Per educare le nuove generazioni occorre scuotersi dall’ipnosi collettiva delle ideologie

Per educare le nuove generazioni occorre scuotersi dall’ipnosi collettiva delle ideologie

di Antonella Paniccia

LA MIA RISPOSTA AD UNA DOCENTE IN DIFFICOLTÀ

Il filosofo e storico Giambattista Vico, nel teorizzare di corsi e di ricorsi storici, sosteneva che esistono storie che si ripetono nello stesso modo anche a distanza di tempo, non per evento fortuito ma come un preciso ordine stabilito dalla Provvidenza divina. Un po’ coinvolta emotivamente da una mail ricevuta, io vorrei oggi narrare di anni passati e mai dimenticati, di ricordi che riaffiorano e fluiscono velocemente nella mente mettendo in luce gli eventi accaduti e dipingendo un quadro del quale non avevo ancora colto esattamente l’intera trama.

Succede così che, come in un film, finisci per analizzare tutto il percorso della tua vita e rivivi, nei minimi dettagli, la tua lunga esperienza di insegnamento, la passione e la gioia, l’entusiasmo e la fatica, la soddisfazione infinita ogni volta che conseguivi un bel traguardo con gli alunni. Ma riaffiorano anche i ricordi meno belli, quelli degli anni in cui sei stata fortemente osteggiata perché desideravi dare un’impronta diversa al tuo insegnamento e volevi elevare i tuoi alunni ad un livello ben più dignitoso di quello di una semplice educazione al sapere: come si può pensare, infatti, di comprimere tutto il mondo fantastico, sentimentale e creativo che si agita e vive nel cuore dei bambini? Come si può gradire una scuola promotrice di progetti con obiettivi standardizzati, spesso scelti al fine di addomesticare – come robot – le menti degli alunni? Come si può pensare di fornire un’educazione completa guidandoli solo verso l’acquisizione di un sapere tecnico fine a se stesso, ignorando la loro personale esperienza di vita ed il rispetto dei valori sociali e morali? E come si possono, infine, obliterare le radici cristiane della nostra nazione? 

Così, a partire dal nuovo millennio, il mio percorso didattico si fece sempre più irto di ostacoli, inquinato da maldicenze propagate da chi voleva deformare pensieri e parole per ferire anche la dignità, creando intorno un’indifferenza ostentata al fine di renderti un’estranea nel tuo stesso mondo. Inutile cercare di capire la ragione di tanta ostilità. Solo ora, dopo anni, nel momento in cui si prende continuamente atto dei progetti introdotti nelle scuole con fini ideologici ben noti, programmi che verranno attuati con l’imprimatur di Università i cui responsabili godono un mondo nel fare sperimentare folli teorie sulla pelle dei bambini, se ne potrà comprendere la ragione, il fine, l’obiettivo.

Ormai la finestra di Overton è irrimediabilmente spalancata e la catastrofe educativa si manifesta con chiarezza. È tardi, però, per gridare: quasi nessun docente osa più indignarsi dinanzi allo scempio che si vuole fare della mente dei bambini; tanti di essi, pur professandosi cristiani, si infastidiscono se qualcuno si permette di affermare quel che Dio comanda nelle Sacre Scritture perché, ai loro occhi, ciò appare come una sfida, non come un semplice richiamo alla prudenza. Spesso, quindi, reagiscono con sorrisi e battute ironiche, con immancabile accenno a quel repertorio che ormai costituisce il cavallo di battaglia dei nemici dichiarati della Chiesa e di Gesù. 

Il maligno – la cui più grande astuzia consiste nel far credere che non esiste – opera proprio così, rendendo talvolta le persone inconsapevoli strumenti del male. Egli, il divisore per eccellenza, vede oltre la nostra limitata capacità terrena e sa riconoscere in anticipo il pericolo che una persona potrebbe rappresentare qualora osasse propagare la fede verso quel Dio che ci ha creati e quel Gesù che ci ha redenti. Così, abilmente celato, egli ci assedia e ci insidia in tanti modi, anche attraverso le azioni sleali delle persone che si frequentano, siano essi colleghi, superiori, vicini o parenti. È questa la sua strategia diabolica: quella di fiaccare spiritualmente le persone per indebolirle nelle loro convinzioni di fede e, quando non ci riesce, allora cerca di corrodere i punti fermi nella vita di ognuno. Così insidia la tua salute, quella delle persone a te più care, intacca persino le tue risorse economiche cercando di toglierti i mezzi di sostentamento e il lavoro. Può anche farti soffrire rendendoti orfano delle persone più care ed eliminare così ogni punto di riferimento vitale dalla tua esistenza. Difficilissimo da comprendere e da accettare. Ci vuole tempo, tempo e fede, tempo e preghiera. 

Cara Amica che mi hai scritto narrandomi le tue sofferte vicende scolastiche, non chiederti come mai certi avvenimenti ti feriscono con tanta frequenza: è necessario che tu esamini il motivo reale e profondo di quel che ti è accaduto nel corso degli anni. Se lo comprenderai, sarai anche capace di accettarlo, benché la tua natura umana ne possa continuare a soffrire. Tu vedrai allora non il percorso che avresti desiderato compiere, ma quello che Dio sta lentamente tracciando nella tua vita. Ciò che ai tuoi deboli occhi è sembrato un male, in realtà non è stato altro che un dono.

Difficile crederlo se si guarda alla realtà mediante occhi di carne. Solo per grazia, difatti, potrai avvertire che quanto accade ti viene concesso perché i tuoi stessi occhi sono stati aperti (non per tuo merito) proprio come quelli del cieco al quale Gesù mise il fango sugli occhi affinché tornasse a vedere. Quel fango, allora, può essere rappresentato dalla tua malattia, da quella di tuo marito, dalla persecuzione nell’ambiente di lavoro, dalla sua perdita di lavoro pur di non cedere alla corruzione, dalla morte inaspettata di chi più amavi al mondo. Quel fango può diventare la nostra possibilità di salvezza: è la fede che ti viene donata perché tu possa aprire la tua mente ed indirizzarla ad una realtà infinitamente superiore. 

Allora bisogna imparare a ringraziare Dio di averlo ricevuto, anche se ti costa sangue nel momento del dolore, e ti costerà ancora. Ma in un’epoca di quasi completa apostasia del mondo, di viltà mascherata da una falsa bontà che giustifica l’uccisione di vite nascenti attraverso leggi inique, di evidenti complicità con il male, ti accorgerai che la tua forza sarà proprio nella tua debolezza. 

Che dire ancora? Per quanto mi riguarda, non mi resta che ringraziare, rinfrancata nella fede dalle conferme che ho già ricevuto. Per questo, infatti, io mi sento di dire: mi avete perseguitata per avere cercato di trasmettere la fede ai giovani? Bene, ora il Signore mi dona di ricevere abbracci e inattesi ringraziamenti proprio dai miei ex alunni (laureati, professionisti e genitori di bellissimi bambini). Avete deriso e avversato il mio pensiero sull’educazione? Oggi gli studiosi, consapevoli di tanti fallimenti della scuola, riesaminano le loro proposte pedagogiche e promuovono proprio quelle idee che io attuavo già vent’anni fa (ne conservo concrete testimonianze). 

Allora… Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione

Dunque, chi è chiamato ad educare le nuove generazioni abbia il coraggio di scuotersi dall’ipnosi collettiva delle ideologie, dalla paura di esternare i pensieri per non perdere gli amici, da quel falso concetto di rispetto umano che fa offuscare i precetti della fede cristiana. Ditemi… ma quale rispetto può esserci nel confermare un vostro simile nell’errore? Non date così più scandalo voi di chi compie l’errore? Perché usate alcuni versi della Parola di Dio e li portate a fondamento dei vostri ragionamenti per giustificare ogni peccato? O forse vi illudete che in quest’epoca in cui tutto si profana – persino il Tabernacolo di Gesù – il peccato sia stato abolito? 

È giunto il momento di recuperare la cristianità, di proteggersi con la corazza della fede, di armarsi con lo zelo per il Signore perché, davvero, i tempi che stanno arrivando si profilano terribili. Non è più il tempo di filtrare il moscerino altrui e di vivere nell’oblìo dei Dieci Comandamenti: bisogna invece rileggerli, rispettarli e insegnarli ai propri figli e ai giovani che ci vengono affidati affinché l’autentica radice cristiana non possa mai essere estirpata e insidiata dal male. Ci soccorra, in quest’opera, quella “Sapienza” insegnata dalle Sacre Scritture perché, com’è scritto: “Anche il più perfetto tra gli uomini, privo della tua sapienza, sarebbe stimato un nulla”.

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