I falsi stereotipi femministi sulla donna del Medioevo
di Matteo Castagna
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“CHIESA OSTILE ALLE DONNE”? È UNA SCIOCCHEZZA COLOSSALE
La grande storica francese Régine Pernoud (1909-1998) ha trascorso gran parte della sua vita nel dimostrare, attraverso la ricerca documentale, che lo stereotipo del Medioevo come “epoca buia”, ignorante, oscurantista, bigotta e crudele è una creatura della propaganda anticlericale, illuminista, massonico-liberale e marxista, contro l’epopea della Civitas Christiana.
“E’ molto probabile che le generazioni che verranno si stupiscano che si sia potuto, per tanto tempo, gettare l’anatema contro tutto un periodo del nostro passato, e precisamente quello che ci ha lasciato di se stesso le tracce più convincenti”. Così si espresse l’insigne medievalista, che, nelle sue numerose ricerche, dimostra dimostra come quei mille anni gettarono le basi per la maggior parte delle conquiste successive.
La figura della donna costituisce motivo di grande dibattito, in questo periodo, in cui l’ideologia femminista modello anni ’70 ha ripreso fiato nel caos decadente di tutta la società temporale del XXI secolo. Spesso si sente parlare a sproposito di “patriarcato”, perché l’obiettivo da colpire e cercare di abbattere, da parte del progressismo globalista militante, è il maschio bianco, eterosessuale e cattolico. Si evocano, quindi, tutte le bugie e gli stereotipi sul Medioevo nei confronti di chi è fiero della sua identità, che affonda le radici proprio in quel modello di civiltà, demonizzato in mala fede dai nemici della Chiesa e dagli odiatori di Dio, al servizio, più o meno consapevole, del Principe di questo mondo.
Jean Bodin ha pubblicato due poderosi volumi nel 1959-1962 su La Femme. Essi trattano della figura della donna in ogni civiltà, lungo un enorme periodo storico, ma al nostro Occidente medievale, solo una ventina di pagine. Sul periodo feudale, neppure una riga. In quel tempo, l’incoronazione della regina aveva egual valore a quella del re. l’ultima regina che venne incoronata fu Maria de’ Medici nel 1610, il giorno prima dell’assassinio del suo sposo Enrico IV. La cerimonia si tenne a Parigi, anziché a Reims. E’ a partire dal XVII secolo che la figura della regina scompare dalla scena per lasciar posto alla favorita. Se, da un lato, Eleonora d’Aquitania e Bianca di Castiglia dominarono realmente il loro secolo, esercitano un potere incontestato nel caso in cui il re sia assente, malato, o morto, hanno la loro cancelleria personale, il loro dovario, il loro campo di attività personale. Il declino diverrà totale col XIX secolo. La sua influenza diminuisce parallelamente all’ascesa del diritto romano, dapprima negli studi giuridici, poi all’interno delle istituzioni e infine nei costumi.
“Nella struttura medievale – scrive Régine Pernoud in “Medioevo, un secolare pregiudizio” (Ed. Bompiani, 1983) – il padre possedeva un’autorità di gerente, non di proprietario: non era in suo potere diseredare il primogenito, ed era la tradizione che nelle famiglie, nobili o plebee che fossero, regolava il devolvere dei beni, in un modo che attesta il potere acquisito dalla donna per conservare quanto le apparteneva in proprio: nel caso di unione morta senza un erede diretto, i beni provenienti dal padre andavano alla famiglia paterna, ma quelli della madre tornavano alla famiglia materna, secondo il ben noto adagio del diritto consuetudinario: paterna paternis, materna maternis”.
Altra annosa questione riguarda la cosiddetta libertà delle donne, che certa vulgata, vuole essere violentemente priva in epoca medievale. Niente di più falso. Maschi e femmine, a quel tempo sono considerati rigorosamente eguali, dato che si dispone del futuro sposo precisamente allo stesso modo che della futura sposa. E’ verissimo che in epoca feudale accadeva ciò che succede tuttora in due terzi del mondo, ovvero le unioni erano predisposte dalle famiglie. Ci fu una potenza che lottò contro tali unioni imposte. Fu la tanto accusata di maschilismo e oscurantismo Chiesa Cattolica che moltiplicò nel diritto canonico le cause di nullità, senza cessare mai di reclamare la piena libertà per coloro che si impegnavano reciprocamente.
Il falso mito della “Chiesa ostile alle donne” è una sciocchezza colossale. Uno dei leit motiv femministi consiste nel dire che “è solo nel XV secolo che la Chiesa ha concesso che la donna avesse un’anima”. Ma come? Allora, per secoli si sarebbero battezzate, confessate ed ammesse all’Eucarestia delle persone prive di anima? E’ bene ricordare anche che i primi martiri onorati come santi, siano donne: s. Agnese, s.Cecilia, s. Agata. Com’è triste che s. Blandina o s. Genoveffa fossero prive di un’anima immortale! Sorprende anche venire a sapere che l’enciclopedia più nota del XII secolo è opera di una religiosa, la badessa Herrada di Landsberg. Si parla del celebre Hortus deliciarum, in cui gli esperti attingono i dati più sicuri sulle tecniche di quel tempo. Altrettanto si può dire della famosa Ildegarda di Bingen. Infine, ancora un’altra religiosa, Gertrude di Helfra ci racconta, nel XIII secolo era facile passare dal titolo di grammatica a quello di teologa. Ciò dimostra che i conventi erano anche luoghi di cultura, di dottrina, di esegesi e di studio.
“Vien da domandarsi se la donna oggi non sia mossa da un’inconscia ammirazione – conclude la Pernoud – che si può trovare eccessiva, per un mondo maschile che essa ritiene necessario e sufficiente copiare, fosse pure perdendo lei stessa la sua identità, fosse pure negando in anticipo la sua originalità. La conoscenza del mondo feudale dovrebbe essere maggiormente conosciuto “da quelle donne che in buona fede credono che ella “finalmente esce dal Medioevo”: hanno ancora parecchio da fare prima di ritrovare il posto che fu della ai tempi della regina Eleonora o della regina Bianca…”.