Quando si perde il Signore si perde la gioia

Quando si perde il Signore si perde la gioia

di Don Ruggero Gorletti

LUNEDÌ DELLA VENTESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO


Dal vangelo secondo Matteo 19,16-22

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.

COMMENTO

Molti di noi pensano che il centro di questa pagina evangelica sia: «vendi quello che possiedi, dallo ai poveri». Invece, probabilmente, al centro di questo brano sta la parola «triste». Gesù non chiede a tutti di disfarsi dei propri beni per seguirlo. Lo chiede a qualcuno, per esempio ai religiosi, ma alla maggior parte dei cristiani non lo chiede. Per piacere al Signore non è obbligatorio disfarsi dei propri beni e vivere una vita di speciale consacrazione.  Al giovane ricco il Signore però lo ha chiesto come condizione per seguirlo. E il giovane ricco ha rifiutato. Ma questo lo ha reso triste. Perché se ne è andato triste? Era giovane, era ricco: due ottimi motivi per non essere triste! Era anche una brava persona; osservava i comandamenti. E allora? Eppure se ne va via triste. Quando si perde il Signore si perde la gioia. Questo brano ci mette in guardia dalla tentazione di credere che la ricchezza, le cose di questo mondo, ci possano rendere felici, o almeno soddisfatti. Noi ci illudiamo che i beni materiali possano riempire il nostro cuore. Per questo a un ricco è particolarmente difficile entrare nel regno di Dio: perché crede di avere già quello che gli serve per poter vivere bene, di bastare a se stesso, di non aver bisogno di Dio. Ma è solo un’illusione: il nostro cuore, come dice Sant’Agostino, è inquieto  finché non riposa in Dio, e niente meno di Dio può dargli pace e gioia.

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