La Polonia tra fede e persecuzione
A cura della Redazione
–
CRESCE IL LIVORE LAICISTA IN POLONIA
Sappiamo tutti come la Polonia sia stata e sia devota all’Immacolata. Essa nel XX secolo ha generato tre giganti della fede cattolica: Massimiliano Kolbe, Faustina Kowalska e Giovanni Paolo II. Il suo popolo generoso ha versato il sangue sotto le due peggiori sciagure ideologiche della storia: il Nazionalsocialismo tedesco e il Comunismo sovietico, al cui crollo ha contribuito in maniera determinante con l’epopea di Solidarnosc.
Sempre risorta dalle sue ceneri, sempre protetta da Maria SS., vede oggi il prevalere di una corrente di pensiero e di una forza politica anticristiana, sostenuta dall’Unione Europea nell’avversione a quelli che Benedetto XVI chiamava i principi non negoziabili. Si legge così il tentativo del nuovo governo di favorire, oltre alle unioni civili per non sposati, comprese le coppie dello stesso sesso, l’aborto con una nuova legislazione permissiva.
A essa si è però opposto decisamente il presidente della repubblica, il cattolico Andrzej Duda, decidendo di non firmare la legge proposta dal governo, motivando la sua decisione con un’evidenza: «l’aborto equivale all’uccisione di persone». Il progetto però, arrivato in parlamento, non è passato per appena tre voti su 433 votanti, nonostante il favore della maggioranza di governo che è uscita così spaccata dal voto. La Chiesa cattolica ha invitato in passato i fedeli a pregare “in difesa della vita concepita”. La Conferenza Episcopale Polacca anche questa volta ha reagito, incoraggiando a partecipare alle marce per la vita che si sono svolte nel giugno scorso a Varsavia, Cracovia e Danzica, Łęczna, Gryfic e Dzierżoniów.
Il livore laicista non risparmia neanche i morti cristiani. Il 25 giugno dalla mostra del Museo della seconda guerra mondiale a Danzica sono sparite le immagini e i riferimenti a san Massimiliano Kolbe, alla beata famiglia Ulma, e al capitano Witold Pilecki. Quest’ultimo, cattolicissimo, capitano di cavalleria, combattente antinazista e poi antisovietico, si era fatto arrestare per entrare nell’inferno di Auschwitz, organizzarvi la resistenza e avere informazioni sul lager. Evaso dopo circa 1000 giorni partecipò alla rivolta antitedesca di Varsavia del 1944 e poi raggiunse in Italia il corpo militare polacco. A guerra finita, rientrò in patria per organizzare la resistenza contro i sovietici e, catturato, il 25 maggio 1948 fu eliminato con un colpo alla nuca nella prigione di Varsavia.
Gli Ulma erano una coppia con quattro piccoli bambini che nascondeva ebrei ai nazisti. Scoperti furono eliminati tutti e sei. La loro beatificazione è avvenuta il 10 settembre 2023, comprensiva del settimo bambino che la donna partorì mentre veniva uccisa. San Massimiliano infine lo conosciamo. Tutti meravigliosi figli della Polonia cattolica. Perché si tenta di cancellarne il ricordo? Il Presidente Andrzej Duda, contrariato, ha fatto proiettare sulla facciata del palazzo presidenziale una gigantografia con le loro foto.
L’ordinario militare mons. Wieslaw Lechowicz ha dichiarato: “Con incredulità e incomprensione ho ricevuto la notizia della rimozione delle immagini di san Massimiliano Kolbe, della beata famiglia Ulma e del capitano Witold Pilecki dalla mostra principale del Museo della Seconda Guerra Mondiale a Danzica” …. Sconcertato da tale iniziativa il vescovo si rivolge “all’amministrazione del Museo perché restituisca il giusto posto alle immagini”.
Da questi due fatti si capisce l’aria cattiva che tira in Polonia. Non sono casi isolati. La protervia laicista è scatenata contro tutto ciò che è cattolico, ma il popolo martire di Polonia ha dimostrato tante volte nella storia che insieme alla Madonna di Czestochowa sa superare le prove più crudeli. E lo farà ancora.