Il dittatore Daniel Ortega continua la repressione contro la Chiesa
di Angelica La Rosa
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ARRESTATO UN ALTRO PRETE IN NICARAGUA, ACCUSATO DI TRADIMENTO
Nel quadro dell’attuale repressione del regime sandinista del presidente Daniel Ortega contro la Chiesa cattolica e gli oppositori politici, le autorità di polizia nicaraguense hanno arrestato un altro sacerdote. Si tratta di Padre Jaime Iván Montesinos Sauceda, della parrocchia di San Juan Pablo II, nella diocesi di Matagalpa, che è stato arrestato mentre stava percorrendo un’autostrada che porta al municipio di Esquipulas. Padre Jaime Iván Montesinos Sauceda è accusato dalle autorità nicaraguensi di aver commesso atti che minacciano l’indipendenza e l’integrità della nazione, e e sarà portato davanti a un giudice per essere processato per “tradimento”. Le organizzazioni internarzionali, naturalmente, denunciano che queste accuse sono false e fanno parte di una strategia per reprimere e mettere a tacere la Chiesa nel Paese.
Il verbale della polizia sostiene anche che il sacerdote sarebbe stato trovato “agire in modo sospetto, ubriaco e in compagnia di una giovane donna” a bordo di un furgone parcheggiato sul ciglio della strada. Anche questa è diventata una falsa accusa standard contro sacerdoti detenuti, volta a denigrare e screditare la Chiesa cattolica.
Secondo la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, padre Montesinos è il terzo sacerdote arrestato in una settimana. La diocesi di Estelí ha confermato che anche padre Eugenio Rodríguez e padre Leonardo Guevara Gutiérrez sono indagati dalle autorità di polizia. Tutti questi tre sacerdoti si aggiungono alla crescente lista di sacerdoti e religiosi cattolici vessati, espulsi o detenuti ingiustamente in carcere. Tra questi, il vescovo di Matagalpa, Rolando Álvarez, condannato il 10 febbraio a 26 anni di carcere da un tribunale di Managua, privato della cittadinanza e condannato a pagare una grossa multa, accusato di tradimento, attentato all’integrità nazionale e diffusione di notizie false. Attualmente è detenuto nel carcere di sicurezza La Modelo.
“Stiamo assistendo a un chiaro tentativo di mettere a tacere la Chiesa in Nicaragua”, hanno denunciato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. “In una situazione di forte degrado politico e sociale, il ruolo della Chiesa come gestore della pace e promotrice della riconciliazione ha portato a repressione, false accuse, arresti e pene detentive ingiustificate”.
I rapporti tra il governo del Nicaragua e la Chiesa cattolica sono tesi dall’aprile 2018, quando un’ondata di proteste contro il regime è stata brutalmente repressa dalle autorità nicaraguensi, e si sono ulteriormente aggravati dopo le controverse elezioni del 2021 che hanno confermato il presidente Ortega per un altro mandato. Il leader sandinista ha più volte accusato i vescovi, e anche il Vaticano, di aver cospirato contro di lui, nonostante i tentativi della Chiesa di mediare le proteste del 2018. Dallo scoppio della crisi, le autorità nicaraguensi hanno arrestato diversi sacerdoti, espulso missionari, chiuso stazioni radio e università cattoliche, vietato processioni e pellegrinaggi. Nel 2019 il vescovo ausiliare di Managua Silvio José Báez è stato costretto all’esilio e, nel marzo 2022, il nunzio apostolico in Nicaragua, l’arcivescovo Waldemar Stanislaw, è stato espulso in quanto “persona non grata”. Inoltre, nel marzo di quest’anno, Ortega ha disposto la chiusura della nunziatura vaticana a Managua e dell’ambasciata nicaraguense presso il Vaticano a Roma.
Anche le chiese sono state oggetto di vari attacchi e profanazioni. Quest’anno sono già stati registrati 90 di questi attacchi, l’ultimo dei quali, come riferisce l’Agenzia Fide, è avvenuto pochi giorni fa in una cappella del dipartimento di Masaya dove è stato profanato il Santissimo Sacramento. Un recente rapporto dell’avvocato nicaraguense Martha Patricia Molina, intitolato “Nicaragua: una chiesa perseguitata?”, ha registrato 529 attacchi dal 2018, con un record di 161 incidenti nel 2022.