La legge scritta è chiamata a conformarsi all’ordine naturale delle cose

La legge scritta è chiamata a conformarsi all’ordine naturale delle cose

di Daniele Trabucco

IL DINAMISMO DEL DIRITTO NATURALE NELLA FILOSOFIA TOMISTA

Il rapporto tra la legge naturale e la legge positiva, o meglio, per riprendere la terminologia di san Tommaso d’Aquino (1225-1274), tra “lex naturalis” e “lex humana”, non è di contrapposizione, ma di causalità: la legge scritta è chiamata a conformarsi all’ordine naturale delle cose che costituisce il presupposto per il suo essere giusta. Questo significa che vi è un dinamismo che spinge la legge naturale ad “effondersi” (Pizzorni) sempre di piú nella legge positiva, a renderla progressivamente piú giusta nell’ambito delle concrete determinazioni storiche.

Benchè la Verità, di cui la legge naturale nel pensiero tomista è espressione, sia assoluta (altrimenti non sarebbe Verità), la conoscenza umana, in quanto limitata, richiede tempo e, qui in terra, è sempre perfettibile e mutabile: “Veritas”, scrive Tommaso, “autem intellectus nostri mutabilis est” (cfr. S.Th., I, q. 19). L’uomo, dunque, non possiede fin dall’inizio una conoscenza piena della legge naturale, data la contingenza e la relativitá della condizione umana, ma è spinto ad una conquista quotidiana e ad un perfezionamento continuo.

Possiamo, dunque, riconoscere nell’uomo un duplice momento della promulgazione e della conoscenza della “lex naturalis”. Il primo si rinviene nell’atto in cui, parallelamente all’atto generativo del corpo da parte dei genitori, Dio crea l’anima razionale (immortale), determinando in questo modo la “connaturalitá” della legge naturale, dal momento che il dover essere della persona è già teleologicamente inscritto nell’ente-uomo (Berti) composto da essenza ed atto d’essere.

Il secondo, invece, si ha quando, nello sviluppo della sua intelligenza, la persona, cosí come riconosce ció da cui è derivata (Dio), allo stesso modo scopre il fine cui tende, sempre Dio, dal quale dipende il suo essere sia nella natura, sia nelle leggi. E allora l’incesto ammesso da certi popoli? O altre pratiche che guardiamo con profondo disgusto? Tutto ció non prova nulla contro l’esistenza della legge naturale, come sostengono alcuni autori (ad esempio, Norberto Bobbio, 1909-2004), non più di quanto un errore di addizione provi qualcosa contro l’aritmetica. Il diritto naturale, in conclusione, in sé è immutabile (quoad se) perché si fonda sull’essere, sulla natura umana, che non mutano, ma questo non toglie, sotto il profilo gnoseologico (quoad cognitionem), un suo progresso.

 

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