Viganò sia umile e si sottometta al Vicario di Cristo
A cura della Redazione
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CHE COS’É LO SCISMA?
Il caso di Mons. Carlo Maria Viganó, accusato di scisma dalla Santa Sede, porta a ragionare sui presupposti inerenti a questo delitto “contra fidem” (altri delitti rientranti in questa categoria sono l’eresia e l’apostasia).
Il canone 751 del Codex iuris canonici vigente del 1983 definisce lo scisma come “il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti”.
A differenza dell’eresia e dell’apostasia, lo scisma non é caratterizzato dalla negazione di veritá di fede. Infatti, il suo elemento costitutivo é la negazione del primato del Papa o di altre cause concernenti l’unitá della Chiesa cattolica. Non perfeziona, però, il delitto di scisma la disubbidienza o la contestazione al Romano Pontefice tale da non negare il suo primato o le altre cause legate all’unitá della Chiesa.
A norma del canone 1364 la pena per questo delitto é la scomunica “latae sententiae”, cioé non legata ad una specifica dichiarazione, ma connessa al solo fatto della commissione del delitto. Esso puó essere posto in essere da un laico e da un chierico, ma solo quest’ultimo é punito con le pene indicate nel canone 1336, paragrafo 1, del Codice di diritto canonico: si tratta di pene espiatorie quali, ad esempio, pagare una ammenda o una somma di denaro per le finalitá della Chiesa, disporre la privazione di alcuni uffici, incarichi, ministeri etc. Se poi lo scandalo é grave o si verifica una prolungata contumacia nel tempo, non é esclusa la dimissione dallo stato clericale.
Scrive sui social il giurista Daniele Trabucco: “Di norma, sul piano strettamente procedurale, spetta all’Ordinario del luogo o al Gerarca rimettere la scomunica o svolgere il processo in prima istanza o extragiudiziale, a meno che, ed é questo che interessa Mons. Viganó, per mandato del Romano Pontefice non sia il Dicastero per la dottrina della fede (trattandosi di un Vescovo) ad intervenire direttamente ai sensi dell’ art. 1, paragrafo 2, SST”.
Così, quindi, la vicenda giuridico-canonica. Ma da un punto di vista spirituale come possiamo commentare la vicenda che interessa l’ex Nunzio Apostolico negli Stati Uniti?
Da molti ciò che sta capitando a Mons. Viganò è stato paragonato a quello che è accaduto a mons. Marcel Lefebvre. Ma la stessa comunità sacerdotale fondata dal vescovo francese ha demolito un tale paragone.
Scrivono, infatti, dalla Fraternità San Pio X: “Mons. Viganò fa nel suo testo una chiara dichiarazione di sedevacantismo. In altre parole, secondo lui, papa Francesco non è papa. Come lo spiega? A causa di un ‘difetto di consenso’ del cardinale Jorge Bergoglio, al momento dell’accesso al potere supremo: considerando il papato come qualcosa di diverso da ciò che realmente è, l’eletto del 2013 ha accettato l’incarico pontificale senza consentirvi a pieno, e da questo errore è derivata la nullità della sua accettazione. Il suo pontificato sarebbe quindi quello di un figurante. Né Mons. Lefebvre, né la Fraternità da lui fondata, hanno accettato di avventurarsi su questo terreno”.
Infatti difendere il sedevacantismo è una follia teologica e una profondissima ferita al Sacro Cuore di Nostro Gesù Cristo, lo Stesso che ha fondato la sua Chiesa sul primato petrino.
La dottrina di un ufficio primaziale nella Chiesa, ricoperto inizialmente da Pietro, e dopo di lui dai suoi successori sulla cattedra di Roma, è stata definita dal Concilio Vaticano I, ed è stata ripresa e riproposta a tutti i fedeli dal Concilio Vaticano II.
Non sottomettendosi all’autorità del Sommo Pontefice Monsignor Viganò si oppone in maniera blasfema a quanto detto da Nostro Signore: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Santo Vangelo secondo San Matteo 16,17-19).
La preminenza di Pietro non esclude né la ricerca laboriosa del disegno di Dio né la responsabilità collegiale degli apostoli, né le iniziative, sull’esempio di San Paolo, di invito ai pontefici a svolgere la propria missione in pienezza e senza paura. Un po’ come ha fatto Santa Caterina da Siena. Purtroppo Monsignor Viganò non ci sembra (ma speriamo di sbagliarci) umile come la Santa compatrona d’Europa…
Quello che adesso si prospetta per l’ex nunzio è un bivio: o la via della sottomissione al Pontefice, accettando le eventuali croci (come umilmente ha fatto, per altri motivi, un grandissimo e umile santo, San Pio da Pietrelcina) o la via della ribellione di luterana memoria (sembra strano ma la più logica definizione del sedevacantismo è quella di un’ennesima forma di protestantesimo) che non conduce a Dio…
In una nota datata 20 Giugno 2024, l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, ricordando che il Dicastero per la Dottrina della Fede gli ha comunicato, con una email, l’avvio di un processo penale extragiudiziale nei suoi confronti, con l’accusa di essere incorso nel delitto di scisma e contestandogli di aver negato la legittimità di Papa Francesco, di aver rotto la comunione con Lui e di aver rifiutato il Concilio Vaticano II, ha commentato: “Considero le accuse rivolte nei miei riguardi come un motivo di onore. Credo che la formulazione stessa dei capi d’accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi. Non è un caso che l’accusa nei miei confronti riguardi la messa in discussione della legittimità di Jorge Mario Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II: il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana ‘chiesa sinodale’ è necessaria metastasi. Occorre che l’Episcopato, il Clero e il popolo di Dio si interroghino seriamente se sia coerente con la professione della Fede Cattolica assistere passivamente alla sistematica distruzione della Chiesa da parte dei suoi vertici, esattamente come altri eversori stanno distruggendo la società civile. Il globalismo chiede la sostituzione etnica: Bergoglio promuove l’immigrazione incontrollata e chiede l’integrazione delle culture e delle religioni. Il globalismo sostiene l’ideologia LGBTQ+: Bergoglio autorizza la benedizione delle coppie omosessuali e impone ai fedeli l’accettazione dell’omosessualismo, mentre copre gli scandali dei suoi protetti e li promuove ai più alti posti di responsabilità. Il globalismo impone l’agenda green: Bergoglio rende culto all’idolo della Pachamama, scrive deliranti encicliche sull’ambiente, sostiene l’Agenda 2030 e attacca chi mette in discussione la teoria sul riscaldamento globale di origine antropica. Esorbita dal proprio ruolo in questioni di stretta pertinenza della scienza, ma sempre e solo in una direzione, che è quella diametralmente opposta a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Ha imposto l’uso dei sieri genici sperimentali, che hanno provocato danni gravissimi, decessi e sterilità, definendoli ‘un atto d’amore’, in cambio dei finanziamenti delle industrie farmaceutiche e delle fondazioni filantropiche. La sua totale consentaneità con la religione di Davos è scandalosa. Ovunque i governi al servizio del Word Economic Forum hanno introdotto o esteso l’aborto, promosso il vizio, legittimato le unioni omosessuali o la transizione di genere, incentivato l’eutanasia e tollerato la persecuzione dei Cattolici, non una parola è stata spesa in difesa della Fede o della Morale minacciate, a sostegno delle battaglie civili di tanti Cattolici abbandonati dal Vaticano e dai Vescovi. Non una parola per i Cattolici perseguitati in Cina, complice la Santa Sede che considera i miliardi di Pechino più importanti della vita e della libertà di migliaia di Cinesi fedeli alla Chiesa Romana. Nessuno scisma, nella ‘chiesa sinodale’ presieduta da Bergoglio, si ravvisa né da parte dell’Episcopato Tedesco, né dei Vescovi di nomina governativa consacrati in Cina senza il mandato di Roma. Perché la loro azione è coerente con la distruzione della Chiesa, e quindi va dissimulata, minimizzata, tollerata e infine incoraggiata. In questi undici anni di ‘pontificato’ la Chiesa Cattolica è stata umiliata e screditata soprattutto a causa degli scandali e della corruzione dei vertici della Gerarchia, totalmente ignorati mentre il più spietato autoritarismo vaticano infieriva su Sacerdoti e Religiosi fedeli, piccole comunità di Monache tradizionali, comunità legate alla Messa in latino. Questo zelo a senso unico ricorda il fanatismo di Cromwell, tipico di chi sfida la Provvidenza nella presunzione di sapersi finalmente in cima alla piramide gerarchica, libero di fare e disfare a piacimento senza che nessuno obbietti alcunché. E quest’opera di distruzione, questa volontà di rinunciare alla salvezza delle anime in nome di una pace umana che nega Dio non è un’invenzione di Bergoglio, ma lo scopo principale (e inconfessabile) di chi ha usato un Concilio per contraddire il Magistero cattolico e iniziare a demolire la Chiesa dall’interno, per piccoli passi, ma sempre in un’unica direzione, sempre con l’indulgente tolleranza o la colpevole inazione, se non addirittura l’esplicita approvazione delle Autorità romane. La Chiesa Cattolica è stata occupata lentamente ma inesorabilmente e a Bergoglio è stato dato l’incarico di farla diventare un’agenzia filantropica, la ‘chiesa dell’umanità, dell’inclusione, dell’ambiente’ al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa Cattolica: è la sua contraffazione. La Rinunzia di Benedetto XVI e la nomina da parte della Mafia di San Gallo di un successore in linea con i diktat dell’Agenda 2030 doveva consentire – e ha effettivamente consentito – di gestire il golpe globale con la complicità e l’autorevolezza della Chiesa di Roma. Bergoglio è per la Chiesa ciò che altri leader mondiali sono per le loro Nazioni: traditori, eversori, liquidatori finali della società tradizionale e certi dell’impunità. Il vizio di consenso (vitium consensus) da parte di Bergoglio nell’accettare l’elezione si basa appunto sull’evidente alienità della sua azione di governo e di magistero rispetto a ciò che qualsiasi Cattolico di qualsiasi tempo si aspetta dal Vicario di Cristo e dal Successore del Principe degli Apostoli. Tutto ciò che Bergoglio compie costituisce un’offesa e una provocazione a tutta la Chiesa Cattolica, ai suoi Santi di tutti i tempi, ai Martiri che sono stati uccisi in odium Fidei, ai Papi di tutti i tempi fino al Concilio Vaticano II. Questa è anche e principalmente un’offesa al divino Capo della Chiesa, Nostro Signore Gesù Cristo, la Cui sacra autorità Bergoglio esercita in danno al Corpo Mistico, con un’azione che è troppo sistematica e coerente per poter apparire frutto di mera incapacità. Nell’opera di Bergoglio e della sua cerchia si concretizza il monito del Signore: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di agnelli, ma che nell’intimo sono lupi rapaci (Mt 7, 15). Con costoro mi onoro di non avere né volere alcuna comunione ecclesiale: la loro è una lobby, che dissimula la propria complicità con i padroni del mondo per ingannare tante anime e impedire ogni resistenza all’instaurazione del Regno dell’Anticristo. Dinanzi alle accuse del Dicastero rivendico, come Successore degli Apostoli, di essere in piena comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con il Magistero dei Romani Pontefici e con l’ininterrotta Tradizione dottrinale, morale e liturgica che essi hanno fedelmente custodito. Ripudio gli errori neomodernisti insiti nel Concilio Vaticano II e nel cosiddetto ‘magistero postconciliare’, in particolare in materia di collegialità, di ecumenismo, di libertà religiosa, di laicità dello Stato e di liturgia. Ripudio, respingo e condanno gli scandali, gli errori e le eresie di Jorge Mario Bergoglio, che manifesta una gestione assolutamente tirannica del potere, esercitata contro lo scopo che legittima l’Autorità nella Chiesa: un’autorità che è vicaria di quella di Cristo, e che come tale a Lui solo deve obbedire. Questa separazione del Papato dal proprio principio legittimante che è Cristo Pontefice trasforma il ministerium in una tirannide autoreferenziale. Con questa ‘chiesa bergogliana’, nessun Cattolico degno di questo nome può essere in comunione, perché essa agisce in palese discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo. Cinquant’anni fa, in quello stesso Palazzo del Sant’Uffizio, l’Arcivescovo Marcel Lefebvre venne convocato e accusato di scisma per aver rifiutato il Vaticano II. La sua difesa è la mia, le sue parole sono le mie, miei sono i suoi argomenti dinanzi ai quali le Autorità romane non hanno potuto condannarlo per eresia, dovendo aspettare che consacrasse dei Vescovi per avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocargli la scomunica quando ormai era morto. Lo schema si ripete anche dopo che dieci lustri hanno dimostrato la scelta profetica di Mons. Lefebvre. In questi tempi di apostasia, i Cattolici troveranno nei Pastori fedeli al mandato ricevuto da Nostro Signore un esempio e un incoraggiamento a permanere nella Verità di Cristo. Depositum custodi, secondo l’esortazione dell’Apostolo: avvicinandosi il momento in cui dovrò rendere conto al Figlio di Dio di ogni mia azione, intendo perseverare nel bonum certamen e non venir meno alla testimonianza di Fede che è richiesta a chi come Vescovo è insignito della pienezza del Sacerdozio e costituito Successore degli Apostoli. Invito tutti i Cattolici a pregare perché il Signore venga in soccorso della Sua Chiesa e infonda coraggio a quanti sono perseguitati a causa della Fede”.
Queste le parole di Viganò. Dire “Considero le accuse rivolte nei miei riguardi come un motivo di onore” chiude già la possibilità di dialogare sugli altri punti sollevati e ricorda, purtroppo, alcuni vizi capitali e il famoso quanto disastroso “non serviam”…