Da dove viene la zizzania?

Da dove viene la zizzania?

di Don Ruggero Gorletti


SABATO DELLA SEDICESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO


Dal vangelo secondo Matteo 13,24-30

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”».

COMMENTO

«Da dove viene la zizzania?». La parabola di oggi ci parla del mistero del male e della sua origine. È una domanda, quella sul male e sulla sua origine, che prima o poi interpella ogni credente.

È una domanda che ognuno si fa: se Dio è onnipotente, se Dio è buono, da dove salta fuori il male?

La risposta di Gesù è sintetica e chiarissima: «un nemico ha fatto questo». Il nemico che ha mischiato l’erbaccia cattiva con il buon grano del Signore ha un nome preciso: è il diavolo.

Oggi si tende a nascondere questa realtà. Infatti talvolta si sente dire: «il male è frutto della cattiva volontà umana, della libera scelta dell’uomo che anziché dirigersi verso ciò che è buono, si orienta verso ciò che è malvagio». Ma non è sempre così: spesso il male con la libertà umana non c’entra, eppure il male c’è. E poi, più in profondità: da dove nasce l’istinto dell’uomo verso il male, se l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, in cui del male non v’è neppure l’ombra? E ancora più radicalmente: perché la vita dell’uomo porta inevitabilmente al declino, alla vecchiaia, alla malattia, alla morte? Perché a vent’anni, di solito, il nostro corpo e la nostra mente funzionano meglio che a novanta?

Dio è buono, è onnipotente, perché il male, perché la sofferenza, perché la morte? Le ha inventate Dio queste cose? Se la risposta è sì vuol dire che non è poi tanto buono, se la risposta è no vuol dire allora che non è poi tanto onnipotente, visto che non è stato in grado di impedirle.

Ma non è così, evidentemente. Allora, da dove arriva il male?

Il male non può venire da Dio, perché è contrario alla sua natura, non viene dall’uomo, perché spesso ce lo troviamo davanti senza averlo cercato. Se non ha provenienza divina né umana il male deve avere provenienza angelica. L’origine del male e la sua incidenza nella vita dell’uomo lo troviamo in due pagine della Bibbia che spesso siamo tentati di derubricare a favolette: Apocalisse capitolo dodici, la battaglia tra gli angeli fedeli a Dio, capeggiati da San Michele e gli angeli ribelli, guidati da Lucifero; e Genesi capitolo tre, la famosa narrazione del peccato originale. Questi racconti, ci dice il Catechismo redatto da San Giovanni Paolo II, depurati dagli elementi di fantasia, che attengono al genere letterario, cioè al modo in cui le vicende vengono narrate, devono essere presi sul serio. Ma perché gli angeli, creati come gli uomini da Dio, hanno scelto il male? Da dove arriva questo male?

Dal fatto che Lucifero e i suoi seguaci hanno rifiutato di servire Dio. Il «non serviam» di Lucifero («non ti servirò») ha fatto nascere il male. Perché, diversamente da quanto accade nel mondo che conosciamo, nella realtà eterna dove non c’è il bene c’è il male, non ci sono zone grigie in cui non c’è né bene né male. Se si rifiuta Dio c’è il male, se si rifiuta l’amore c’è l’odio. Se in una stanza, di notte accendo la luce elettrica sono nella luce, se la spengo sono nelle tenebre. Non c’è una terza possibilità, una zona grigia senza né luce né tenebre, senza né bene né male.

Il peccato originale poi ha intaccato la natura umana. Questo evento, che ben conosciamo dalla narrazione del capitolo terzo della Genesi, quello del serpente e del frutto proibito per capirci, come ci dice il Catechismo, depurato dagli elementi di fantasia (il serpente che parla, l’albero, il frutto, che fanno parte del modo di narrare) riguarda un fatto reale. Una ribellione dei progenitori a Dio, non importa come, si è effettivamente verificata. E da allora ne paghiamo le conseguenze: l’armonia originaria in cui l’uomo era stato posto dalla Provvidenza di Dio è venuta meno.

Oggi queste verità generalmente non vengono prese sul serio dai cristiani, ma negando l’esistenza del demonio e del peccato originale si arriva a negare l’esistenza stessa dei peccati singoli, che vengono diluiti in un’idea di malessere senza colpevolezza. Così l’universo diventa un innocente giardino di infanzia, senza malvagità e senza malvagi, dove però non si capisce come mai ci si imbatta tanto spesso nella ferocia umana, e soprattutto non si capisce più che senso abbiano la morte, il dolore, la redenzione operata da Cristo.

La vera misericordia, quella di Dio, si esprime in un altro modo. Il grande avversario, il demonio, non lo si vince negandone l’esistenza, ma prendendolo sul serio. Solo così si prende sul serio la vittoria ottenuta su di lui dalla morte e dalla resurrezione di Cristo, vittoria alla quale ogni giorno, con ogni nostra decisione, siamo chiamati a partecipare.

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