Don Di Noto: “Non possiamo far diventare la Chiesa una ONG”
di Bruno Volpe
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INTERVISTA A DON FORTUNATO DI NOTO, FONDATORE DI METER
“Bullismo e cyberbullismo? Sono figli e frutto di una emergenza educativa sotto gli occhi di tutti”. Lo dichiara in questa intervista don Fortunato Di Noto, il coraggioso parroco siciliano fondatore della benemerita Meter che si occupa della repressione dei reati sul web come pedopornografia e abusi di ogni genere sui minori.
Don Fortunato, sono in costante aumento gli atti di bullismo e ancor di più di cyberbullismo. Che ne pensa?
“La mia risposta è che questa piaga dipende da una reale e conclamata emergenza educativa, anzi, per citare Papa Francesco, da una catastrofe educativa. Il lassismo nelle famiglie, per fortuna non tutte, produce frutti pericolosi come babygang e gruppi di bulli che agiscono contro i più deboli. Il fenomeno diventa ancor più preoccupante per le devastanti conseguenze sulla psiche, quando viene commesso sui social, si arriva persino ad atti di suicidio da parte delle vittime”.
Insomma, quale la causa?
“Una serie di concause, ma la più evidente è il vuoto educativo esistente che conduce ad atti di violenza gratuiti, e penso a quello che accade nelle scuole dove si picchiano ed oltraggiano i maestri, o si vessano i compagni di classe. Attraversiamo a livello di agenzie educative, un momento difficile e delicato e appunto parlare di emergenza non è sbagliato, anzi. Qui tornano efficaci le parole di don Giussani che parlava di rischio educativo e dello stesso Papa Benedetto XVI”.
Che ci dice dei genitori assenti?
“Non possiamo e non dobbiamo generalizzare. Ogni famiglia fa storia a sè, tuttavia è evidente che molti genitori siano quanto meno distratti e neppure controllano quello che vedono i figli in rete e, con irresponsabilità, dotano i minori di telefonini di ultima generazione pensando di fare del bene. Nessuno gli ha ordinato di mettere al mondo dei figli, ma se lo hano fatto devono essere vigili e attenti. Tanti minori e non solo minori, si lasciano contagiare sulla rete da cattivi esempi ed oggi spiacevolmente dominano e manipolano le coscienze gli influencer i quali sono in realtà interessati a fare soldi e sono spesso cattivi modelli non formativi, ma deformativi”.
Veniamo alla Chiesa e ai sacerdoti. Si ha la sensazione che anche loro non incidano più come una volta…
“In parte quello che lei dice è vero. Con una certa assiduità non parliamo del trascendente e del senso di Dio a vantaggio di una visione orizzontale e sociale e non verticale. Sicuramente è bello compiere atti di carità e solidarietà, preoccuparsi dell’ambiente e dei rifugiati, però il nostro compito primario è la salvezza delle anime. Non possiamo far diventare la Chiesa una ong con luci e festini. Lo ribadisco: dobbiamo pensare anche a quello, ma non è l’essenza primaria della Chiesa e poi ritengo sia giusto insistere di più sul valore negativo del peccato del quale sembra si abbia quasi paura di parlare”.
Che dice a coloro, anche tra i suoi confratelli, che minimizzano l’importanza della messa domenicale?
“Un errore. Indubbiamente San Giacomo scrive che la fede senza le opere è morta e bisogna evitare il ritualismo, tuttavia non dobbiamo cadere nell’eccesso opposto. La Chiesa è sposa di Cristo e chi afferma basto a me stesso, sono credente e non praticante e non va la domenica a messa, compromette la sua salvezza, non può considerarsi un buon cattolico. La messa domenicale è il centro della nostra vita di fede e chi non ci, va potendo andare, sbaglia non agisce da cattolico”.
Giubileo in arrivo…
“Una buona occasione da non sprecare. Il Giubileo è una atto serio e non va ridotto a marketing o turismo, il rischio esiste. Non possiamo e dobbiamo ridurlo a questo. Il passare sotto la Porta Santa non sia un evento di tradizione o di curiosità, ma rappresenti la volontà di cambiare vita. Il problema, molto scottante, è che abbiamo perduto spiritualità e dovremmo leggere di più la Parola, avvicinarci ai sacramenti e studiare il Catechismo che pochi conoscono. Eppure è essenziale”.
E BRAVO DON…!!