Come accadde in Italia anche in Croazia l’ingresso nell’Euro ha creato problemi
di Angelica La Rosa
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IN CROAZIA, DOPO UNA DECINA DI GIORNI DALL’INGRESSO NELL’EURO, SI REGISTRANO FORTI IMPENNATE DEI PREZZI, SPECIE DI GENERI ALIMENTARI E DEI SERVIZI
La Croazia è stata l’ultima nazione ad entrare nell’Unione Europea (luglio 2013). Adesso, poco meno di dieci anni dopo, dal primo gennaio 2023 ha aderito alla zona Schengen di libera circolazione in Europa ed è entrata a far parte dell’Eurozona, con l’adozione della moneta unica europea, cioè l’euro (è il 29° paese ad adottare ufficialmente la divisa comunitaria).
Ma dopo una decina di giorni dall’ingresso nell’euro si registrano forti impennate dei prezzi, specie di generi alimentari e dei servizi. La maggior parte degli aumenti riguarda arrotondamenti che in molti casi superano di molto la logica della conversione, con rincari dal 5 fino al 20 per cento rispetto ai prezzi precedenti l’introduzione della moneta unica europea.
Sulle reti social è esplosa anche l’ira dei cittadini rivolta contro molti commercianti e ristoratori (e anche alcune catene di supermercati) che sono stati accusati di aver approfittato del cambio della valuta. Sui social sono stati denunciati, fra l’altro, rincari per pane e burro anche del 30%.
I rincari sono stati ritenuti ingiustificati dal governo, che ha annunciato un intervento nei prossimi giorni. “Una parte dei commercianti e imprenditori ha approfittato della transizione dalle kune croate all’euro con un comportamento irresponsabile”, ha dichiarato il primo ministro Andrej Plenković, minacciando di utilizzare strumenti forti “che non esiterà ad adoperare”. Tra i possibili interventi si parla di aumenti di tasse e imposte mirati, abolizioni di sussidi per gas ed energia o anche il congelamento di prezzi per centinaia di articoli ai livelli di dicembre.
Quando sta accadendo nell’altra sfonda dell’Adriatico ricorda molto da vicino quello che accadde in Italia nello sciagurato e non controllato passaggio all’euro (con l’abbandono della Lira) sotto un indimenticabile (in senso negativo, naturalmente) governo Prodi.