La crisi dei prezzi è perfettamente funzionale all’agenda “green”
di Daniele Trabucco
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BENZINA: CHE COSA SI PUÓ DAVVERO FARE?
Il prezzo della benzina, in Italia, ha superato i 2,00 euro al litro a conferma che la scelta del Governo della Repubblica di imporre ai gestori l’esposizione del prezzo medio nazionale non ha funzionato.
Il costo del carburante è composto da tre voci: 1) il costo netto del combustibile, incluso il guadagno dei gestori delle pompe, 2) le accise, 3) l’Iva.
Ora, da un lato, la crisi dei prezzi è perfettamente funzionale all’agenda “green” con tutte le ripercussioni che questa comporta, dall’altro, peró, l’Esecutivo non è minimamente intervenuto nè sulla riduzione delle accise (diversamente dal Governo Draghi), nè sull’IVA.
È vero che Meloni è legata alla “coperta corta” delle risorse economiche, soprattutto in vista della legge di bilancio per il 2024 (ma intanto si inviano armi a Kiev ed aumentano anche i costi per la gestione dei flussi migratori che sono più che raddoppiati rispetto a settembre 2022), tuttavia alcune soluzioni ci sono, ma, al momento, non sono state prese in opportuna considerazione. Si naviga a vista a danno di cittadini, imprese e consumatori.
Se è arduo intervenire sull’IVA senza un accordo con l’Unione Europea, ben si potrebbe, peró, lavorare sulla c.d. “accisa mobile”, ossia uno sconto automatico sulle accise determinato dal prezzo del petrolio. Se questo sale, il maggior gettito generato sarebbe automaticamente destinato a ridurre i listini. Basterebbe un semplice decreto interministeriale visto che la legge ordinaria dello Stato n. 244/2007 (legge di bilancio per il 2008) lo prevede all’art. 1, commi da 290 a 294. Dal momento che, ad oggi, il prezzo del petrolio è di oltre 90,00 dollari al barile, è ampiamente superato il livello di 77,4 dollari, previsto nel Documento di economia e finanza del 2023, che rappresenta la condizione richiesta dalla legge per servirsi di questa opportunità. Invece, l’Esecutivo dei “patrioti” non solo con il decreto/legge 14 gennaio 2023, n. 5 (c.d. “trasparenza”), convertito con modificazioni nella legge formale n. 23/2023, ha previsto la facoltà (e non l’obbligo) di ricorrere all’accisa mobile senza, peraltro, più indicare la percentuale di aumento (era del 2%) per intervenire, ma ha deciso anche di non seguire questa strada, alzando (pare) nel Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza la soglia a centodieci dollari al barile per il petrolio di qualità Brent rendendo in questo modo impossibile l’attivazione del meccanismo.
Con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del “decreto energia”, si è optato per il bonus di 80,00 euro che tocca i redditi bassi (si calcola un milione e trecentomila famiglia, cioè quelle in possesso della carta acquisti “Dedicata a te”) e che sarà erogato in un’unica soluzione tra ottobre e novembre 2023. Anzichè pensare ad un provvedimento generalizzato per quanto non pienamente risolutivo, si è scelta la via delle mance una tantum con impatti limitatissimi sulla vita delle persone. Proprio un grande senso della Patria…