L’Estonia spinge gli ortodossi a lasciare il Patriarcato di Mosca

L’Estonia spinge gli ortodossi a lasciare il Patriarcato di Mosca

di Angelica La Rosa

IN ESTONIA IL 24% DELLA POPOLAZIONE È DI ORIGINE RUSSA, IL 16% È ORTODOSSO

Il governo estone spinge affinché gli ortodossi del Paese lascino il Patriarcato di Mosca.

La politica ancora una volta si intromette negli affari interni delle Chiese ortodosse. Questa volta il turno tocca alla Chiesa ortodossa in Estonia, che è sotto l’autorità del Patriarcato di Mosca.

Il governo del Paese spinge per l’indipendenza, nonostante gran parte dei suoi seguaci siano, appunto, di oorigine russa.

E, purtroppo, la Chiesa ortodossa estone del Patriarcato di Mosca, sotto pressione politica, sembra voler modificare i propri statuti. In risposta ad una domanda della radio ERR, il vescovo Daniil (Lepisk) di Tartu, che è anche vescovo ausiliare di Tallinn, ha dichiarato che la direzione della chiesa sta lavorando ai cambiamenti.

Le proposte di cambiamento saranno presentate presto, probabilmente a fine giugno o inizio luglio, in un sinodo ecclesiale. Secondo mons. Daniil una possibilità è quella di espandere l’attuale status autonomo della Chiesa all’interno del Patriarcato di Mosca, in modo che con il Patriarca russo venga mantenuto solo un “collegamento di preghiera”. Attualmente “tutte le questioni sono sul tavolo” e vengono affrontate.

Il “legame di preghiera” implica che si continui a riconoscere il Patriarca di Mosca nelle sue preghiere e cerimonie liturgiche, mantenendo così un legame spirituale. Questo riconoscimento può includere la sua menzione nelle liturgie e nelle preghiere pubbliche, che è un simbolo di rispetto e di unità spirituale. Ma a parte questo, la Chiesa in Estonia sarebbe autonoma nella sua amministrazione e nel processo decisionale. Ciò significa che non sarebbe soggetto all’autorità diretta o alle decisioni del Patriarcato di Mosca in questioni operative, finanziarie o politiche interne.

Il ministro degli Interni estone Lauri Läänemets spera che vengano rotti i legami con la Chiesa ortodossa russa. All’inizio di maggio il parlamento estone ha dichiarato ufficialmente che la Chiesa ortodossa russa sostiene la guerra di aggressione russa. Allo stesso tempo, tre vescovi della Chiesa ortodossa in Estonia si sono incontrati al Ministero degli Interni, dove era presente come mediatore anche Urmas Viilma, arcivescovo della Chiesa evangelica luterana dell’Estonia e presidente del Consiglio delle Chiese cristiane dell’Estonia.

Il Ministero degli Interni hha spiegato i problemi di sicurezza che preoccupano il paese. Inoltre sono state discusse le possibili soluzioni.

Il ministro socialdemocratico degli Interni ha inoltre esortato a condannare come eretiche le azioni e le dichiarazioni del patriarca di Mosca Kirill. In caso di eresia, le congregazioni ecclesiastiche potrebbero adottare misure autonome.

Il Ministero degli Interni ha chiesto alla Chiesa di spiegare per iscritto al ministero i passi che intende intraprendere. “L’obiettivo non è chiudere con la forza le congregazioni ecclesiastiche dipendenti da Mosca. L’obiettivo è porre fine alla subordinazione sia legale che religiosa al Patriarcato di Mosca”.

In Estonia ci sono due chiese ortodosse. La più grande è subordinata a Mosca; l’altra a Costantinopoli. Nel censimento del 2021, il 16% della popolazione si è dichiarata ortodossa. Quasi tutti fanno parte di quel 24% della popolazione di origine russa. Ciò significa che i fedeli ortodossi estoni quasi sicuramente rifiuteranno un cambiamento nello status della loro chiesa rispetto a Mosca.

Nel febbraio 2024, il governo del paese baltico ha costretto il metropolita Eugeni (Reshetnikov), a lasciare il paese. La giustificazione? L’attività del cittadino russo avrebbe messo in pericolo la sicurezza nazionale.

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