Quando si ferma la guerra

Quando si ferma la guerra

di Paolo Gulisano

I VENTI DI GUERRA SOFFIANO SEMPRE PIU’ FORTI

In questi giorni in cui i venti di guerra soffiano sempre più forti e più gelidi, ho avuto modo di leggere uno straordinario libro: “1914 Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale. Viaggio sui campi di battaglia della Tregua di Natale” (edizioni Ares) del giornalista Antonio Besana. Questo libro ha ispirato una mostra presentata al recente Meeting di Rimini che è stata la più visitata tra quelle presenti.

Perché questo libro che racconta quello che davvero accadde nel Natale del primo anno della Grande Guerra, il 1914, ci offre una commovente e documentatissima testimonianza su una storia vera, un autentico miracolo che i quotidiani censurarono e i potenti condannarono.

Anni fa un bel film, Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia, ripercorse la vicenda.

Ora, nell’avvincente libro di Antonio Besana, appassionato di storia militare, che ha passato al vaglio le fonti, i documenti, le lettere dei protagonisti, si viene portati con l’immaginazione sui campi di battaglia in cui avvenne quel miracolo, quando i soldati che si trovavano contrapposti l’uno all’altro, mandati a morire in folli attacchi al di fuori delle trincee sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche, spontaneamente uscirono da quelle stesse trincee di morte e si andarono incontro ad abbracciarsi e a farsi gli auguri di Natale. Era una iniziativa assolutamente libera e improvvisata, anche se nei giorni precedenti il papa,

Benedetto XV, aveva chiesto che venisse stipulata una tregua tra le due fazioni. Non tutti gli Stati in guerra erano favorevoli e l’accordo non venne così sancito, e il papa coperto di insulti da parte dei peggiori propagandisti guerrafondai.

La tregua di Natale ebbe luogo a Ypres, una cittadina delle Fiandre dove passava il fronte, e che fu teatro di scontri durissimi, e dove fu sperimentata un’arma atroce, il gas asfissiante, che venne poi chiamato Yprite dal nome della località.

Besana indaga anche sulla partita di calcio tra i soldati britannici e quelli tedeschi che sarebbe avvenuta nel corso della Tregua di Natale, su cui molto si è scritto, enfatizzando anche il ruolo di questa partita, come se fosse stato il football a unire i due contendenti. In realtà fu il Natale, lo Spirito del Natale, che nel cuore dei soldati accendeva il ricordo di casa, del Presepe, dell’albero, delle liturgie.

In un mondo ancora cristiano, il Natale richiamava la venuta al mondo del Salvatore, un evento al quale loro come soldati semplici, come uomini che erano stati strappati alle loro famiglie, al loro lavoro, erano ancora sensibili, a differenza degli alti ufficiali ottenebrati dall’ideologia nazionalista e dall’odio per il nemico, e dall’ambizione personale di carriera. e a sproposito.

Ma cosa accadde, in realtà, quella notte? I soldati che vissero il dramma della trincea e che conobbero pochi giorni di grazia proprio in concomitanza della fine del 1914. Nei pressi delle trincee tedesche fu celebrato un servizio religioso. Il prete tenne una predica sulla nascita di Cristo e sulla Notte Santa. I soldati cantarono Stille Nacht. Finita la Messa, l’ufficiale tedesco in comando diede ordine di non sparare durante la notte santa. I soldati tedeschi tornarono in trincea, verso le nove di sera accesero le luci sugli alberi di Natale e iniziarono ad intonare canti natalizi.

Nella trincea di fronte a loro, i canti furono uditi dai soldati scozzesi dei Gordon Highlanders, il più glorioso reparto nella storia della Scozia, pressochè invincibile. I Gordon Highlanders che provenivano dalla zona di Aberdeen erano sia cattolici che protestanti, ma comunque cristiani, e risposero allo spirito natalizio manifestato dai tedeschi, e così deposero le armi e andarono incontro ai nemici. A tutti sembrò qualcosa di inconcepibile uccidersi il giorno in cui Cristo era nato.

Fu una giornata memorabile, commovente.

Dei semplici soldati mostrarono al mondo uno spiraglio di luce nel buio della tragedia della guerra, che sembrò preludere a possibilità di pace.

Ma così non avvenne. Le ragioni della peggior politica ebbero la meglio. La stampa censurò il fatto, e gli Stati Maggiori non solo condannarono l’accaduto, ma cercarono anche di censurarne le tracce. Venne giudicato tradimento fraternizzare con il nemico.

Eppure, dopo 110 anni, e con una nuova incosciente e criminale voglia di guerra da parte dei poteri forti di diversi Paesi, quella tregua di Natale è ancora oggi una testimonianza commovente di cosa possa accadere quando gli uomini rifiutano di essere usati come cani da combattimento e mettono l’amore di Cristo al centro della convivenza umana.

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