L’universo letterario della Bibbia è sublime, vasto e complesso

L’universo letterario della Bibbia è sublime, vasto e complesso

di Giuseppe Lubrino

“INTRODUZIONE AL VANGELO SECONDO MARCO – IL DIO DEL VANGELO RIABILITA ALL’AMORE” (MC 1,29-31)

L’universo letterario della Bibbia è sublime, vasto e complesso. Una trattazione esauriente intorno a uno solo di questi temi di carattere biblico- esegetico e teologico richiederebbe la redazione di interi saggi o libri e ciò risulterebbe inappropriato se si considera la fluidità del web. Pertanto, l’intento del presente articolo è quello di accrescere e suscitare nei lettori una maggiore curiosità intorno alla sezione letteraria dei Vangeli. Ciò, ai fini di fare acquisire loro una maggiore dimestichezza e familiarità con il Testo Sacro. A tale scopo, dopo aver offerto nozioni di carattere generale sui tre vangeli sinottici, si tenterà un’introduzione generale al Vangelo secondo Marco con il commento di uno dei suoi brani più celebri: “Guarigione della suocera di Pietro” (cf. Mc 1,29-31).

Introduzione
I vangeli da sempre hanno suscitato l’interesse del “grande pubblico”. Studiosi, scienziati, credenti e non credenti si sono lasciati affascinare dalle pagine dei vangeli che narrano i detti, i fatti e gli avvenimenti più salienti di una delle figure più importanti della storia umana: Gesù di Nazareth. Detto questo, il termine “Vangelo” significa: lieto annuncio o buona notizia. I Vangeli confluiscono nella Bibbia all’interno del Nuovo Testamento e, costituiscono il corpus di scritti più importante della tradizione cristiana perché riportano la vicenda terrena di Gesù Cristo, Figlio di Dio. In genere sono definiti “vangeli sinottici” i vangeli secondo Marco, Matteo e Luca, in quanto presentano fra loro notevoli “concordanze”, a tal punto che molte pagine di questi scritti possono essere accostate le une alle altre e lette in modo simultaneo, perché riportano gli stessi racconti di miracoli e le stesse raccolte di sentenze. Esistono delle edizioni di vangeli chiamate, appunto, “sinossi”, che pongono il testo evangelico su tre colonne parallele, dove, generalmente Marco occupa una posizione centrale rispetto a Matteo e Luca. Le concordanze esistono relativamente alla materia trattata, allo schema, alle espressioni, ecc.; tuttavia lo scopo proprio di ogni autore, come pure i particolari destinatari cui si rivolgono, hanno obbligato i sinottici ad una cernita del materiale che avevano a disposizione, creando così fra i tre delle discordanze che ancora oggi costituiscono un serio problema per gli studiosi. Come si è detto numerose e innegabili sono le similitudini, come anche le differenze che si riscontrano fra i sinottici in vari campi, quali:
a) Nella materia trattata dai tre evangelisti, abbiamo:
convergenze: non solo sull’argomento generale (attività del Battista, ministero in Galilea, Passione…), ma anche per singole sezioni e parole di Gesù, tanto che si può affermare che, grosso modo, dividendo ogni sinottico in tre parti, due almeno sono comuni, e una sola rimane propria.
Divergenze: danno una presentazione propria di molti avvenimenti. Ad es. Matteo ha in proprio la genealogia iniziale e cinque episodi dell’infanzia di Gesù. Luca ha in proprio il vangelo dell’infanzia (impostato in maniera differente rispetto a quello di Matteo), le parabole della misericordia e del buon samaritano. Marco ha in proprio la parabola del seme che cresce da solo (Mc 4,26-29) e il particolare del giovane che fugge nudo la notte della cattura nel Getsemani (14,51-52).
b) Nell’ordine in cui viene presentata la materia, abbiamo:
convergenze: non solo sullo schema delle grandi fasi (battesimo, attività in Galilea…), ma anche nelle singole parti.
Divergenze: l’armonia è sovente spezzata dall’inserimento di materiale proprio, oppure da sistemazioni particolari dovute a scelte dell’autore.

c) Nella forma notiamo:
convergenze: certi brani convergono non solo nello stile semplice e popolare, ma anche nelle osservazioni sulle stesse circostanze e sull’uso delle stesse parole.
Divergenze: dovute alla diversa personalità dell’autore.

Il Vangelo secondo Marco
È stato redatto – probabilmente – prima o poco dopo il 70 d.C., poiché non si riscontra particolare attenzione alle profezie circa la caduta e la distruzione del tempio di Gerusalemme. È rivolto, alla comunità cristiana di Roma. La tradizione patristica ha identificato in Marco il giovane che fugge nudo durante l’arresto di Gesù nel Getsemani, divenuto poi da adulto un collaboratore di Pietro e Paolo. I Padri della chiesa, tra l’altro, hanno anche ipotizzato che il racconto di Marco abbia preso avvio a partire dalle predicazioni e dagli insegnamenti di san Pietro. Tutt’oggi però tali acquisizioni sono dibattute dagli esegeti.
L’opera di Marco la si può suddividere in due blocchi:
Ministero di Gesù (cc.1,1-8,20);
Rivelazione dell’identità di Gesù (cc. 8,21-16,18).
Il nucleo centrale dell’intera narrazione è il seguente: Gesù Cristo è il Figlio di Dio in virtù del mistero della Pasqua. L’intero racconto marciano, peraltro, tenta di sviluppare, a partire da una graduale pedagogia, una risposta credibile all’interrogativo seguente: “Chi è Gesù”?
La redazione marciana pone in evidenza l’aspetto trascendente ed immanente del “Regno di Dio” il quale è una realtà che, benché proiettata nel futuro è presente “già qui ed ora” nella persona di Gesù. La dimensione escatologica, dunque, è sviluppata tra l’immanenza e la trascendenza della realtà di Dio. Tuttavia, tale “Regno di Dio” è osteggiato dalle potenze del male – ed è in quest’ottica – che vanno collocati i numerosi racconti di miracoli ed esorcismi. L’intento di Marco è quello di presentare ai destinatari del suo racconto Gesù Cristo vero Dio e vero uomo. Attraverso l’esperienza della croce, infatti, emerge la piena umanità del Cristo. Attraverso, invece, l’esperienza del sepolcro vuoto e della Resurrezione è possibile cogliere la sua identità divina. Oltre ciò, nella prima sezione si possono rilevare le caratteristiche del discepolo autentico: colui che riconoscendo in Gesù il Cristo, si pone alla sua sequela e ne imita gli atteggiamenti. Un dato inedito e caratteristico della versione marciana, è costituito dal “segreto messianico” il quale, esprime le intenzioni di Gesù di non svelare la sua identità per non essere frainteso con il messia politico atteso da Israele. (Gianfranco Ravasi, Biografia di Gesù, secondo i Vangeli, Raffaello Cortina Editore, pp. 46-65).
Il Vangelo secondo Marco si presenta ai lettori come un vero e proprio itinerario che ha il fine di suscitare la fede nella sua Persona quale Signore e salvatore del mondo. (La Bibbia Giovane, Ancora – Editrice La Scuola 2009, pp.1193-1194;1247). La prospettiva teologica marciana è quella di porre in evidenza, attraverso la tecnica del chiaro-scuro, proprio come quella utilizzata dal Caravaggio nei suoi dipinti, l’identità divina di Gesù. Oltre ciò, egli delinea anche gli atteggiamenti che i discepoli di ogni tempo sono chiamati a fare propri per applicare nel proprio vissuto gli insegnamenti del maestro divino. Leitmotiv del racconto di Marco è, infatti, anche l’ appello alla conversione: se Gesù è il Figlio di Dio venuto per dischiudere il senso ultimo della vita all’umanità sofferente, ognuno che incontra Dio nella sua Persona è chiamato ad operare un cambiamento radicale per rendersi conforme e idoneo alla cittadinanza del Regno annunciato da Gesù.

E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. (Mc 1,29-31).
Riflessione
Gesù ama stare tra la gente. Informato dai suoi amici e discepoli dello stato di malattia della suocera di Pietro Gesù, prima di proseguire il suo cammino, desidera risollevare da una situazione di sofferenza e di disagio la suocera del suo amico-discepolo è il primo racconto di guarigione di ordine fisco che ci riporta san Marco. Gesù non è indifferente e insensibile al dolore altrui. Assume un atteggiamento di premura e compassione verso chiunque vive una situazione di malessere che sia di natura fisica o psicologica-interiore. Il gesto di Gesù di chinarsi per risollevare la donna dalla prostrazione e dal dolore è emblematico e suggestivo. Dio invita ogni essere umano a fare esperienza della sua compassione e della sua amicizia che, appunto, conferisce dignità e risolleva dalla frustrazione e dall’inquietudine del cuore. Tale miracolo di guarigione, dimostra che il tocco di Dio riabilita e dona la forza necessaria per riprendere in mano la propria vita e porla al servizio degli altri nell’ordinario della quotidianità. Il Dio della rivelazione giudeo-cristiana non si rivela nella potenza straordinaria ma nell’ordinaria umiltà. Le azioni, le parole e i gesti di Gesù costituiscono una dimensione catartica e salvante per la vita dell’essere umano di ogni tempo. Porsi, quindi, in ascolto dei suoi insegnamenti è fonte di crescita e maturazione personale. La dignità che conferisce “il tocco del Signore” è una dignità che mobilita al servizio per gli altri. In tal senso risulta suggestivo il commento di papa Francesco:
Non dimentichiamo che l’unico modo lecito di guardare una persona dall’alto in basso è quando tu tendi la mano per aiutarla a sollevarsi. L’unica. E questa è la missione che Gesù ha affidato alla Chiesa. Il Figlio di Dio manifesta la sua Signoria non “dall’alto in basso”, non a distanza, ma chinandosi, tendendo la mano; manifesta la sua Signoria nella vicinanza, nella tenerezza e nella compassione. Vicinanza, tenerezza, compassione sono lo stile di Dio. Dio si fa vicino e si fa vicino con tenerezza e con compassione. Quante volte nel Vangelo leggiamo, davanti a un problema di salute o qualsiasi problema: “ne ebbe compassione”. La compassione di Gesù, la vicinanza di Dio in Gesù è lo stile di Dio. (Papa Francesco, Angelus, piazza San Pietro domenica, 7 febbraio 2021).

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