Il Libro dei Salmi alla scuola di Benedetto XVI
di Giuseppe Lubrino
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DECIFRARE E APPLICARE NEL PROPRIO VISSUTO LA VOLONTÀ DI DIO
Nell’attuale contesto socio-culturale spesso si avverte l’esigenza di riportare alla luce una spiritualità autentica che sia capace di conferire all’uomo contemporaneo un bagagliaio teologico-spirituale adeguato per prendersi cura dell’ interiorità e della dimensione spirituale della propria personalità. Accresce sempre più nel cuore dell’uomo credente il desiderio di poter decifrare e applicare nel proprio vissuto la volontà di Dio.
Nell’epoca della tecnica e del pluralismo culturale, morale e spirituale, l’uomo odierno è sottoposto sovente ad un’esistenza stressante, frenetica e inquieta. È chiamato, inoltre, a fare i conti con il consumismo e il materialismo, nonché con una eccessiva cura del corpo e della dimensione esteriore dell’umano a cui molti si dedicano con estrema dedizione. Ciò, non di rado, procura nei più una tensione che tende ad allontanare dalla pratica della preghiera e dalla cura interiore del Sé.
Nell’ambito della religione si avverte la necessità di riscoprire la preghiera quale via privilegiata della relazione dell’uomo con il Divino. La preghiera, infatti, diventa anche per il dialogo interreligioso terreno fertile perché tutte le tradizioni religiose a partire da essa possono intraprendere un dialogo costruttivo poiché il pregare costituisce il proprium della dimensione religiosa in quanto tale.
All’interno della Sacra Scrittura la sezione dei Testi Sapienziali è sicuramente tra le più suggestive della Rivelazione giudeo-cristiana. Il suo fascino è dovuto al valore pedagogico-educativo che tali testi evocano e alla loro capacità di incidere nel quotidiano della vita dei credenti. Tale corpus di scritti, infatti, mira a proporre ai credenti, così come ai non credenti un vero e proprio itinerario di formazione spirituale e umana ai fini di rendere l’uomo, di ogni tempo, maggiormente più consapevole dei suoi limiti e delle sue potenzialità.
Tali testi, peraltro, si rivelano un tesoro dal valore inestimabile perché ogni essere umano di buona volontà possa trovare in essi un valido ed efficace supporto per imparare a discernere il bene dal male. Oltre ciò, occorre tener presente che, Gesù di Nazareth, più volte, nel corso della sua esistenza terrena si è riferito a tale corpus letterale. Detto questo, proveremo nelle pagine che seguono a presentare il libro dei Salmi che costituisce un po’ il cuore della spiritualità ebraica ed occupa un posto di rilievo anche riguardo la spiritualità cristiana. Il libro dei Salmi può considerarsi una vera e propria scuola di preghiera e di vita.
Ci proponiamo di presentare un’introduzione generale dell’ opera dei Salmi prendendo in considerazione alcune indicazioni che Joseph Ratzinger ci ha offerto nel corso del suo pontificato riguardo questo libro della Sacra Scrittura. Si ritiene, infatti, che riscoprire la ricchezza e il valore pedagogico-educativo dei libri sapienziali della Bibbia sia un esercizio proficuo ai fini di accrescere la conoscenza della fede. Del resto, conoscere gli insegnamenti degli antichi saggi è un’opportunità di crescita e maturazione umana, culturale e spirituale di alto spessore teologico-morale.
La raccolta dei Salmi è sicuramente tra i libri più letti e conosciuti della Bibbia. Il termine “Tèhillim” nella lingua ebraica è un plurale irregolare di “Tèhillah” che significa “Lode”. Tale termine designa – sia nelle Scritture ebraiche che nelle Scritture cristiane – il libro dei Salmi. La tradizione ha da sempre attribuito la redazione del libro dei Salmi al re Davide. Tuttavia, dato che è stato composto nell’arco di circa settecento anni, tale attribuzione oggi è ritenuta dai più inverosimile. L’esegesi odierna è unanime nel suddividere il testo in cinque parti:
a) 1-41
b) 42-72
c) 73-89
d) 90-106
e) 107-150
Inoltre, all’interno del testo vi si scorgono delle discrepanze tra il Testo Masoretico e la versione dei LXX a causa del Salmo 9 poiché mentre nel TM è bipartito nella versione dei LXX è stato unito. (Per questo dal salmo 9 in poi nelle nostre Bibbie – ad esempio- troviamo: Salmo 10 (11).
Il libro è composto da diversi generi letterari:
1) Inni
2) Salmi di ringraziamento
3) Salmi regali
4) Suppliche individuali
5) Suppliche collettive
6) Salmi di fiducia
7) Salmi Sapienziali [1].
Inoltre, vi sono poi i titoletti – posti all’inizio di ogni Salmo – oggi ritenuti un’aggiunta tardiva, grazie ai quali è possibile risalire al tempo di composizione del Salmo e alla circostanza che ha indotto l’agiografo a comporlo. Il periodo di composizione e redazione dei Salmi si incastra all’incirca tra il X-IV sec. a. C.
Nel libro dei Salmi è presente il parallelismo biblico ed è possibile riscontrare tra le sue pagine la dottrina della retribuzione terrena (premio ai giusti e castigo agli empi). Oltre ciò, il testo è arricchito da una concezione teologica molto articolata, contiene – in maniera sistematica – tutto quanto il pensiero teologico dell’Antico Testamento. Dio è visto attraverso le emozioni dell’uomo che, talvolta, lo prega con la lode e con la supplica, impreca il suo aiuto nella sofferenza, nel dolore, nell’angoscia, nel pericolo; altre volte, invece, si esalta la maestà, divina e si rammentano le sue gesta e le sue meraviglie, si onora la sua gloria. I Salmi hanno una notevole importanza anche nella Tradizione cristiana, poiché sono stati sempre letti e pregati in chiave cristica. Gesù stesso, infatti, nel Nuovo Testamento e – nei momenti più importanti della sua vita – ha pregato il Padre coi Salmi (Cf. Mt 27,46; Mc 15,34; Sal 22,1). I salmi, dunque, possiamo definirli la lode per eccellenza che la Chiesa eleva a Dio [2].
Benedetto XVI nel corso del suo illuminante pontificato (2005-2013), in più occasioni si è riferito agli insegnamenti del libro dei Salmi. Tuttavia, prima di prendere in considerazione il suo pensiero in merito, precisiamo che il centro dell’intero insegnamento di Joseph Ratzinger è rilevabile nella Sacra Scrittura, nell’insegnamento dei Padri della Chiesa e nella tradizione Liturgica. Egli è da annoverare tra i più illustri teologi del nostro tempo, il suo percorso accademico ed ecclesiastico è stato interamente speso in una costante ricerca della verità. Il punto cardine del suo metodo di indagine speculativa è costituito dal tentativo, instancabile, di riaccordare fides et ratio perché il cristianesimo potesse trovare uno spazio valido e veritativo all’interno del pensiero della nostra epoca post-moderna. Si veda quanto afferma riguardo il libro dei Salmi:
I Salmi sono manifestazioni dell’animo e della fede, in cui tutti si possono riconoscere e nei quali si comunica quell’esperienza di particolare vicinanza a Dio a cui ogni uomo è chiamato. Ed è tutta la complessità dell’esistere umano che si concentra nella complessità delle diverse forme letterarie dei vari Salmi: inni, lamentazioni, suppliche individuali e collettive, canti di ringraziamento, salmi penitenziali, salmi sapienziali […]. Nonostante questa molteplicità espressiva, possono essere identificati due grandi ambiti che sintetizzano la preghiera del Salterio: la supplica, connessa al lamento, e la lode, due dimensioni correlate e quasi inscindibili. Perché la supplica è animata dalla certezza che Dio risponderà [3].
Nei Salmi emerge un’ antropologia in cui il rapporto uomo-Dio è una dimensione costituiva e connaturale dell’umano. La relazione dell’ uomo con Dio è un elemento viscerale e vitale dell’esistenza umana dell’uomo biblico. Tale relazione dalle caratteristiche asimmetriche si dispiega ed è espressa nei termini di immanenza e trascendenza del Divino. Nella visione biblica Dio è il Creatore che si rivolge, interpella e interloquisce con le sue creature (l’umanità) e la preghiera costituisce il cuore pulsante perché questo rapporto si consolida e sussista nel tempo. (cf. Sal 8). Detto questo, risulta interessante rilevare quanto emerge dal pensiero ratzingeriano sul Salmo 23 che è tra i passi più celebri dei centocinquanta componimenti poetici che compongono il salterio e tra tutti il resto dei libri della Bibbia.
Ratzinger rileva che tale brano è composto con un linguaggio nomade che fa riferimento all’ambiente della pastorizia: Dio è il pastore che ha cura e premura del suo gregge. La cura di Dio si estende anche in quelle dimensioni dell’esistenza in cui sembra che la vita è minacciata e proceda per sentieri tenebrosi e scoscesi. Il Dio della Parola è presente, assicura ai suoi fedeli protezione e ristoro anche nei deserti entro cui, talvolta, lo spirito dell’uomo può essere indotto dagli affanni e dalle preoccupazioni. Ratzinger afferma:
L’immagine [del pastore] richiama un’atmosfera di confidenza, intimità, tenerezza: il pastore conosce le sue pecorelle una per una, le chiama per nome ed esse lo seguono perché lo riconoscono e si fidano di lui (cfr Gv 10,2-4). Egli si prende cura di loro, le custodisce come beni preziosi, pronto a difenderle, a garantirne il benessere, a farle vivere in tranquillità. Nulla può mancare se il pastore è con loro [4].
Una relazione intima e vitale tra il pastore e le sue pecore. È da notare che tale immagine sarà utilizzata da Gesù stesso che l’applicherà a sé descrivendo la relazione tra Lui e i suoi seguaci. Prosegue ancora la sua riflessione Benedetto XVI:
Non dimentichiamo qui che la scena evocata dal Salmo è ambientata in una terra in larga parte desertica, battuta dal sole cocente, dove il pastore seminomade mediorientale vive con il suo gregge nelle steppe riarse che si estendono intorno ai villaggi. Ma il pastore sa dove trovare erba e acqua fresca, essenziali per la vita, sa portare all’oasi in cui l’anima “si rinfranca” ed è possibile riprendere le forze e nuove energie per rimettersi in cammino [5].
È a partire da queste pagine che nella Bibbia il cammino diventa simbolo perenne dell’esistenza umana orante e credente. L’uomo biblico è itinerante, costantemente, in cammino e, dunque, orientato alla crescita e alla maturazione personale. La Parola di Dio ci aiuta a rialzarci da tutte le situazioni che viviamo e ci rimette in gareggiata.
Per parlare della valle “oscura”, il Salmista usa un’espressione ebraica che evoca le tenebre della morte, per cui la valle da attraversare è un luogo di angoscia, di minacce terribili, di pericolo di morte. Eppure, l’orante procede sicuro, senza paura, perché sa che il Signore è con lui. Quel «tu sei con me» è una proclamazione di fiducia incrollabile, e sintetizza l’esperienza di fede radicale; la vicinanza di Dio trasforma la realtà, la valle oscura perde ogni pericolosità, si svuota di ogni minaccia. Il gregge ora può camminare tranquillo, accompagnato dal rumore familiare del bastone che batte sul terreno e segnala la presenza rassicurante del pastore [6].
A questo punto è chiaro che il Salmo 23 è un invito ad accostarsi al Dio della Bibbia con fiducia e letizia d’animo. Scegliere di credere costituisce per l’essere umano un’occasione perché possa evolversi ed elevarsi, comprendersi, cosi da imparare ad essere autenticamente e pienamente umano. In questo senso e alla luce di queste acquisizioni si può ben capire che la Sacra Scrittura e, in particolar modo, la sezione sapienziale della Bibbia offrono ai lettori di diverse estrazioni culturale un itinerario di sviluppo e formazione integrale per una crescita globale della propria personalità. Accostarsi a queste pagine, quindi, significa porsi alla scuola degli antichi saggi per tentare di decifrare gli enigmi della vita: chi sono? (Proverbi) Quale scopo ha la mia vita? (Giona, Siracide) Perché esistomo la sofferenza e il dolore? (Giobbe) Cosa mi accadrà dopo la morte? (Qoèlet). La sezione sapienziale della Bibbia si propone, alla luce dell’esperienza e fede di Israele e del ministero dei Profeti, di fornire delle risposte possibili circa gli interrogativi esistenziali che da sempre albergano nel cuore dell’uomo di ogni tempo. Ciò è ben noto e presente nel pensiero ratzingeriano si veda quanto egli afferma a riguardo:
La Chiesa deve sempre rinnovarsi e ringiovanire e la Parola di Dio, che non invecchia mai né mai si esaurisce, è mezzo privilegiato a tale scopo. È infatti la Parola di Dio che, per il tramite dello Spirito Santo, ci guida sempre di nuovo alla verità tutta intera (cfr. Gv 16, 13). In questo contesto, vorrei soprattutto evocare e raccomandare l’antica tradizione della Lectio divina: l’assidua lettura della Sacra Scrittura accompagnata dalla preghiera realizza quell’intimo colloquio in cui, leggendo, si ascolta Dio che parla e, pregando, Gli si risponde con fiduciosa apertura del cuore (Dei Verbum, n. 25). Questa prassi, se efficacemente promossa, recherà alla Chiesa – ne sono convinto – una nuova primavera spirituale […]. Mai si deve dimenticare che la Parola di Dio è lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino (Sal 118, 105) [7].
[1] Vincenzo Scippa, Salmi da Volume 1 -3, Edizioni il Messaggero Padova, 2002-2003.
[2] Gianfranco Ravasi, I Salmi – Introduzione e Commento, Ed. san Paolo, 2007.
[3] Benedetto XVI, “L’uomo in preghiera”, Udienza Generale, Piazza San Pietro Mercoledì, 22 giugno 2011
[4] Benedetto XVI, “Salmo 23”, Udienza Generale, Piazza San Pietro, Mercoledì, 5 Ottobre 2011.
[5] Loc Cit.
[6] Loc Cit.
[7] P.J. Lasanta, Dizionario antologico dottrinale di Benedetto XVI, Vol. II, M-V, Edizioni Fede & Cultura 2010, pp. 1297-1298.