Vicenza si piega all’idolo Lgbt?

Vicenza si piega all’idolo Lgbt?

di Pietro Licciardi

LA DIOCESI PROMUOVE UN “LABORATORIO DI AFFETTIVITÀ” CHE NASCONDE UNA POLPETTA AVVELENATA

Dopo la diocesi di Bologna anche Vicenza si è avventurata nel delicato mondo della sessualità giovanile promuovendo Sexus: un laboratorio di affettività e sessualità «uno spazio di dialogo e confronto, dove sperimentare la rilevanza della dimensione sessuale nella vita di fede e nel dono di sé, sostando insieme su domande, vissuti e riflessioni sul corpo, le emozioni e i sentimenti. Un’occasione formativa per giovani adulti (25-30) e giovani (20-24) […]» .

Tutto bene, direte. Finalmente una occasione per comunicare un corretto approccio alla sessualità in un mondo che ha ridotto il sesso a merce di scambio, a giochino erotico autogratificante e narcisista in cui cercare la soddisfazione di primordiali istinti in cui l’altro, o l’altra, è poco più di un oggetto da usare, consensualmente, o perfino abusare, per il reciproco sollazzo. O, nel migliore dei casi, una malintesa manifestazione di amore: ci amiamo, facciamo sesso; perché così insegnano cinema, musica e tv.

Per la Chiesa il sesso è un traguardo, al termine di un cammino – il fidanzamento, termine e concetto ormai desueto – fatto di reciproco rispetto, di scoperta dell’altro e dell’altra. E’ il coronamento dell’amore reciproco, che arriva dopo e non prima la ferma decisione di diventare “una cosa sola” per il resto della propria vita terrena. Ma tutto questo oggi si è perso, con le tragiche e drammatiche conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti: matrimoni a rotoli, famiglie sfasciate, convivenze, “fidanzamenti” a ripetizione, al punto che una ragazzina è capace di arrivare a vent’anni con più esperienza sessuale di una prostituta. Idem per un maschio.

Quindi grazie alla diocesi di Vicenza? Si, se non fosse per la polpetta avvelenata nascosta sotto la solita paludata, curale e melliflua retorica usata per descrivere l’iniziativa.

Infatti nella sezione dedicata a “come si svolgeranno gli incontri”, si legge: «Sex-Us promuoverà la parità di genere e l’impowerment nei diritti umani: che tengono conto delle differenze di genere, orientamento sessuale, sociali, culturali». Il che, in soldoni, tenendo conto del linguaggio corrente in certi ambienti, significa che anche la diocesi di Vicenza si è inginocchiata davanti all’idolo della “diversità di genere” e che magari, come a Bologna, ci sarà qualche “espertone” che sdoganerà il cosiddetto amore omosessuale e l’ideologia Lgbt-ecc.

Se non fosse così gli organizzatori avrebbero dovuto parlare chiaro, evitando termini ambigui il cui significato è ormai interpretato in solo modo…

In ogni caso è gravissimo che delle diocesi attuino un vero e proprio subdolo  trasbordo ideologico: dalla dottrina e magistero perenne della Chiesa ai diktat e le fantasie ideologiche della modernità.

Il mondo è cambiato e l’uomo moderno non è quello di cento e più anni fa, è la scusa di certa chiesa modernista – ed eretica secondo Papa  Pio X – , e così anche Roma deve “aggiornarsi” continuamente per correr dietro alle mode del momento. Come se Cristo non fosse venuto a morire sulla croce una volta per tutte, consegnando a noi il Suo manuale di istruzione per il corretto uso dell’umanità, valido fino alla fine dei tempi.

Purtroppo pare aver preso piede quel che disse nel corso di una intervista il generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa Abascal SJ: «(…) a quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole. Quello che si sa è che le parole di Gesù vanno contestualizzate (…)».

Il che, peraltro è quello che la Chiesa ha sempre fatto, ma senza cambiare o stravolgere il depositum fidei, cosa che invece sta avvenendo oggi, quando si pretende di benedire le coppie irregolari o giustificare l’omosessualità, perché se c’è l’amore…

Ormai c’è una chiesa che ha ideologizzato il Vangelo, degradato paravento per far passare concetti e comportamenti avulsi dalla fede cattolica spacciandoli per il nuovo e “moderno” magistero. Ma siccome caratteristica di ogni ideologia è di essere smentita dai fatti, questa stessa chiesa non vede, o fa finta di vedere, che così facendo ha perso ogni contatto con la realtà, che pure si picca di saper e volere interpretare. Ricordiamo che solo in Italia il numero dei praticanti cattolici è ridotto ad un misero e fallimentare 12%.

Al piccolo gregge ancora cattolico non resta che operare nelle catacombe, custodendo la unica, vera e sana dottrina, in attesa che questa chiesa si estingua sotto il peso dei propri fallimenti.

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