Il generale Vannacci rettificherà o confermerà le sue idee?
di Angelica La Rosa
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I MALESSERI DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA SECONDO IL GENERALE VANNACCI
Il generale di Divisione Roberto Vannacci, da meno di due mesi Comandante dell’Istituto Geografico Militare, l’ente cartografico dello Stato che ha sede a Firenze da oltre 150 anni, ha alle sue spalle una carriera da incursore paracadutista nelle Forze Speciali della Difesa, che lo ha visto in prima linea nei teatri operativi più impegnativi. Dalla guida della Task Force 45 in Afghanistan, al comando del 9° Reggimento Col Moschin e quindi della stessa Brigata Paracadutisti Folgore di Livorno.
Nei giorni scorsi ha auto-prodotto un libro che è possibile trovare su Amazon. Si tratta di “Il mondo al contrario” (373 pagine, 19,76 €).
Non capita tutti i giorni che un militare di carriera prenda carta e penna e – seppur a titolo personale – denunci quello che, a suo parere, è il malessere della società contemporanea. Quella italiana in particolare. Dove le parole ‘normalità’ e ‘buonsenso’ sembrano continuare a perdere terreno. Il «contrario» di quello che dovrebbe essere.
Sulla Carta Costituzionale l’articolo 21 recita che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. In un’Italia veramente democratica, dunque, nessuno avrebbe dovuto indignarsi per un cittadino che esprime le sue opinioni. Invece non è stato così. Ma cosa ha detto di così sconvolgente il generale?
Cominciamo dai titoli, significativi, dei capitoli de «Il mondo al contrario»: Il Buonsenso; L’ambientalismo; L’energia; La società multiculturale e multietnica; La sicurezza e la legittima difesa; La casa; La famiglia; La Patria; Il pianeta Lgbtq; Le tasse; La nuova città; L’animalismo. Molti lettori vi ritroveranno le proprie opinioni, altri dissentiranno. Ma questa è la libertà di pensiero, costituzionalmente garantita!
Nella presentazione del testo su Amazon si legge:
Il titolo la dice lunga sul tenore e sui contenuti di questo libro. “Il Mondo al contrario” vuole infatti provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità. “Cosa c’è di strano? Capita a tutti, e spesso” – direte voi. Ma la circostanza anomala è rappresentata dal fatto che questo sgradevole sentimento di inadeguatezza non si limita al verificarsi di eventi specifici e circoscritti della nostra vita, a fatti risonanti per quanto limitati, ma pervade la nostra esistenza sino a farci sentire fuori posto, fuori luogo ed anche fuori tempo. Alieni che vagheggiano nel presente avendo l’impressione di non poterne modificare la quotidianità e che vivono in un ambiente governato da abitudini, leggi e principi ben diversi da quelli a cui eravamo abituati. Basta aprire quella serratura di sicurezza a cinque mandate che una minoranza di delinquenti ci ha imposto di montare sul nostro portone di casa per inoltrarci in una città in cui un’altra minoranza di maleducati graffitari imbratta muri e monumenti, sperando poi di non incappare in una manifestazione di un’ulteriore minoranza che, per lottare contro una vaticinata apocalisse climatica e contro i provvedimenti già presi e stabiliti dalla maggioranza, blocca il traffico e crea disagio all’intera collettività. I dibattiti non parlano che di diritti, soprattutto delle minoranze: di chi asserisce di non trovare lavoro, e deve essere mantenuto dalla moltitudine che il lavoro si è data da fare per trovarlo; di chi non può biologicamente avere figli, ma li pretende; di chi non ha una casa, e allora la occupa abusivamente; di chi ruba nella metropolitana, ma rivendica il diritto alla privacy.
Nel primo capitolo l’alto ufficiale ricorda che viviamo nel mondo al contrario, che va contro il Buonsenso, il sentire comune, e scrive della “tanto odiata normalità che si oppone all’ormai estrema percezione soggettiva del giudizio e della realtà. La parola normalità ha addirittura assunto un’accezione negativa”. “La cosiddetta ‘correttezza politica’ – prosegue Vannacci – penetra ogni ambito e ogni situazione. In nome della più estesa inclusività dobbiamo rifuggire qualsiasi atteggiamento che possa creare uno ‘svantaggio percepito’ nei confronti di determinate categorie di persone, spesso in acuta minoranza all’interno della collettività, pena l’essere apostrofati quali istigatori dell’odio, razzisti, omofobi conservatori e, pertanto, pericolosi asociali”.
Il generale Vannacci ha le sue idee e non le manda a dire. Stiamo assistendo, secondo Vannacci a “un vero e proprio assalto alla normalità che, in nome delle minoranze che non vi si inquadrano, dev’essere distrutta, abolita, squalificata facendo in modo che il marginale prevalga sulla norma generale e sul consueto”. In presenza peraltro di una “maggioranza silenziosa che non si esprime, che forse non ne ha più la voglia, che non trova il modo di far valere le proprie opinioni e che, spesso, viene sopraffatta di chi maggioranza non è”.
Parlando della legittima difesa il generale non usa mezzi termini. Se un ladro entra in casa “perché non dovrei essere autorizzato a sparargli, a trafiggerlo con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani”, “se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo, perché dovrei rischiare di essere condannato?”.
“Quando gli occupanti abusivi delle abitazioni prevalgono sui loro legittimi proprietari – si legge nella quarta di copertina -; quando si spende più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale; quando l’estrema difesa contro il delinquente che ti entra in casa viene messa sotto processo; quando veniamo obbligati ad adottare le più stringenti e costosissime misure antinquinamento, ma i produttori della quasi totalità dei gas climalteranti se ne fregano e prosperano; quando le città si trasformano in luoghi per single benestanti e alternativi mentre lavoratori, operai e Famiglie sono costretti ad abbandonarle; quando definirsi padre o madre diventa discriminatorio, scomodo ed esclusivo perché urta con chi padre o madre non è; quando si inneggia a larga voce per l’adozione di sempre più disparati diritti senza prevedere un altrettanto fitta schiera di doveri; quando non sai più come chiamare una persona di colore perché qualsiasi aggettivo riferito all’evidentissima e palese tinta della sua pelle viene considerato un’offesa. Molti chiamano questa condizione Civiltà e Progresso. Ecco, questo libro è dedicato a tutti gli altri!”.
Relativamente all’omosessualità tanto dilagante sui mezzi di comunicazione il generale ha scritto che “la normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionali”.
Davanti alle polemiche, il generale ha risposto: “Sono pronto a confrontarmi sulle mie opinioni e nel campo delle argomentazioni, del merito, non di altri aspetti. La libertà di opinione è una delle radici della nostra radice libera e occidentale. Giordano Bruno lo hanno bruciato perché aveva un pensiero controcorrente”.
Nella serata di ieri ha già fatto qualche marcia indietro (sul tema dell’omosessualità). A questo punto ritorna alla mente un celebre passo di un libro di Leonardo Sciascia, “Il giorno della civetta” (Torino, Einaudi 1961), in particolare il brano in cui il padrino mafioso Mariano esprime il suo rispetto per il protagonista del romanzo, il capitano Bellodi.
«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre. Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo».
Di quale categoria vorrà far parte il generale?
Levandoci Giordano Bruno ….
A parte Giordano Bruno, tutto condivisibile!
Speriamo non ritratti nulla.
Tobia
Con il “politicamente corretto, il Generale , che se insiste , rischia di diventare “caporale”, visti i temi di cui tratta (sto leggendo l”inizio di 373 pagine, comprato subAmazon (xché le librerie ” non lo vendono e non lo ptenotano), mi chiedo:
Andando avanti così, il Papa non rischia di diventare Parroco ?
Nel ’68 dicevano:
Vietato vietare.
Nel 2020 dicono
Vietato discriminare.
Tutto va ben, tutto fa brodo.
“chiamano bene il male
e male il bene”…..
I risultati, poi, si sono visti, x chi è di memoria corta.