Dalla Chiesa “Ospedale da campo” alla Chiesa “Asilo Nido”?
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UN PUPAZZO PER IL GIUBILEO CHE FA DISCUTERE
Nel corso di una conferenza stampa che si è svolta il 28 Ottobre Sua Eccellenza Monsignor Rino Fisichella ha presentato ufficialmente la mascotte del Giubileo 2025: un personaggio disegnato dall’illustratore Simone Legno che è stato chiamato “Luce”.
Secondo gli ideatori l’intento del pupazzo, vestito con gli elementi tipici di un viaggiatore e un pellegrino è di riflettere la cultura pop, che sarebbe particolarmente apprezzata dai giovani, e «portare con sé un messaggio di speranza e accoglienza».
A giudicare dalle reazioni sui social sembra però che non tutti abbiano apprezzato l’idea di rappresentare un evento così importante per la fede di ciascun cattolico in maniera così banale e scontata; quasi che il Giubileo fosse paragonabile ad un qualsiasi evento mondano, come le Olimpiadi, accompagnate ad ogni edizione dalla sua brava mascotte, attorno alla quale magari far ruotare un merchandising da mercanti nel tempio
Non vogliamo certo fare il processo alle intenzioni, tuttavia non nascondiamo di provare un certo disagio nel vedere ancora una volta certa chiesa abdicare al sacro per scadere nel profano e scimmiottare comportamenti mondani, nell’illusoria speranza – assai tardiva -di risultare meglio accetta dalle masse.
Come è stato riportato dai media che si sono occupati dell’evento con Luce si vuole «coinvolgere le nuove generazioni e promuovere un dialogo intergenerazionale», pretendendo di fare di un banale pupazzetto «un simbolo di comunità, di accoglienza e condivisione».
Ma si da il caso che il Giubileo sia un’altra cosa. E’ una occasione irrinunciabile per cancellare le proprie pene temporali e salvarci dal purgatorio o addirittura dall’inferno, di cui peraltro questa stessa chiesa cerca di parlare pochissimo o affatto giungendo addirittura a benedire il peccato. Il Giubileo è una occasione unica, un dono prezioso che la Chiesa offre a ciascun peccatore che non è opportuno né sminuire, nè banalizzare.
Ancora una volta si ha netta l’impressione che certa chiesa modernista – per Pio X il modernismo è la sintesi di tutte le eresie – sia ormai giunta al capolinea, sempre più incartapecorita nella sua posizione di retroguardia, incapace di discernere “i segni dei tempi” e avulsa dalla realtà.
Una chiesa che più che “ospedale da campo” sembra essere ridotta ad un asilo nido, con tanto di pupazzetti, che oltretutto sembrano la caricatura della gretina Thumberg.