Una preghiera che viene presto esaudita
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QUANDO IL CUORE PREGA…
La preghiera del cuore è il cuore che prega. Non solo la bocca, né solo la mente, ma il cuore stesso. Facendone esperienza si comprende quanto sia vera la possibilità di pregare incessantemente (cf. 1Ts 5,18) e, come dice la Lettera agli Efesini, «con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito» (Ef 6,18). Forse chi scriveva queste parole sperimentava l’impossibilità di dire quanto avrebbe voluto e stava vivendo. Infatti, si può fare un’esperienza di preghiera così intima e vivificante da non trovare le parole adatte ad esprimerla, perché le parole non bastano per svelare le cose dello spirito.
Bisogna comprendere l’importanza di pregare con il cuore: è preghiera che viene presto esaudita. Può essere sufficiente il tempo di un respiro per chiedere e ricevere, quando è il cuore a pregare, perché lo Spirito prega in noi. Come scrive san Paolo: «lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio» (Rm 8,26-27). Questa preghiera, dunque, è essenzialmente un dono divino, che richiede la disponibilità dell’uomo.
Con la preghiera incessante l’anima adora, loda, invoca Dio, senza lasciarsi distrarre dalle occupazioni del quotidiano, e lo fa anche quando non se ne accorge. Si può essere impegnati giorno e notte in tanti lavori e conservare un costante raccoglimento, un’attenzione silenziosa alla voce interiore del Signore, nella certezza di essere ascoltati ed esauditi, di essere amati. Allora, è una gioia pregare. Non più una fatica.
Preghiamo, dunque, finché la preghiera non diventi vita. All’inizio sarà un peso, ma poi diverrà come l’ossigeno per l’anima, che vorrà respirarla continuamente per continuare a vivere. In verità, a quel punto, aiutati dalla grazia del Signore, si pregherà senza neppure saperlo, anche in tempo di aridità o quando ci sembrerà di non avvertire la Sua presenza, il dialogo non potrà cessare, perché l’unione intima con Lui sarà costante, come il respiro lo è per il corpo. Respiriamo giorno e notte, senza farci neppure caso: è naturale, fa parte di noi e non possiamo farne a meno. Il respiro per noi è vita, la sostiene, la conserva, così la preghiera, questa unione continua dell’anima con Dio.
All’inizio ci vuole costanza, perché si prega soprattutto con la mente e con le labbra. Si avverte la fatica di ricordarsi del Signore. Man mano però la preghiera si fa bisogno, diviene più intima e giunge a toccare il cuore, allora tutto cambia. Essa si fa nostra carne e nostra vita. Il cuore stesso inizia a pregare indipendentemente dalla bocca, dal pensiero e dagli orari fissati. Prega sempre senza stancarsi (cf. Lc 18,1; cf. anche Col 4,2), secondo l’invito di Gesù, e la vita stessa si trasforma in preghiera, ogni atto, ogni gesto…
Recita il Salmo: «anche di notte il mio cuore mi istruisce» (Sal 15,7), ed è davvero così. Nel sonno non si abbandona il Signore, né Lui ci abbandona. Prega il nostro intimo nello Spirito Santo, che dimora nel profondo di noi, che trova spazio nell’anima di chi vive di preghiera. Certamente, poi, questa stessa preghiera crescerà nel tempo, fino alla manifestazione più potente dello Spirito in noi, fino all’unione eterna e più perfetta con Dio. Allora la morte sarà necessaria, perché l’ultimo passo della vita fatta preghiera sarà la visione di Dio.
Siamo tutti chiamati a fare esperienza di questo, ma è necessario restare fedelissimi alla Parola del Signore, ai Suoi comandamenti, al Suo Amore. Solo così si realizzerà quella parola di Gesù che dice: «se uno mi ama, il Padre mio lo amerà, anche io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21). Egli si manifesterà nella vita di ciascuno per renderlo Suo testimone, toccando l’anima e infondendole Sapienza e Scienza per portarla all’unione con Lui e con tutti i fratelli.
Tutto questo significa, forse, abbandonare la preghiera vocale? In realtà, la preghiera vocale e mentale sono indispensabili per giungere a quella del cuore, ma anche dopo per esprimerla pienamente. Prima si impara a pregare con la bocca, quindi si impara a meditare: tutte azioni che portano frutto quando sostenute dalla grazia, e che richiedono anche un certo sforzo umano. Molto proficuo, ad esempio, è leggere il Vangelo e immaginare la scena, i dialoghi, le persone, i sentimenti dei presenti. Assai utile per avvicinarsi con la mente e poi col cuore a Gesù, perché immaginando si arriva al punto di immedesimarsi nella situazione e di viverla come vicino a Lui. Ponendo le nostre facoltà interiori al servizio della Parola, lasciando che l’immaginazione si orienti a Dio, si arriva ad aprire uno spazio nel cuore, che inizia a dialogare con Dio come Persona vivente.
Si può fare esperienza di come l’anima si svegli a contatto con la Parola di Dio: «Svegliati, o tu che dormi!», potremmo dirle con Isaia. La nostra anima ha bisogno di essere risvegliata dalle tenebre che l’avvolgono, peccati, ansie, paure, per poter vivere pienamente la vita divina a cui è chiamata. Tutta la vita dell’anima è come un lungo risveglio fino al giorno delle nozze eterne, un risveglio che richiede un duro lavoro, assiduo, ma soprattutto la fedeltà alla grazia di Cristo, che vivendo in noi opera il dono di questo miracolo.
Anche quando si giunge a fare della preghiera la propria vita, la preghiera vocale e la meditazione sono ancora utili. Sarebbe un errore abbandonarle, probabilmente sarebbe anche presunzione. Infatti, quando il cuore prega e la preghiera sgorga spontaneamente dal profondo dell’essere, pregare con la parola diviene ancor più bello e fruttuoso, perché accade come se, in certi momenti, la preghiera dell’anima potesse riversarsi nel corpo, esprimendosi attraverso il suono delle labbra, e l’anima e il corpo sperimentassero una più grande unione tra loro e con Dio.
La verità è che tutta la nostra persona anela ad essere in comunione con Lui, tutta la nostra persona ha bisogno dell’ossigeno della preghiera. Quando il cuore incessantemente è in Dio e Dio nel cuore, può accadere persino che l’ora “canonica” della preghiera sia un trionfo di grazia, ove la bocca e la mente si accordino al cuore in una fusione quasi perfetta, e si realizza una trasformazione, come una nuova realtà in cui tutto prega, i sensi del corpo insieme a quelli dell’anima, essendo tutto pervaso dall’Amore dello Spirito. Prega la lingua, prega la mente, pregano le mani, le ginocchia si piegano, gli occhi pregano fissando il tabernacolo, una bella immagine, le parole delle orazioni stabilite o semplicemente chiudendosi, pregano le orecchie che ascoltano la voce che prega. La persona stessa diventa preghiera. Ed è bello immaginare come dovesse essere la preghiera di Maria.
In altre parole, la preghiera vocale e mentale possono divenire il mezzo per arrivare alla preghiera incessante, ma allo stesso tempo, giunti a fare della preghiera la nostra vita, esse divengono anche il mezzo per alimentarla.
Forse, le più belle visioni, rivelazioni, esperienze spirituali e mistiche, il dono delle stimmate, i carismi, non valgono il confronto con la preghiera, in virtù della profonda comunione che realizza costantemente con il Signore. Tutto ciò che viene da Lui è santo, utile e bello, ma in tutto ciò che è straordinario può intromettersi il Nemico. Al contrario, in una vita ordinariamente fatta preghiera, egli trova sempre meno spazio, perché tutto lo spazio del cuore è per l’Amato. Soprattutto, ci si scopre in Dio, e se prima si parlava con Gesù e Maria come si parla con una persona che si ha davanti, poi accade di sentirsi dentro il loro amore, di riconoscere il loro amore in noi: in qualche momento tale esperienza può farsi sensibile all’anima per donarle quella forza e vigore che la sosterranno nei momenti di buio. È come se l’intesa si facesse più perfetta e non si temesse più di dover usare molte parole per essere compresi, perché si diviene così certi della loro Presenza al punto da sapersi ascoltati, compresi ed esauditi sempre, in ogni istante, in qualsiasi situazione e occupazione, nel fervore e nell’aridità, giorno e notte. Scompare la fatica del lodare o del chiedere, e sorgono desideri luminosi, delicati e forti, come se Qualcuno in noi lodasse e domandasse, e noi non dovessimo far altro che ricevere e ringraziare. La vita si semplifica.
Desideriamo e chiediamo di poter entrare nel Cuore di Gesù e di Maria e di potervi trascinare anche gli altri. Ci ritroveremo presto immersi nell’Amore di questi due Cuori, fusi in un unico abbraccio. Infatti, quando si parla a Maria ascolta Gesù e quando si parla a Gesù ascolta Maria. Questo dialogo orante può farsi incessante e ristoratore ad ogni respiro, può farsi vita dell’anima, donarci una perseveranza invincibile nella prova della fede, e renderci così uniti nell’amore da divenire con loro un unico grande Mistero.