L’esperimento sociale già vissuto è il preludio di qualcosa di ancor più tenebroso?
di Gian Piero Bonfanti
–
SIAMO PRONTI PER LE SFIDE DEL NUOVO ANNO?
Ricordando il testo di una famosa canzone di Lucio Dalla, oggi come non mai possiamo dire “l’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va”.
Risvegliati dalla inconsolabile ed incolmabile perdita di Papa Benedetto XVI, i primi di gennaio dello scorso anno sono stati caratterizzati dalle tragiche previsioni delle Cassandre mediatiche panico-demiche che declamavano la imminente “fine dei tempi”.
Ci sembra passato un secolo ma è meno di un anno fa quando ancora in molti nel nostro paese non erano certi di cosa sarebbe accaduto durante il 2023. Aleggiava quindi incertezza e cautela.
Abbiamo quindi passato un altro anno difficile, un altro anno dove ci sembra che tutti, chi più o chi meno, abbiamo necessariamente dovuto rimboccarci le maniche per ripartire da una situazione sicuramente non favorevole cercando di guardare al futuro positivamente.
Ci chiediamo ancora come sia stato possibile per le persone senza fede riuscire ad avere una visione positiva essendo usciti da un contesto davvero complesso, dove nulla poteva apparire positivo e la sfiducia aleggiava su tutti noi.
Ebbene, la vita è andata avanti, sacrifici ne sono stati fatti tanti ed oggi viviamo una calma apparente.
Tutti però perfettamente consapevoli che l’esperimento sociale degli scorsi anni è stato solo il preludio di ciò che potrà avvenire prossimamente.
Si parla già di altre compressioni di diritti , legate ai microchip, alle identità digitali, alla intelligenza artificiale, al transumanesimo. Presto tutto ci sarà molto più chiaro e, come avvenuto nel caso del periodo pandemico, ci troveremo a dover affrontare nuove sfide che ci coglieranno parzialmente impreparati.
Ricordiamoci però del testo in ebraico del Vecchio Testamento “Qohelet” (Ecclesiaste 8 versetti 6-13): “Dio, nella sua sapienza, tiene lontano da noi la conoscenza degli eventi futuri, affinché possiamo essere sempre pronti ai cambiamenti. Noi tutti dobbiamo morire, nessun nascondiglio ci può salvare, né ci sono armi efficaci per vincere la morte. Novanta mila muoiono ogni giorno, sessanta ogni minuto, e uno ogni istante. Come dovremmo pensarci! Oh come sono saggi gli uomini che hanno capito queste cose e che considerano il loro fine ultimo! Solo il credente è pronto a soddisfare la citazione solenne. L’astuzia che permette agli uomini di sfuggire alla giustizia umana, non può salvarli dalla morte.
Salomone osserva che molte volte colui che regna lo fa a danno di altri uomini e che la prosperità è procacciata con la malvagità. I peccatori qui si ingannano. La vendetta arriva lentamente, ma sicuramente. L’uomo buono ha la provvidenza e vive per un fine buono: i giorni di un malvagio, invece, sono tutti come un ombra, vuota e inutile. Preghiamo perché possiamo vedere le cose eterne come vicine, reali, e veramente importanti.”
È importante quindi affrontare il futuro con consapevolezza, restando vigili ma sicuramente con serenità. Lo sconforto non deve assalirci “inferi non praevalebunt”.