Cosa si nasconde dietro l’ideologia ambientalista?

Cosa si nasconde dietro l’ideologia ambientalista?

di Pietro Licciardi

GLI SCHELETRI NELL’ARMADIO DELL’IDEOLOGIA VERDE…

Ormai in pochi lo ricorderanno, ma poco dopo la nascita del movimento “verde” e “ambientalista”, prima in Germania e poi nel resto dell’Europa, Italia compresa, ci si rese conto che i cosiddetti “ambientalisti” erano come i cocomeri: verdi di fuori e rossi dentro.

Ovvero: le battaglie ecologiche erano più che altro un pretesto per attaccare a fondo il sistema di produzione capitalista occidentale limitando la produzione e la libertà d’impresa.

Nessuna delle loro battaglie tra l’altro era rivolta contro ciò che in quegli anni Ottanta del secolo scorso, stava avvenendo in Urss, dove ad esempio il Lago Aral, una volta il più grande lago europeo, stava progressivamente diventando un deserto salato perché il regime comunista aveva deviato i suoi immissari, il fiume Amu Darya e Syr Darya, per sfruttare le acque nella produzione intensiva di cotone, o dove industrie obsolete scaricavano milioni di tonnellate di fumi e rifiuti tossici nell’ambiente, per non parlare dei terreni avvelenati da massicce dosi di fertilizzanti chimici.

Oggi la musica non è cambiata, anzi. Il loro obiettivo adesso è il comparto energetico, che del sistema produttivo occidentale è il cuore, il quale, secondo loro, dovrebbe basarsi esclusivamente sulle energie cosiddette alternative – il cui costo è esorbitante e costituisce, questo si, un vero attentato all’ambiente – che alternative al petrolio e al gas non lo sono affatto; specialmente adesso in cui il costo del petrolio ha cominciato sensibilmente a scendere, smentendo peraltro le sempre catastrofiche previsioni ambientaliste di un prossimo esaurimento delle fonti energetiche fossili.

Nonostante questo l’opinione pubblica è sottoposta al bombardamento della propaganda green che dipinge un futuro apocalittico per evitare il quale si sta facendo strada in troppi la convinzione che per salvare il pianeta è necessario rinunciare a spostarsi in auto o in aereo, avere case sempre più ecologicamente conformi, essere reclusi in città nelle quali spostarsi esclusivamente a piedi o in monopattino.

Secondo i nuovi marx-leninisti dipinti di verde insomma dovremmo rassegnarci a vivere in un mondo in cui non possederemo più nulla, a cominciare dalla casa e dall’automobile – dal 2035 chi non potrà permettersi un’auto elettrica andrà a piedi, mentre già il mercato immobiliare si sta svalutando e molti che non potranno permettersi i sempre nuovi e vessatori adeguamenti energetici dovrà vendere casa – e dove compreremo solo quello che troveremo appena fuori la porta poiché impossibilitati a uscire dal proprio quartiere. 

La società che gli ambientalisti, in combutta con gli oligarchi mondialisti, stanno preparando somiglia maledettamente a quella sovietica e cinese. Con la differenza che oggi i metodi di coercizione sono molto più sofisticati. La persecuzione patita durante il Covid-19 dovrebbe – ma probabilmente non è così – avere insegnato qualcosa.

Purtroppo tutto questo non è “complottismo” ma realtà. Del resto ce lo dice in faccia l’Unione Europea e chi ne tira le fila, quel World Economic Forum il quale per spiegarci cosa sta architettando ha prodotto pure un filmato, in circolazione su Youtube, dal quale apprendiamo quanto sarà felice e sostenibile il nostro futuro di nullatenenti 

Intanto l’ideologia verde da quei lontani anni Ottanta ha fatto passi avanti nell’utopia egualitaria, arrivando a contestare il dominio dell’umanità sulla Creazione e rivelando un evidente problema con il mandato divino per cui Dio mise tutta la natura al servizio dell’umanità come si legge in Genesi 1, 28. Per gli ambientalisti tutti, animali, piante e minerali, hanno uguali diritti che prevalgono sullo sviluppo e sul progresso umano. Alcuni radicali dell’ecologia profonda arrivano a dichiarare che l’uomo è un virus nocivo che deve essere eliminato. Così, i Verdi promuovono un’agenda anti-umana che prende di mira le popolazioni mondiali e la civiltà. 

Ecco quindi che la denuncia ossessiva della sovrappopolazione mondiale e l’appello alla decrescita economica esaltano un ideale di armonia, da “buon selvaggio”, nei rapporti con la natura che ridurrebbe l’umanità allo stato primitivo e ai numeri più bassi. Versione aggiornata di un comunismo che ha sterminato qualcosa come 200 milioni di persone dal 1917 in poi.

Tra l’altro ancora una volta nulla di nuovo sotto il sole. Tutto questo l’umanità lo già visto ai tempi dell’eresia catara, i comunisti ante litteram del medioevo. 

Post scriptum, non sorprenda l’alleanza tra i neocomunisti “verdi” e il grande capitale oligarchico e mondialista. Il socialismo reale del resto – e lo si vede oggi nella Cina di Xi Jinping – non è che una sorta di supercapitalismo, in cui i mezzi di produzione sono concentrati nelle mani di una nomenklatura che domina sulla massa schiavizzata, quello che secondo i piani del Great reset dovremo diventare a breve tutti noi.

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