La NATO… ovvero il “camaleonte” funzionale all’unipolarismo americano

La NATO… ovvero il “camaleonte” funzionale all’unipolarismo americano

di Daniele Trabucco

LA NATO ESERCITA UNA VERA E PROPRIA INGERENZA VERSO GLI STATI TERZI PER RAGIONI DI PRESUNTA “DIFESA UMANITARIA”

Il Trattato dell’Alleanza Atlantica del Nord del 1949 (di cui la NATO é il braccio militare) aveva ed ha, tra le sue finalità, quello di difendere i Paesi aderenti, anche valutando l’uso della forza armata ex art. 5, da attacchi esterni i quali sono considerati contro tutti gli Stati firmatari.

Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, la riunificazione delle due Germanie nel 1990 e la dissoluzione dell’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche nel 1991, l’Alleanza ha mutato il proprio concetto di strategia militare per pervenire, e la vicenda kosovara del 1999 con il bombardamento su Belgrado e su la Repubblica di Serbia lo dimostra, ad un’azione di vera e propria ingerenza verso gli Stati terzi per ragioni di presunta “difesa umanitaria” e, dopo l’11 settembre 2001, per fronteggiare il terrorismo su scala globale. Dalla strategia di deterrenza e difesa si è, pertanto, giunti ad una politica di prevenzione e di lotta alle minacce alla sicurezza.

In questo passaggio sorgono due problemi non irrilevanti che vediamo anche in relazione alla fase antecedente il conflitto in corso tra Federazione Russa e Repubblica di Ucraina e che proseguono fino ad oggi. In primo luogo, i decisori che stabiliscono discrezionalmente quali sono i Paesi pericolosi su cui operare e quali sono le minacce da fronteggiare restano sempre e solo gli Stati Uniti d’America. I Paesi europei dell’Alleanza (alcuni appartenenti all’Unione Europea, altri no) si sono trovati, grazie anche a classi politiche deboli e mediocri che pagano dazio agli USA per poter governare, ad essere coinvolti in contesti estranei ai loro stessi interessi strategici.

In secondo luogo, e qui si vede la miopia dell’Unione Europea e di molti Stati membri appartenenti all’Alleanza Atlantica del Nord tra cui l’Italia, mentre per gli europei il baricentro resta ancora il continente, la protezione dei confini orientali ed il Mediterraneo, per gli americani la minaccia sono la Repubblica Popolare Cinese e la Federazione Russa: la prima perché sta acquisendo la leadership economico-finanziaria a livello globale, la seconda in ragione sia della sua legittima volontà di frenare l’espansione Nato ad est (per evitare una “crisi di Cuba” al contrario), sia per l’avvio delle premesse di un sistema multipolare che significa non solo ridimensionamento della centralità del dollaro (si veda il sistema BRICS), ma prima di tutto “sinfonia della civilizzazione”, ovvero rafforzamento di identità aggreganti, basato sulla primazia dell’interesse nazionale e della politica sulla finanza (in antitesi alla ideologia neoliberista) senza arrivare, nonostante alcune critiche in questo senso, ad una omologazione delle culture minoritarie rispetto a quelle maggioritarie. Non accorgersi di quanto sta accadendo, significa portare l’Europa verso il baratro di un conflitto.

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