Una nuova vista, quella della fede
di Giuliva di Berardino
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«SE FOSTE CIECHI, NON AVRESTE ALCUN PECCATO; MA SICCOME DITE: “NOI VEDIAMO”, IL VOSTRO PECCATO RIMANE»
La liturgia di questa quarta domenica di Quaresima ci fa meditare ancora sul dono del battesimo come dono di una nuova vista, quella della fede, che ci permette di vivere in modo più vero, più aderente alla vita che ci viene donata, più vicina alla verità che ci rende liberi.
Il racconto tratto dal Vangelo secondo Giovanni è, com’è proprio dello stile di questo Vangelo, non solo un racconto dei fatti avvenuti, ma anche un itinerario di fede che ci conduce a riflettere come vediamo nella nostra vita, come nasce il nostro agire: nasce dal dono di fede, cioè dal dono di novità che Gesù ci ha insegnato e che la Chiesa ci ha consegnato perché ne facessimo dono ad altri? Oppure nasce dal nostro mondo ristretto, dalla nostra limitata visione della realtà che viviamo?
Un particolare che è interessante sapere è che questo episodio della guarigione del ceco nato è preceduto dai capitoli settimo e ottavo del vangeli di Giovanni, che raccontano come Gesù vive e celebra la festa ebraica delle capanne, in cui, quando c’era il tempio, quindi ai tempi di Gesù, venivano eseguiti dei rituali: il primo riguardava l’acqua: si ricordava il prodigio di Dio che dissetò il popolo nel deserto.
L’altro rituale riguardava la luce, perché il popolo nel deserto ritrovò la strada grazie alla nube luminosa che indicava, di giorno e di notte, il cammino al popolo che usciva dal paese d’Egitto. Questa luce veniva celebrata con un rito: venivano accesi tanti bracieri sulla spianata del tempio e da quella luce veniva inondata la notte e si celebrava la luce della Legge, della sapienza, del Dio vero.
Il rito dell’acqua iniziava con l’accorre dei sacerdoti con dei recipienti per attingere l’acqua alla piscina di Siloe: una sorgente che era stata fatta rientrare nelle mura della città. I sacerdoti risalivano la città dalla sorgente e gettavano quest’acqua per terra, in segno di abbondanza Attraverso questa contestualizzazione, possiamo capire i capitoli settimo e ottavo. Nel capitolo settimo Gesù, nel pieno della festa, si alza e dice: “chi ha sete, venga a me e beva; fiumi di acqua viva scorreranno dal suo seno” (7,38). Gesù si rivela come acqua che disseta il cuore umano.
Nel capitolo ottavo, si alza in piedi e dice: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (8,12). Ed arriviamo al capitolo nono, dove questi due segni vengono uniti insieme nell’episodio del cieco dalla nascita: un uomo che non ha mai conosciuto la luce, e che perciò è doppiamente cieco, dato che non vede né con gli occhi della vista né con quelli della fede. Questi occhi che non hanno mai visto vengono toccati dalla terra, unita alla saliva di Gesù (questo è un chiaro riferimento alla creazione di Dio, come se Gesù portasse a compimento la creazione dell’uomo). Curiosamente, il cieco fa il cammino inverso dei sacerdoti: dai gradini del tempio camminerà verso quell’acqua con questo fango addosso, impastato con la terra e la saliva di Gesù.
La saliva è la sua parola; parola che si unisce alla realtà. Quando la polvere, la terra con cui è fatto l’uomo (adamah) incontra la parola di Cristo, ecco che le parti più dolorose di noi possono essere consacrate, redente. Avviene una nuova creazione. Qual è il presupposto di questa nuova creazione? La fiducia “cieca” dell’uomo che obbedisce alla parola di Cristo. Questo è il presupposto perché egli torni a vedere. Così, alla piscina di Siloe – che significa Inviato – l’uomo riacquista la vista fisica, perché ha incontrato l’Inviato di Dio, Gesù di Nazaret; da quel momento in poi inizia il cammino che lo conduce ad accogliere la luce della fede. Ogni uomo nel Battesimo viene illuminato, riceve la luce della fede.
Tutti siamo ciechi dalla nascita. Riceviamo la luce per dono, per grazia. Preghiamo oggi il Signore perché ogni credente battezzato e ogni catecumeno che si prepara a ricevere il battesimo in questa Pasqua di grazia 2023, riesca a vedere la fede come un cammino in progressione, incontro al Signore, senza darla per scontato, o pensarla come statica, immobile, perché chi è guarito da Gesù è un uomo nuovo, continuamente rinnovato.
E il tempo della Quaresima che stiamo vivendo ci serve a cogliere riconoscere la nuova identità che ogni anno riceviamo nel nostro percorso di fede, nella Chiesa. Affidiamoci gli uni gli altri, in questo tempo, camminando insieme nella luce della fede. Oggi in particolare preghiamo anche San Giuseppe, che ci aiuti a camminare liberi e decisi, con gioia e fiducia, sulle vie, sempre nuove, della fede.
Buona domenica con il Vangelo di oggi (Gv 9,1-41)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».