“Abbiamo bisogno di educatori credibili, che formino i giovani in modo sano e cristianamente, come Don Bosco”
di Bruno Volpe
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DON FRANCESCO PREITE, PRESIDENTE NAZIONALE SALESIANI PER IL SOCIALE: “DOVE OPERAVANO GLI ORATORI LA CRIMINALITÀ MINORILE SI RIDUCE”
“Dove operavano gli oratori, calava la criminalità minorile, è un dato statistico”: lo dice in questa intervista don Francesco Preite, Presidente Nazionale Salesiani per il Sociale, un lungo periodo passato a dirigere l’oratorio dei Salesiani al Redentore di Bari, nel difficile rione Libertà, quartiere problematico. Oggi è la festa di San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani, ed è opportuno parlarne con chi continua il carisma del grande santo piemontese.
Don Preite, qual è il carisma fondamentale dei Salesiani?
“Dico, senza esitazione alcuna, quello educativo. Noi dedichiamo tempo e attenzione ai giovani e ai loro problemi, alle loro necessità, sia da un punto di vista dell’istruzione, che dei lavoro. Lo facciamo con tutti i giovani, in particolar modo con quelli poveri e disagiati nei quali dobbiamo vedere il volto sofferente di Gesù. Non è casuale che i Salesiani dedichino tempo ed energie alla istruzione, ai centri professionali, agli oratori”.
Insomma, un carisma prevalentemente educativo…
“Esattamente. Del resto basta guardare alla vita di Don Bosco. Egli si trovò ad agire nel pieno della rivoluzione industriale, vedendo masse di giovani spesso ineducate che dalle campagne migravano in città alla ricerca di un lavoro e avevano bisogno di una collocazione lavorativa che non potevano trovare senza opportuna istruzione e formazione, proprio a causa delle nuove tecnologie. Fatte le debite proporzioni, escludendo il fenomeno globalizzazione, la situazione è in parte paragonabile a quella di oggi”.
Don Bosco tuttavia invitava a a guardare alle cose del Cielo con i piedi piantati a terra…
“Fa parte del suo realismo e in generale di quello tipicamente cattolico. Egli pensava che noi siamo fatti per il Cielo, che dobbiamo volar alto e guardare alle cose trascendenti, senza tuttavia dimenticare che viviamo sulla terra, che esiste una realtà concreta della quale occorre tener conto. In poche parole, don Bosco pensava sicuramente ad una dimensione verticale, ma non dimenticava quella orizzontale, il nostro essere inseriti in un contesto concreto e nel vissuto di ogni giorno”.
Qual è l’importanza degli oratori voluti da don Bosco?
“Gli oratori spesso sono sottovalutati e non guardati nella giusta dimensione. Eppure esiste un dato statistico del quale bisogna tener conto. Al tempo di don Bosco, dove erano presenti ed operativi gli oratori, calava vistosamente la criminalità minorile. Significa dunque, che gli oratori servivano a togliere i ragazzi dalla strada e allo stesso tempo inseririli in un contesto migliore e più solido, sia dal punto di vista sociale, educativo ed anche lavorativo e professionale. Questa è la funzione principale degli oratori, non solo l’ aspetto ludico o ricreativo, che pur è da tenere in giusta considerazione”.
Oggi, 31 gennaio, è la festa liturgica di San Giovanni Bosco. Qual è il modo migliore per viverla degnamente e ricordare questo grande santo?
“Penso che la maniera più consona e persino adeguata di festeggiarlo, è ricordare il suo carisma educativo che tuttavia è inserito in una profonda fede e sete di Dio, non dimentichiamolo, e soprattutto metttere in pratica il suo messaggio. Abbiamo bisogno di educatori e formatori che sappiano orientare i giovani in modo sano, credibile e in ottica cristiana. Proprio come Don Bosco, santo sociale per eccellenza, inserito in un contesto di santi sociali, non dimentichiamolo. Don Bosco visse ed operò nel tempo dei santi sociali e fu uno dei più fulgidi ed appassionati rappresentanti”.