Credere non è solo un’emozione del cuore

Credere non è solo un’emozione del cuore

di don Ruggero Gorletti 

VENERDÌ DELLA DICIASSETTESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

Dal vangelo secondo Matteo 13,54-58

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

COMMENTO

I cittadini di Nazaret non rifiutano Dio in quanto tale, ma rifiutano l’idea che Dio abbia potuto incarnarsi in un uomo, in un uomo del loro paese, in uno come noi, una persona normale, per di più di umili origini. Questo creava scandalo a Nazaret: scandalo nel senso proprio del termine greco, che significa ostacolo: l’umanità di Gesù diventava per quelle persone un ostacolo a credere. E diventa un ostacolo a credere anche per molti di noi oggi. Oggi molte persone non rifiutano l’idea di Dio in quanto tale, rifiutano Gesù. Rifiutano l’idea che Dio non sia un’entità che vive in una dimensione lontana, che sì, avrà creato il mondo in origine, altrimenti non si capirebbe proprio come possa esistere tutto quello che conosciamo, ma che con la nostra vita non c’entra nulla, non ci impone nulla, non ci chiede nulla, non verrà alla fine dei tempi a giudicarci.
Ma questo non è il Dio di Gesù Cristo. Anzi, questo non è Dio. Dio esiste o non esiste, ed esiste in un certo modo piuttosto che in un altro, indipendentemente da ciò in cui crediamo noi. Non solo i cittadini di Nazaret, non solo gli Ebrei del tempo di Gesù sono stati increduli. Anche molti nostri contemporanei lo sono, anche noi, se vogliamo essere sinceri, in una certa misura lo siamo. E siamo increduli perché costa meno fatica essere increduli che credenti. Credere, abbiamo detto più volte, non è solo un’emozione del cuore. Non è neppure soltanto un’operazione dell’intelletto (ritengo che Dio esista e che le cose che sono scritte nel Credo siano vere). È un’operazione che riguarda tutta la nostra persona, e che ha effetti sul modo di penare e quindi di agire. Se l’incontro con Gesù ci lascia come siamo, se non cambia il nostro modo di pensare e di agire, allora semplicemente non abbiamo incontrato Gesù.
Senza la fede impediamo a Dio di operare in noi. Infatti Gesù, a Nazaret, non poté operare molti miracoli a causa dell’incredulità della gente. I miracoli non sono un’esibizione della potenza di Dio, ma un segno dell’amore di Dio, e si realizzano là dove Dio incontra la fede dell’uomo.
Chiediamo al Signore di aumentare la nostra fede, sforziamoci di credere: infatti credere è un’operazione che richiede anche la nostra volontà, sia nel pensare che nell’agire. Allora il Signore sarà libero di operare nella nostra vita quei prodigi di bene che intende fare.

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