Mons. Mansi: “Occorre cambiar rotta”
di Bruno Volpe
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INTERVISTA AL VESCOVO DI ANDRIA, MONSIGNOR LUIGI MANSI
Il primo dicembre, domenica, si apre, nella Chiesa cattolica, il tempo di Avvento, uno di quei periodi detti forti, non perchè siano più importanti del tempo ordinario, ma solo perchè ci introduce ad una festa centrale come il Natale. In che cosa consiste l’Avvento e come va vissuto? Lo abbiamo chiesto in questa intervista al vescovo di Andria, Monsignor Luigi Mansi.
Eccellenza Mansi, partiamo dalla etimologia. Che cosa significa Avvento e da dove deriva questo vocabolo?
“Viene dal latino adventus che significa arrivo, venuta. E nell’Avvento, infatti, noi aspettiamo il Natale, ovvero la prima venuta del Signore fattosi uomo, ma vero Dio. Commemoriamo un fatto storico accaduto oltre duemila anni orsono, ma allo stesso tempo l’inizio di tutto. Però non dimentichiamoci che, da buoni credenti, noi aspettiamo una seconda e definitiva venuta, il secondo avvento, alla fine dei tempi. Qualla data ovviamente nessuno la conosce, salvo il Padre, sarà la fine della storia. Tuttavia non bisogna avere ansia e tanto meno paura. Noi dopo la nostra morte fisica già abbiamo il primo giudizio personale col Signore, successivamente, alla fine dei tempi, assisteremo alla resurrezione della carne, tutti risorgeranno, buoni e cattivi. I buoni andranno nella gloria eterna, chi invece non avrà vissuto secondo il Vangelo e secondo la logica del bene, chi si sarà macchiato di azioni cattive, alla dannazione eterna. Lo leggiamo nel racconto del giudizio del resto”.
Ma questo accadimento deve farci paura o angosciarci?
“No, assolutamente no. Il Vangelo non deve essere letto come un libro che mette panico, è la nostra bussola. Da cattolici credere nella resurrezione della carne è atto di fede e certezza e ricordiamo che se Dio è misericordia infinita, è anche giustizia e dunque chi avrà vissuto nel desiderio di operare il bene, sia pure con le sue fragilità, avrà la gloria eterna, vedere il volto di Dio, mentre coloro che pur avendone avuto la possibilità, hanno agito deliberatamente per il male, saranno privati di questa gioia e vivranno in una condizione di lontananza da Dio, l’ Inferno. E’ la ricompensa del peccato che è il vivere come se Dio non esistesse. Ovviamente esiste sempre il pentimento, ma deve essere reale, sincero e concreto, nei fatti, non a parole”.
L’Avvento è tempo penitenziale visto che il colore liturgico è il viola?
“Non esattamente, vi è una differenza con la Quaresima. Piuttosto è un periodo di attesa che deve essere caratterizzato dalla ricerca dell’ essenziale in ogni campo, nella vita materiale e religiosa. L’Avvento ci deve portare a riscoprire quello di cui abbiamo davvero bisogno, in un tempo nel quale spesso domina il superfluo, in tutti i campi. Le stesse letture ci inviteranno a cambiare rotta, a raddrizzare i sentieri, ad abbandonare la cattive abitudini e in questo ci farà compagnia il profeta Isaia, uno dei profeti maggiori. Il Vangelo, invece, sarà spesso incentrato su Maria che è una delle protagoniste dell’ Avvento, anzi è corretto definire l’ Avvento come tempo mariano. Maria è la donna dell’ attesa”.
Tante luci, la corsa ai regali, esiste il rischio di distrarci dall’essenza del Natale?
“Il rischio esiste e non dobbiamo farci distrarre da cose secondarie. Però, vedere le città e le case illuminate è bello, segno di gioia. E noi attendiamo la luce vera, quella di Cristo, via, verità e vita”.