Vogliono costruirsi ancora una volta un vitello d’oro
di Calogero Daino
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NESSUNO PUÒ E DEVE PERMETTERSI DI CAMBIARE LA TRADIZIONE
Sono un docente di scuola secondaria di secondo grado ed in quanto tale spesso e volentieri vengo a contatto con i punti della cosiddetta Agenda 2030.
Si tratta di un piano di competenze che andrebbero sviluppate entro il 2025 al fine di “salvare il pianeta”. C’è una parola d’ordine in questo “piano”: quello di includere.
Ciò è da considerarsi buono naturalmente se si tratta di uno studente con difficoltà, con una qualche disabilità; ma ciò che mi sorprende è che questa parola d’ordine abbia sforato i confini della realtà scolastica per raggiungere “luoghi” in cui è bene essere chiari.
Perché invece di includere, cioè far sentire dei nostri qualcuno che non si sente tale, siamo finiti per creare un’accozzaglia, un calderone in cui tutto è buono e fa brodo. Ed uno tra questi è senza dubbio la Chiesa.
Con ciò non voglio affermare che la Chiesa non debba accogliere, non debba includere, non debba essere – come spesso dice Papa Francesco – un ospedale da campo. In chiesa tutti siamo ben accetti: con i nostri peccati, con i nostri limiti, con le nostre fragilità.
Ma nessuno può e deve permettersi di cambiare la Tradizione. Nessuno può permettersi di cambiare il Vangelo.proprio ieri leggevo su “Informazione Cattolica” un cosiddetto vescovo della comunione anglicana ha dichiarato che la preghiera del padre nostro, l’unica che viene direttamente da Dio senza nessun intermediario, non sarebbe inclusiva nei confronti delle persone e delle famiglie arcobaleno.
Mi chiedo: siamo veramente arrivati a questo? È possibile che sia stata scardinata la famiglia, la dignità umana, l’unità della persona come spirito anima e corpo, e questo spesso e volentieri adopera di uomini di chiesa. Ma addirittura qui si pretende di cambiare la preghiera più bella di tutta la tradizione cristiana.
A questo punto perché non eliminarla completamente? Se ci facciamo caso, il padre nostro limita il nostro libero arbitrio! Ci vuole schiavi o peggio ancora marionetta nelle mani di questo Dio che limita la nostra iniziativa!
Non possiamo dire impatti “sia fatta la tua volontà”, ma sarebbe più opportuno dire “fai la mia volontà”. E non concludere con: “non abbandonarci alla tentazione, ma libera ci dal male”, quando invece potremmo dire: “Le tentazioni ci piacciono perché ci danno il brivido, ma libera ci da ciò che noi riteniamo del male”.
Sarcasmo a parte, vogliamo costruirci ancora una volta un vitello d’oro, invio alla nostra portata, invio che non si dica dal profondo del nostro cuore che cosa ci porta a lui e che cosa invece ci allontana. Vogliamo invece un Dio a modo nostro. E ciò che mi fa piangere è che chi propina tali costruzioni è chi si spaccia per suo apostolo.