Il divorzio è una “struttura di peccato”
di Ruggero Valori
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IL DIVORZIO INQUINA L’ORDINAMENTO GIURIDICO E LA SOCIETÀ CONTEMPORANEA
Tra le “strutture di peccato” che inquinano gli ordinamenti giuridici e la società contemporanea dobbiamo senz’altro annoverare il divorzio (che il legislatore definisce in modo eufemistico «Cessazione degli effetti civili del matrimonio»). Gli effetti devastanti sulla famiglia e in special modo sui figli sono ormai notori e sotto gli occhi di tutti, nonché ormai definiti dalla psicologia come situazioni estreme di disagio e di sofferenza. Così ogni volta che un nucleo familiare si divide si sperimenta un danno grave ai figli assimilabile ad un lutto.
In questi ultimi anni non si può negare da parte dei giuristi uno sforzo dottrinale e giurisprudenziale e anche un’attenzione del legislatore a tutela dei bambini nel periodo post separazione e nel post divorzio, nonostante le tragiche e ininterrotte notizie sugli esiti di molti divorzi facciano pensare che il problema dei soggetti coinvolti nelle crisi coniugali sia ancora in gran parte da risolvere.
Sarebbe senza dubbio auspicabile, specialmente per quanto riguarda i matrimoni concordatari che si celebrano in Chiesa e hanno effetti civili in forza dei trattati internazionali del 1929 e del 1984, passati alla storia come Patti Lateranensi, allargare la tutela doverosa dei bambini anche ai coniugi che sono titolari di una posizione aperta e tutelata dal diritto naturale alla pacificazione, intesa come cura del consortium totius vitae e risoluzione delle crisi matrimoniali con conseguente salvataggio del matrimonio mediante un potenziamento del tentativo di conciliazione, il quale “tentativo” anche oggi è obbligatorio ma banalizzato e ridotto ad un mero passaggio formale, violando così il contenuto dei Patti Lateranensi che riconoscono il matrimonio concordatario e quindi presuppongono la sacralità dell’atto. Gesù in persona infatti ha elevato a sacramento il matrimonio (si veda Mt.19.4.7: «…il Creatore fin da principio maschio e femmina li fece e disse:…i due diventeranno una carne sola in modo che non siano più due ma una sola carne perciò quello che il Signore ha congiunto l’uomo non separi». Si veda in aggiunta anche nel Codice di diritto canonico il canone n. 1055 che definisce il patto matrimoniale “consortium totius vitae” ovvero “comunione di tutta la vita”, che dura tutta la vita, ordinato al benessere dei coniugi e alla generazione dei figli)
L’effettività e dunque il potenziamento del tentativo obbligatorio di conciliazione si potrebbe attuare facendo ricorso alle risorse della miglior scienza ed esperienza di questo periodo storico in cui sono attestati casi, neppure rarissimi, di “salvataggio di matrimoni in crisi”, o dopo adeguate terapie individuali e di coppia non puramente formali o attraverso “programmi di sostegno esperienziale” (per esempio si vedano i siti della fraternità Sposi per sempre o anche l’associazione Retrouvaille), nei quali i coniugi separandi o divorziandi, vedendo l’esempio e la storia di dolore di altri positivamente risolta, possono far scattare un meccanismo psicologico di rinforzo della fede e del valore soprannaturale del matrimonio che risveglia la coscienza, contraffatta dall’attuale mentalità antifamiliare e divorzista perciò istintuale, regressiva e anticristica. Il matrimonio è uno dei «tre tratti distintivi dell’umano», come scrive Mazzoleni: «la religione che è fondata sul timore del Signore, le regolari sepolture che riconoscono la sacralità del corpo umano legata alla dignità della persona e la sacralità delle nozze attraverso forme solenni e rituali alla presenza del popolo e dell’autorità religiosa» (E.Mazzoleni , Simboli e narrazioni del diritto in Giambattista Vico, 2020 p. 84 ss).
Tenuto conto della derivazione sacrale della famiglia nel matrimonio concordatario e la sua essenzialità sociale, il miglior regalo che i pro life e pro family di tutto il mondo possono fare ai bambini e a chi versa nella situazione drammatica della crisi coniugale – non solo per la conservazione dell’umano, ma soprattutto per contribuire all’instaurazione della civiltà dell’amore (si veda la famiglia come cardine della civiltà dell’amore in M.Toso, Dimensione sociale della fede, 2021, p.179 ss., 2021) – è la riscoperta della dimensione della cura nei rapporti coniugali patologici in cui spesso – come risulta a margine di alcune storie – i coniugi stessi desiderano essere ascoltati sul loro dramma e anzi hanno bisogno estremo di chiarirsi e di dialogare con l’altro coniuge in ambienti rispettosi della “sacralità del vincolo matrimoniale” e comunque di esperire un metodo vero ed efficace per ricostituire l’unità spezzata della loro famiglia, reimparando a volersi bene come marito e moglie nonostante il fatto che il sistema malvagio e la cultura divorzista, alimentata dallo Stato e quindi dal sistemico duopolio giudiziario – forense, l’orgoglio di Caino, la disperazione di Giuda e i risentimenti producano un’apparenza ingannevole quanto satanica (menzognera), su cui frequentemente si fondano i provvedimenti giudiziali di divorzio, di ” impossibilità di continuare la vita familiare”, concetto giuridico blasfemo nei confronti della sacralità del matrimonio concordatario.
I movimenti culturali pro life e pro family , i partiti e i movimenti politici a difesa dei principi non negoziabili (o cristianamente ispirati o conservatori), che sono tutti a vocazione universale, hanno dunque davanti una “chiamata all’azione”. Devono agire sulla rappresentanza politica a tutti i livelli, devono realizzare apposite e veritiere campagne su storie e genesi di tragedie, conferenze, attività di persuasione presso i Consigli degli Ordini e le associazioni forensi, costruire il dialogo con la magistratura per difendere la famiglia, fondamento di umanità e seme della profetizzata civiltà dell’amore, cercando diligentemente di informare, formare e di illustrare ai giovani e ai meno giovani la presenza maligna di questo mito incubato della banalizzazione del sacro che si appalesa con l’apparenza ingannevole della rottura coniugale e la conseguente “disperazione di Giuda” sull’impossibilità di ricostituire l’unità familiare dopo il giudizio del tribunale mondano. È un prodotto artificiale e menzognero dell’attuale pensiero unico divorzista che usa come pretesto la parola “amore” o “fine dell’amore” (come se “amore” fosse un tassametro!) per giustificare comportamenti aberranti e patologici. Sarebbe per questi motivi utile un salto di qualità morale e valoriale di tutti i professionisti e gli esperti (psichiatri, psicologi, sessuologi, counsellor) che iniziassero un percorso di discernimento tra i vari fenomeni di crisi coniugali, contemplando anche la possibilità di valutare alcuni comportamenti estremi dei coniugi quali vere e proprie crisi psichiatriche, indotte dal sistema e dall’ambiente circostante, idonee purtroppo a mettere in pericolo la vita propria e dei propri cari (fenomeno attualissimo dello stragismo familiare).
Sul piano ulteriore del diritto ecclesiastico (rapporti Chiesa /Stato) appare inoltre improcrastinabile, provato che la famiglia è un ente di derivazione sacrale addirittura preesistente allo Stato, e visto la sussistenza di questa “apparenza ingannevole del sistema divorzista” che offende la sacralità del matrimonio e i Patti Lateranensi, la funzione dei pro life e pro family è quella di favorire ogni possibile “co-progettazione, collaborazione e coordinazione tra Chiesa e Stato al fine di potenziare la giurisdizione ecclesiale sui matrimoni concordatari nulli perché è certo (fatto notorio negli ambienti della Chiesa) che oltre la metà dei matrimoni concordatari sono nulli per immaturità dei nubendi. Così in un ordinamento evoluto, che prevede formalmente e con rilevanza costituzionale il principio di collaborazione tra Chiesa e Stato, sembra veramente inevitabile dal punto di vista logico-giuridico che un matrimonio (che è sacramento) venga esaminato nella sua validità prima dai tribunali della Chiesa (previa giurisdizione) per evitare che squallidi e blasfemi teatrini assurgano a sentenze di divorzio e scongiurare così un attacco epocale alla famiglia.
Corollario di tale consapevolezza sulla questione delle nullità dei matrimoni, causate dalla “immaturità dei coniugi”, dovrebbe essere anche la valutazione dell’idoneità dei coniugi immaturi a mantenere la piena potestà genitoriale e l’eventuale introduzione nell’ordinamento di figure a sostegno della genitorialità sul dato certo che un immaturo/a per stipulare atto matrimoniale (tra due ” adulti”) molto probabilmente non ha neppure la piena capacità di educare la prole con ricadute sociali tragiche e devastanti che trovano sempre più conferme nelle vicende della contemporaneità. Ma, se è vero che coniugi immaturi difficilmente possono essere genitori maturi, è anche vero che lo Stato deve organizzare un sistema di supporto degli stessi evitando il più possibile la separazione dei figli dalla madre e dal padre, per non replicare le aberrazioni cui abbiamo assistito nei casi del Forteto e di Bibbiano e in tutti gli altri casi in cui la Stato prevarica i diritti naturali delle famiglie e dei bambini.
Fonte: Pro Vita & Famiglia n. 111, Ottobre 2022