La Grecia e il sentimento antimigranti

La Grecia e il sentimento antimigranti

A cura dell’ACS ITALIA – Aiuto alla Chiesa che Soffre*

GRECIA: QUADRO GIURIDICO RELATIVO ALLA LIBERTA’ RELIGIOSA ED EFFETTIVA APPLICAZIONE

L’articolo 3 della Costituzione stabilisce che «la religione predominante in Grecia è quella della Chiesa ortodossa orientale di Cristo». Nel novembre 2018, l’allora Primo Ministro ha annunciato l’intenzione di modificare questo articolo al fine di dichiarare il Paese «religiosamente neutrale», ma nel novembre 2019 il Parlamento non ha approvato tale modifica. L’articolo 5 garantisce a tutte le persone residenti all’interno del territorio greco «la piena  protezione della loro vita, del loro onore e della loro libertà indipendentemente dalla nazionalità,  dalla razza, dalla lingua e dalle convinzioni religiose o politiche».

La libertà religiosa e quella di coscienza sono garantite dall’articolo 13, in cui si afferma che «tutte  le religioni riconosciute saranno libere e i loro riti di culto potranno essere praticati senza ostacoli  e con la tutela della legge». Lo stesso articolo proibisce anche il proselitismo e le offese all’ordine  pubblico commesse attraverso l’esercizio del culto. È inoltre specificato che i ministri di tutte le  religioni riconosciute hanno gli stessi obblighi di quelli della Chiesa greco-ortodossa (COG) e  sono parimenti soggetti alla stessa supervisione da parte dello Stato. L’incitamento alla violenza,  alla discriminazione o all’odio a sfondo religioso è illegale.

La minoranza musulmana riconosciuta della Tracia ha il diritto di amministrare moschee e orga nizzazioni sociali e benefiche (awqaaf). Nella storica regione, il governo greco nomina tre mufti  secondo le indicazioni di un comitato di leader musulmani. I chierici restano in carica dieci anni,  ma sono tenuti ad andare in pensione entro i 67 anni. Secondo il Dipartimento di Stato degli  Stati Uniti, alcuni membri della comunità islamica hanno continuato ad opporsi alla nomina dei mufti da parte del governo, preferendo il metodo di selezione tradizionalmente seguito dalla  comunità.

La legge permette ai mufti ufficiali della Tracia di giudicare questioni di diritto familiare sulla base  della shari’a, a condizione che ambo le parti coinvolte acconsentano al ricorso alla legge islamica  attraverso una «esplicita dichiarazione irrevocabile» da consegnare al religioso. Le spese relative  allo svolgimento del lavoro da parte dei mufti in Tracia sono a carico del Ministero dell’Istruzione  e degli Affari Religiosi sotto la supervisione del Ministero delle Finanze.

L’articolo 16 definisce l’educazione come una «missione fondamentale per lo Stato», che include  anche «lo sviluppo della coscienza nazionale e religiosa». Nelle scuole primarie e secondarie ven gono impartite lezioni di religione greco-ortodossa. Nel 2017 il governo ha modificato il modo  in cui la religione veniva insegnata nelle scuole, cambiando il focus del corso dall’insegnamento  del Cristianesimo ortodosso ad una «educazione religiosa più generale». Tuttavia, nel settembre  2019, il Consiglio di Stato ha giudicato tali cambiamenti incostituzionali. Gli studenti possono  essere dispensati dal frequentare i corsi di istruzione religiosa su richiesta dei loro genitori. Nelle scuole pubbliche della Tracia gli alunni appartenenti alla minoranza musulmana riconosciuta  possono ricevere l’istruzione religiosa islamica, mentre sulle isole di Tinos e Syros è offerta anche  l’istruzione religiosa cattolica.

Nell’ottobre 2019, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito che il sistema greco relativo  alle richieste di esonero dei bambini dall’istruzione religiosa viola la Convenzione europea dei  diritti dell’uomo, dal momento che richiede ai genitori di «presentare una dichiarazione solenne  in cui devono affermare che i loro figli non sono cristiani ortodossi». Il tribunale ha ritenuto che  si tratti di un’interferenza indebita nella coscienza individuale, che potrebbe anche dissuadere i  genitori dal chiedere simili esenzioni.

L’articolo 1 della “Legge sull’organizzazione della forma giuridica delle comunità religiose e delle loro organizzazioni” definisce le comunità religiose come «un numero sufficiente di individui  con una specifica confessione di fede in una “religione riconosciuta”», ovvero «una religione che  non ha credenze nascoste ma dogmi chiari, il cui culto è libero e accessibile a tutti». L’articolo 16  della norma afferma che la Chiesa greco-ortodossa e le comunità ebraica e islamica sono tradizionalmente riconosciute in quanto entità giuridiche religiose ufficiali. Altre comunità religiose  come i cattolici romani, gli anglicani, gli ortodossi etiopi, i copti, gli ortodossi armeni, gli ortodos si assiri e due diversi gruppi evangelici hanno ricevuto il riconoscimento ufficiale di entità giu ridiche ai sensi dell’articolo 13. Attraverso tale riconoscimento, un gruppo religioso diventa una  «religione riconosciuta», così come specificato nell’articolo 17. Ciò permette a ciascuna comunità  di trasferire legalmente le proprie proprietà così come di gestire luoghi di culto, istituzioni mo nastiche e in generale case di riunione per scopi religiosi. Il processo di registrazione è descritto  nell’articolo 3.

Nel luglio 2019, la “Legge sulla blasfemia” è stata rimossa dal Codice Penale greco. Tuttavia, appe na cinque mesi dopo, l’11 novembre 2019, il nuovo governo ha annunciato il ripristino della nor mativa. Una decisione che ha provocato la ferma opposizione dell’opinione pubblica, al punto  che già il giorno successivo al ripristino della norma il Ministro della Giustizia ha annunciato che  tale decisione stava per essere revocata.

Nel novembre 2019, le autorità greche hanno adottato la definizione di antisemitismo dell’Alle anza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto. La Grecia è stato il primo Paese ad adottare la  definizione di «negazione e distorsione dell’Olocausto», così come stabilita dall’Alleanza.

Prima del novembre 2020, Atene era l’unica capitale europea a non avere un luogo di culto isla mico. Ma in quel mese, dopo ben 15 anni di ritardi e proteste, è stata aperta in città la moschea  Votanikos. Il segretario generale del Ministero dell’Istruzione e degli Affari Religiosi ha stimato  che in Grecia vi siano circa 70 moschee informali, di cui soltanto dieci autorizzate dal governo, il  che «rappresenta un grave rischio per la sicurezza».

Assieme all’Armenia, la Grecia è uno dei due Stati membri del Consiglio d’Europa a sanzionare  penalmente il proselitismo non autorizzato. L’articolo 13, paragrafo 2, della Costituzione del 1975  afferma infatti che «il proselitismo è proibito». Nel marzo 2022, in occasione della Revisione  Periodica Universale della Grecia da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite,  l’Alleanza Evangelica Mondiale ha criticato la Grecia per tale divieto. Tuttavia, gli Stati aderenti  sono rimasti in silenzio su questo tema e non hanno fornito alcuna raccomandazione per un  cambiamento in merito.

Durante il periodo di riferimento, il Parlamento ha anche approvato una legge che vieta ai leader  di “religioni note” di candidarsi a sindaco o a consigliere comunale. È stato inoltre vietato ai can didati di utilizzare simboli religiosi come emblemi della campagna elettorale.

Secondo i dati più recenti del Dipartimento per la Libertà Religiosa e le Relazioni Interreligiose  del Ministero dell’Istruzione, nel 2020 sono stati registrati 404 incidenti contro siti religiosi, tra cui  385 attacchi a siti cristiani (il 92,57 per cento dei quali greco-ortodossi). Gli incidenti registravano  furti, atti di vandalismo, effrazioni, atti sacrileghi, ordigni esplosivi e altri tipi di profanazione.  Sono stati registrati inoltre dieci episodi di antisemitismo e nove incidenti non specificati contro  siti islamici. L’incidente più grave si è verificato presso il Monastero Petraki di Atene il 17 aprile  2020, quando l’attentatore ha cercato di far esplodere una bombola con 13 chilogrammi di gas di  petrolio liquefatto, dandole fuoco, prima di dileguarsi. Il dispositivo non è esploso, ma ha causato  alcuni danni ambientali. In un’interrogazione scritta alla Commissione europea, nel febbraio  2022, l’eurodeputato Emmanouill Fragkos ha dichiarato che, secondo fonti di polizia, la responsabilità degli attacchi ai siti religiosi cristiani può essere ricondotta a gruppi fondamentalisti isla mici o di estrema sinistra.

Il 26 dicembre 2020, un centro di accoglienza per bambini e giovani rifugiati non accompagnati  è stato attaccato a Salonicco da circa 10 uomini armati di spranghe di ferro e coltelli che hanno gridato insulti antimusulmani e antimigranti. Almeno quattro persone hanno avuto bisogno di cure mediche a seguito dell’aggressione.

Durante il periodo di riferimento, due casi sono ancora pendenti contro la Grecia davanti alla Cor te Europea dei Diritti dell’Uomo, uno dei quali è stato comunicato al governo il 27 gennaio 2021  e riguarda i dati necessari alla registrazione ufficiale delle nascite in cui si richiedono informazioni  sulla religione. Nel 2020, la Corte ha riscontrato una violazione dell’articolo 9 della Convenzione  (libertà di pensiero, di coscienza e di religione) da parte della Grecia in un caso basato su elemen ti analoghi, ritenendo che l’obbligo di fornire informazioni religiose sui certificati di nascita non  fosse prescritto dalla legge e costituisse quindi un’interferenza arbitraria nella libertà religiosa.

Durante il periodo di riferimento, è rimasto in sospeso un altro caso contro la Grecia, connesso  all’articolo 9. Il caso riguarda un uomo condannato a sei ergastoli per aver partecipato alle atti vità di una nota organizzazione terroristica. L’uomo ha lamentato, tra le altre cose, di non poter  accedere ai servizi religiosi in carcere e di non aver potuto incontrare il vescovo durante la sua  visita al penitenziario.

Nel 2021 – a quest’anno risalgono i dati più recenti riportati nel database dei crimini di odio  dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) – la polizia ha registrato  110 crimini di odio, di cui sei erano di matrice antislamica (un episodio di incitamento alla violen za, due di danni alla proprietà, due di comportamento minaccioso e un incidente non specifica to), tre caratterizzati da odio anticristiano (tra cui un’aggressione sessuale, un attacco contro un  luogo di culto e un episodio di disturbo della quiete pubblica) e due antisemiti (un’aggressione  fisica, danni alla proprietà e un episodio di comportamento minaccioso). Sono stati segnalati  anche altri due reati che coinvolgono la religione: un furto e un’aggressione fisica.

Altre fonti hanno segnalato al database due episodi di odio antisemita, entrambi riguardanti  gli atti di vandalismo contro un cimitero ebraico, che ha subìto numerosi attacchi in passato.  Sono stati segnalati tre incidenti antislamici: gli atti di vandalismo contro una biblioteca di una  comunità turca durante il Ramadan; gli insulti xenofobi e antislamici rivolti ai partecipanti di una  manifestazione antirazzista da parte di un gruppo di spettatori; la multa e l’aggressione fisica nei  confronti di un richiedente asilo musulmano, presumibilmente a causa della sua nazionalità e  religione.

Oltre ai cinque episodi di antisemitismo registrati dalla Questura ellenica e dalle Procure distret tuali del Ministero della Giustizia, della Trasparenza e dei Diritti Umani, sono stati perseguiti tre  casi di antisemitismo30. Altri tre episodi di danni a siti religiosi ebraici sono stati segnalati dalla  Segreteria Generale per gli Affari Religiosi nel 2021. Nel maggio 2021, è stato vandalizzato un  grande murale stradale, situato presso la stazione ferroviaria di Salonicco, raffigurante lo stermi nio degli ebrei della città. L’atto è stato condannato dal Ministero degli Affari Esteri.

Nell’ottobre 2021, il Tribunale di primo grado del Pireo ha condannato un uomo a cinque anni di  carcere per aver aggredito un gruppo di Testimoni di Geova ad Aspropyrgos, in Attica, definendo  l’attacco come un crimine di odio basato sulla religione.

Il 26 ottobre 2021, il Consiglio di Stato ha pubblicato la sentenza 1751/2021 che annulla la De cisione ministeriale congiunta n. 951/44337/21.4.2017 relativa alle procedure kosher e halal, a  causa della non conformità con il quadro giuridico esistente in materia di rispetto e protezione  degli animali.

Il 10 dicembre 2021, l’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell’OSCE ha tenuto  un seminario di un giorno, a Kavala, in Grecia, dedicato alla comprensione e alla gestione dei  crimini di odio contro i musulmani.

Nel 2021, il Ministero della Giustizia, in collaborazione con il Consiglio nazionale contro il razzi smo e l’intolleranza, ha pubblicato una guida per i diritti delle vittime di crimini di odio, inclusi  quelli a sfondo religioso.

Il 15 febbraio 2022, due membri del “Greek Helsinki Monitor” sono stati condannati a pene deten tive di un anno ciascuno, poi sospese, per aver formulato una falsa accusa di incitamento all’odio  antisemita contro il vescovo metropolita ortodosso del Pireo Seraphim.

Nell’ottobre 2022, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha cancellato dalla lista dei casi un ap pello alla condanna penale di un cristiano pentecostale per aver convertito il suo vicino di casa greco-ortodosso, dopo che quest’ultimo aveva successivamente tentato il suicidio. Il caso, avvia to nel 2014, è stato archiviato a causa della mancata attività del ricorrente e del suo avvocato.

Prospettive per la libertà religiosa 

La Grecia continua a lottare con il sentimento antimigranti derivante dal grande afflusso di pro fughi e rifugiati nel Paese dopo che lo Stato Islamico ha iniziato a invadere e terrorizzare vaste  zone della Siria e dell’Iraq. L’animosità storica con la Turchia, così come l’identità greco-ortodossa  fortemente radicata, sono elementi significativi nella vita pubblica greca, che favoriscono pregiu dizi nei confronti dei gruppi minoritari. Nonostante ciò, gli episodi di odio sono in calo rispetto  ai periodi di riferimento precedenti e le prospettive per la libertà di religione rimangono in gran  parte invariate.

 

* Estratto da: Libertà religiosa nel mondo, Rapporto 2023

Il Rapporto 2023 è la XVI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che viene realizzato ogni due anni.
È pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, portoghese e spagnolo

 

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