Anche Gesù ha sperimentato lo strazio interiore che provoca la morte
di Giuliva di Berardino
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UN QUADRO INTENSO DI TURBAMENTI, DI COMMOZIONE, DI LACRIME, DI SPERANZE INFRANTE
Il testo del Vangelo di Giovanni proclamato in questa quinta domenica di Quaresima ci presenta un quadro intenso di turbamenti, di commozione, di lacrime, di speranze infrante che sono nell’evento della morte di Lazzaro, l’amico di Gesù. Anche Gesù ha sperimentato lo strazio interiore che provoca la morte. Pensiamoci: Gesù, prima di sperimentare la morte, nel grande mistero del Sabato Santo, ha sperimentato la morte dell’amico Lazzaro, ne ha condiviso il dolore con le sorelle, amiche, e ha pianto con loro. Qualche commentatore fa notare che la Risurrezione di Lazzaro non è proprio una risurrezione, perché in realtà Lazzaro è comunque morto. Affermano che la risurrezione di Lazzaro, di fatto, non è che un’anticipazione profetica della risurrezione di Gesù, che è un altro segno per gli apostoli, per i discepoli, che sono lì presenti, e assistono a questo evento, come segno del fatto che Gesù ha il potere della vita, anche sulla morte fisica, oltre che psicologica e spirituale. Ma, oltre ad essere profezia della risurrezione, la morte di Lazzaro è uno degli eventi che meglio ci introduce nella comprensione del mistero della Passione di Gesù: questa forza d’amore che solo Gesù possiede e dona nell’abbracciare il dolore umano fino in fondo. Per questo, come lo stesso Gesù dice nel Vangelo, questa morte è “per la gloria di Dio” perché manifesta che il potere di Gesù, come Figlio di Dio, è l’amore, la compassione, la sua capacità di piangere con chi piange, di soffrire con chi soffre, con immenso amore, dimenticando se stesso, la sua vita che era in pericolo e che di lì a poco sarebbe finita per essere offerta con dolore, per soffrire il dolore dei suoi amici, delle sue amiche. La grazia straordinaria che ha vissuto Lazzaro, il dono che hanno ricevuto le sorelle di Lazzaro, amiche di Gesù, non è tanto il fatto di aver capito che un giorno non ci sarà più la morte, perché questa è una certezza per chiunque ha fede in Israele, lo dice Marta, quando davanti a Gesù afferma: “So che risusciterà l’ultimo giorno“, ma la grazia che hanno ricevuto questi amici di Gesù, e quindi che riceviamo anche noi oggi, è quella di vedere che la potenza dell’amore appassionato di Gesù, una potenza di compassione e di amore che viene a mettere la vita quando siamo nella morte. Che il Padre, in questa domenica, vicina ormai alla Pasqua, aumenti in noi la fede e l’amore nel contemplare come Gesù piange con noi, viene incontro alle nostre afflizioni e piange le nostre lacrime, perché solo se conosciamo Gesù così potremo sperare che anche noi, come Lazzaro, risorgeremo dalle nostre tombe quando Dio lo vorrà. Preghiamo insieme: Signore, in questo tempo che ci concedi per tornare a Te, tempo che si fa sempre più breve, desideriamo ricominciare a vivere in modo nuovo, sapendo che Tu non ci abbandonerai mai, fino a quando un giorno, gridando il nostro nome, ci dirai “vieni fuori” e noi verremo. Sì Signore, verremo! Amen.
BUONA GIORNATA CON IL VANGELO DI OGGI (GV 11,1-45)
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.