sua visione, comoda e relativista, per cui siccome l’umanità sarebbe stata già tutta salva per l’eternità, sciolse la Summa Teologica di San Tommaso d’Aquino in un fideismo gnostico, per cui l’uomo utilizzasse il libero arbitrio per fare ciò che voleva, senza regole e senza dogmi.

La Controriforma cercò di mettervi una pezza, e ci riuscì sul piano teologico e liturgico, non su quello numerico. Era più facile, infatti, vivere secondo la dissolutezza luterana, che gli austeri e rigidi principi cattolici. Si stava meglio a cavallo del Vitello d’Oro che sulla via dell’umiltà e della povertà evangeliche. Poi, l’Illuminismo e il social-comunismo diedero la botta definitiva, a favore del materialismo ateo e giacobino, ove l’uomo che si fa Dio supera il Dio che si fa Uomo e lo surclassa.

Scrisse, a tal proposito, Vicomte Léon de Poncins (1897-1975): “le grandi spinte rivoluzionarie del 1789,1871,1917 sono state segnate da un flusso d’odio irrazionale, odio che il comunismo erige come dogma fondamentale e come movente di tutti i suoi atti”, che oggi chiama “fascismo” ciò che non è omologato ai suoi progetti sovversivi. Kerry Bolton definiva questi tentativi, anche quelli di estendere le responsabilità dell’ “io” al “noi”, come frutto della “Sinistra psicopatica” (Edizioni Gingko, Verona, ottobre 2018) priva di compassione e di empatia nei confronti dei propri simili. Narcisismo, arroganza, atteggiamento spietato nel cercare di applicare ricette, talvolta sciocche, talvolta folli, scadono nel patologico e cinico transumanesimo, quando non guardano in faccia il prezzo da pagare in termini di vite umane e di sofferenze.

Pertanto, “la crisi del mondo moderno non è economica, tecnica, sociale o politica, se non accessoriamente; nella sua essenza profonda, è originariamente religiosa, spirituale o metafisica”. Noi siamo il capovolgimento della mentalità contemporanea, “perché lo spirito non muore”; l’intera questione è di sapere se, per arrivare al ritorno della tradizione classico-cristiana, sarà l’accettazione del passaggio da questo periodo oscuro, simile a quello che seguì la caduta dell’antica Roma. “E’ in gioco la nostra civiltà” (Tempesta sul mondo,

Oggi, viviamo una decadenza senza pari, perché il Superuomo nietzchiano e lo storicismo hegeliano hanno fallito, assieme al progressismo gramsciano ed al liberismo economico. Tutte le ideologie di esaltazione dell’uomo, a scapito e deterimento di Dio, hanno concluso amaramente la loro esperienza, implodendo nella loro dimensione pratica.

La Chiesa Cattolica di fronte all’avanzare inesorabile di questo enorme movimento sovversivo dell’ordine divino e, quindi, naturale ha risposto in maniera mirabile con le Encicliche sociali dei Papi che seppero cogliere gli errori dei loro tempi e condannarli per difendere la purezza dottrinale che si tramandava da circa duemila anni, nonostante i ciclici tentativi di prevaricazione del Principe (decaduto) di questo mondo.

Gli emblemi di questa resistenza eroica e doverosa agli attentati al Corpo Mistico di Cristo furono Pio IX, Leone XIII, San Pio X, Benedetto XV, Pio XI e Pio XII. Non mancarono gli interventi diretti del divino, a La Salette, a Lourdes, a Fatima, ove la Santa Madre di Gesù diede le indicazioni per evitare il peggio, ossia l’apostasia e, quindi, la religione fai da te. Non mancarono i santi, ultimo dei quali in ordine temporale, fu il severissimo Padre Pio da Pietralcina, né vennero meno i collaboratori più determinati della Santa Sede, come Mons. Umberto Benigni, nel loro lavoro di ricomposizione del gregge disperso dalle luciferine lusinghe e dalle chimere di potere delle sue malvagie e subdole tentazioni.

Ma, dopo la morte del Pastor Angelicus, Papa Pacelli, nel 1958, il movimento ecclesiale modernista, infiltratosi gradualmente nei Sacri Palazzi e trattenuto da almeno due secoli, sembrò prevalere ed il Katéchon essere oscurato. Nella nuova concezione umanitarista, l’essere dimentica il motivo della sua creazione, in favore della realizzazione dei suoi desideri, tutti esaltati come buoni e giusti, perché troppi altri uomini hanno cancellato l’opinione erronea, accogliendo assieme alle altre, per non escludere nessuno. San Pio X, invece, insegnava nel solco di tutti i suoi predecessori fino a Gesù Cristo, che la tolleranza delle opinioni erronee non è vera carità. E’ buonismo d’accatto.

Quindi la verità oggettiva non esiste più, in favore dell’umanesimo integrale e del nichilismo cosmico, che, in ultima analisi, demoliscono pure l’uomo e il Superuomo in una galassia fatta di malessere interiore, di disagio, senso di inadeguatezza, scadimento nel pensiero debole, alienazione e infelicità, solitudine e incapacità relazionali, indifferentismo religioso e politico. Tutto questo trasforma la Fede in una cosa superata per passatisti medievali, la Speranza in disperazione e annulla la Carità nell’ individualismo egoista più becero ed anti comunitarista, oppure in una filantropia di stampo massonico, che non interessa più Dio, ma l’autocompiacimento dell’orgoglio.

La dimostrazione? Le storie drammatiche delle persone autrici dei crimini più efferati dei nostri giorni derivano proprio dal “male di vivere”, prodotto della neo-modernità, ma non sono una colpa collettiva, come qualcuno vorrebbe far credere, per rendere sociali le gravi colpe dei singoli. La tanto strombazzata “civiltà dell’amore”, contrapposta mediaticamente al sedicente oscurantismo della tradizione cattolica, non sta dimostrando affatto frutti positivi. Al contrario, ribaltando i diritti con tutti i desideri possibili immaginabili e inimmaginabili, falsificano l’amore, letto come volere il sommo Bene dell’altro/a, tramite il piacere passeggero attrattivo della concupiscenza carnale.

Come si può volere il bene del prossimo, inducendolo al peccato costante e continuativo ed allo scandalo pubblico? Se ne deduce che non possa essere vero amore, che tendenzialmente è pure molto volubile e privo di dimensione spirituale e religiosa perché ostacoli all’edonismo o al capriccio momentaneo eretti a origine e fine ultimo del rapporto di coppia.

La degenerazione omicida non è propria delle famiglie perbene, che vivono secondo natura e di un’educazione retta, trasmessa da genitori e nonni che sapevano distinguere il bene dal male, in ottica prettamente religiosa e, poi, di buon senso comune, dato dall’esperienza anticonsumista di chi viveva per guadagnarsi il Paradiso con le buone opere, annusando immediatamente l’odore di zolfo, senza particolari studi alle spalle e storpiando, magari, le preghiere in latino, che comunque rispettavano perché patrimonio sacro della Chiesa di Cristo, il quale è consequenziale credere le ricevesse con guareschiano sorriso, vista la fede certa e umile dei loro cuori.

Marcello Veneziani conclude la sua prefazione al bel testo di Iannone, sottolineando quanto questi esorti allo “sforzo di sottrarre e mantenere, eliminare e custodire”, per giungere alla “trasmissione e custodia plasmate dall’esperienza e dall’incontro col reale”. Come diceva, persino, Pasolini: “difendi, conserva, prega”. Non si tratta della conservazione delle ceneri, del nostalgismo per epoche che non torneranno mai più, ma del mantenimento della vitalità del fuoco della Tradizione, come orientamento principale per una rivolta interiore e militante nei confronti del mondo moderno.

Ci serve un manuale di sopravvivenza sopra questo mondo di rovine, che sappia cavalcare la tigre della Verità immutabile che è Cristo, unica Via, Verità e Vita, costituito dalla Tradizione, dalle Sacre Scritture e dal Magistero Perenne della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, col metodo aristotelico-tomista dell’osservazione della realtà, da cui dedurre le verità oggettive cui conformarsi, nonostante siano la repulsione del mondo liberal che ci circonda.

La Grazia sacramentale è il mezzo indispensabile che illumina l’intelletto e la volontà. Il Signore ci lascia la libertà di fruirne o meno. Chi opta di non desiderare i mezzi salvifici della vera Chiesa di Cristo, e lo fa con pieno assenso e deliberato consenso, si pone fuori dalla realtà, dalla verità, dalla comunione ecclesiale, anche se ufficialmente ne fa parte.

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