Un richiamo alla responsabilità

Un richiamo alla responsabilità

di Giuliva di Berardino

IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA

Lc 11, 47-54

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

Il Vangelo di oggi è un richiamo alla responsabilità. Gesù afferma che sarà chiesto conto a questa generazione, cioè alla generazione di coloro che ascoltano le sue parole, quindi anche a questa nostra generazione. Bene, di cosa sarà chiesto conto? Quindi di cosa è importante essere responsabili? Gesù dichiara ai sapienti dottori della legge e alle persone religiose del suo tempo, che sarà chiesto loro conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo, cioè della morte violenta che hanno ricevuto i profeti, cioè le persone che hanno parlato in nome di Dio, che sono state segno di Dio nella vita di altre persone. Ma anche di un’altra cosa verrà chiesto conto: di aver portato via la chiave della conoscenza. Ecco allora oggi di quale responsabilità il Vangelo ci richiama: a riconoscere le persone che Dio ci manda e dare loro ascolto e così custodire le parole della conoscenza per poterla comunicare agli altri, quando ci verrà chiesto. Ascoltare per diventare custodi, per custodire la Sapienza e saperla donare. In ebraico la parola ascolto si dice Shamor, e la parola custode Shomer . Sono due parole che si assomigliano, ed è così: se sappiamo ascoltare, sappiamo anche custodire e perciò diventiamo responsabili della Parola di Dio e non corriamo il rischio di rovinare tutto. Ora, il Vangelo ci annuncia che questa responsabilità Dio ce l’affida attraverso Gesù, Colui che per primo, col Suo amore, ci insegna la via della Sapienza. Affidiamoci a Lui, quindi, perché oggi possiamo imparare dalle piccole cose ad ascoltare i profeti, ad ascoltare la Parola di Dio che agisce attraverso le persone che ci sono intorno e diventare così anche noi, custodi della Sapienza che ci porta alla vita e alla gioia.

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