Inchiodato alle sue responsabilità

Inchiodato alle sue responsabilità

di Olga Serina

INFAMI(LIARI), UN RACCONTO ATTUALE…

Ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale.

 

Aristide è un avvocato molto rispettato, di bella presenza e dalla reputazione integerrima.

Suo cognato, Riccardo, rimasto vedovo da alcuni anni, non si è risposato e ha una bambina, Lisa. Lei è curata da una baby-sitter. Questa è stata assunta dopo che suo cognato gliel’ha fatta conoscere, dato che esisteva una vecchia amicizia tra loro.

Aristide si mostra affettuoso e premuroso, specialmente nei confronti di Lisa, che non faceva in tempo a esprimere un desiderio che non venisse subito dallo zio accontentato.

Trascorso qualche anno, Lisa diventa adolescente e con la scusa che ad Aristide piace molto viaggiare, un giorno avanza la richiesta a suo cognato di offrire un viaggio in crociera a sua figlia insieme a lui.

Riccardo non esitò a ritenere questa proposta come minimo inopportuna, per quanto si potesse fidare del cognato, si trattava di una richiesta piuttosto eccessiva, ma siccome lui non voleva sembrare scortese, accampò la scusa che sua figlia in quel periodo dovesse studiare, perché aveva dei debiti formativi a scuola.

Aristide non si rassegnò. Lasciò passare qualche mese e tornò con lo stesso proposito, ma stavolta con un piano molto sofisticato, d’accordo con l’amica baby- sitter, promettendole un regalo in denaro e una vacanza gratis a condizioni che lei partecipasse alla vacanza come garante, figurando come accompagnatrice.

Aristide arrivò una mattina mentre suo cognato non era in casa. Essendo Estate, la scuola era finita. C’era Lisa con la baby- sitter. Stavolta la proposta dello zio fu ancora più insistente e allettante e anche la baby – sitter collaborò con Aristide e si impegnò affinché la ragazzina si convincesse e lei alla fine acconsentì, sembrò abbastanza entusiasta di quella proposta.

Al rientro del padre, Lisa parlò con lui dando come per sicura la sua approvazione, dato che non sarebbe stata da sola in viaggio con lo zio, ma con la baby- sitter.

Il padre invece non fu affatto convinto e non gli piacque nemmeno la modalità in cui si era proposto suo cognato. Fece abbastanza fatica a dissuadere sua figlia, senza stare a spiegarle esattamente cosa ci potesse essere di male, perché non voleva assolutamente che la ragazzina nutrisse sospetti o timore nei confronti del parente.

Riccardo si premurò di spiegare al cognato che in quel momento non se la sentiva di lasciare andare sua figlia in viaggio senza di lui.

Da lì subentrò una grande freddezza nel loro rapporto e sotterraneamente Aristide iniziò a sporcare la reputazione del cognato Riccardo, presso la parentela, le conoscenze e le amicizie. La baby-sitter, che era sua complice, confermava sempre tutto, dichiarandosi testimone diretta dei fatti, pur non essendolo realmente. Andava dicendo in giro che Riccardo non fosse un buon padre e trattasse male sua figlia.

Da un giorno all’altro Riccardo, da bravo padre quale era sempre stato, diventò padre non all’altezza del suo compito: che trascurava la figlia, non trascorreva abbastanza tempo con lei, non le assicurava la giusta libertà di cui aveva bisogno, non accontentava mai desideri o esigenze, insomma, era stato dipinto proprio come un cattivo padre.

Data la rispettabilità e la stima di cui Aristide godeva, sia sotto il profilo personale, che professionale, molti, tra parenti e amici, credettero a tutto quello che usciva dalla sua bocca, anche se erano pure illazioni, in virtù della fiducia che riponevano in lui. La stessa versione veniva diffusa dalla baby-sitter che lo appoggiava.

Passarono alcuni anni e Lisa aveva già compiuto quattordici anni. Ormai non c’era più la baby-sitter in servizio e un pomeriggio Aristide si presentò sotto casa sua con una fiammante macchina sportiva. Suonò il citofono e quando la nipote rispose, lui, deciso le dice:

“Scendi, facciamo un giro con la mia nuova macchina”.

Lisa non se lo fece ripetere due volte e scese giù in strada. Entusiasta sale in macchina. Si fermano in un bar per prendere un gelato, salgono di nuovo in auto e lo zio inizia a chiederle di come va a scuola e nel frattempo la riempie di complimenti e apprezzamenti. Arrivano in uno spiazzale dove erano parcheggiate poche macchine e ad un certo punto lui le chiede un bacio. Lisa è ancora quasi una bambina, anche se imbarazzata, immagina che lo zio voglia un bacio affettuoso, ma non appena lei si muove, lui l’afferra e tenta di baciarla sulla bocca.

Lei è terrorizzata, dato che contemporaneamente le mani dello zio stavano andando in giro per tutto il suo corpo. Lui cerca di bloccarla e mentre lei cerca di divincolarsi, un orecchino le trancia l’orecchio e con la fronte picchia su un vetro dell’auto, Poi riuscendo ad aprire la portiera, con uno sforzo sovrumano, Lisa si mette in salvo e fugge via. Corre a più non posso per la strada e ad un certo punto un suo compagno su uno scooter, la riconosce e vedendola in corsa in quella condizione disperata, le si avvicina chiedendole se ha bisogno. Lei, ansimante e con la voce rotta dal pianto, gli chiede solo di accompagnarla a casa. Giunta davanti al portone di casa, si accorge del padre che sta rientrando e per un attimo Riccardo vedendo sua figlia in quelle condizioni e anche sanguinante, si allarma e per un attimo sospetta che il ragazzo possa avere qualche responsabilità, ma Lisa lo tranquillizza subito assicurandogli che lui è un suo amico, è stato gentile e l’ha solo accompagnata, perché l’aggressore è stato lo zio.

A quel punto padre e figlia corrono al Pronto Soccorso, dove lei viene medicata e nel foglio di dimissione, in base alle dichiarazioni della ragazzina, viene riportata la dinamica dell’aggressione e il nome del responsabile. Subito dopo Lisa e suo padre si recano presso il Comando dei Carabinieri per sporgere denuncia contro lo zio, dove assieme al responsor del Pronto Soccorso presentano denuncia a carico dello zio stesso.

Capitò purtroppo che in Tribunale non venne considerata l’età della vittima, tanto meno il reato di aggressione e nella notifica all’interessato fu contestato il reato di molestie.

Dopo quella notifica, Aristide iniziò a recitare il ruolo della vittima, bravo com’era a travisare i fatti, infatti cominciò a dire in giro che lui era stato denunciato ingiustamente ed era stato il padre di Lisa a picchiarla violentemente quando una sera era rientrata a tarda ora senza il suo permesso. Questa versione veniva sostenuta anche dalla baby sitter, per quanto lei non fosse più in servizio in quella casa, nonostante ciò, tutte le volte che lei tirata in ballo, dichiarava il falso asserendo di essere stata presente ai fatti.

Ci furono alcuni parenti che dettero credito a questa versione e qualcuno, solidarizzando con Aristide, provò a fare pressione su Riccardo affinché ritirasse la denuncia, dal momento che il cognato avvocato, ritenendosi calunniato, qualora quella denuncia a suo carico non fosse stata ritirata, lui avrebbe proceduto con una querela per diffamazione.

Poi come si sa, quando si cerca di mediare certi contenziosi tra parenti, si fa riferimento a quell’ipotetico spirito di comunanza che lega la parentela, in base al quale i problemi si dovrebbero risolvere con una discussione e non con le denunce. Infatti qualcuno di loro si istituì a paciere, ma Riccardo, sicuro del fatto suo, ignorò simili richieste.

Guarda caso, gli stessi parenti che in passato avevano fatto eco alle illazioni diffuse sul conto di Riccardo, approvandole quasi con convinzione, adesso che emergevano fatti scottanti sul conto della persona da loro ritenuta insospettabile, invocavano lo spirito della parentela, quello spirito che se prima era già moribondo, adesso si pretendeva che risuscitasse.

Dopo un po’ il Tribunale, considerata l’età della vittima, trasmise d’Ufficio la denuncia al Giudice dei minori e il Magistrato che era una donna, emise un provvedimento immediato senza preavviso, che prevedeva il sequestro e la perizia di tutti i dispositivi telematici in possesso all’avvocato sospettato.

In seguito alle indagini, emersero prove parecchio compromettenti per l’accusato, che risultò collegato ad una rete di pedofili che agivano su siti internazionali.

Inoltre furono rinvenuti nel suo computer migliaia di file dal contenuto pedopornografico, che lo inchiodavano alle sue responsabilità.

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