Il vescovo Checchinato: “tutti faremo i conti con la giustizia divina”

Il vescovo Checchinato: “tutti faremo i conti con la giustizia divina”

di Bruno Volpe

MONSIGNOR GIOVANNI CHECCHINATO VESCOVO DI SAN SEVERO (FOGGIA): “CHI COMPIE IL MALE ALLA FINE PAGA SEMPRE IL CONTO, PRIMA DI TUTTO CON SE STESSO. NON STA BENE E NON È IN PACE CON LA SUA COSCIENZA, VIVE DISTURBATO, PERCHÉ SA DI AVERE AGITO IN MODO DISONESTO”

“Omelia per gli invisibili” (edito da Mondadori) è il titolo di un eccellente volume scritto e pubblicato da Monsignor Giovanni Checchinato vescovo di San Severo (Foggia) che abbiamo intervistato.

Eccellenza Checchinato, perché omelia?

“Perché io sono un prete e quello so fare, le omelie. Il mio non è un saggio, e neanche una catechesi. Proprio una omelia che parte dal Vangelo e unisce i giornali, i fatti di cronaca, quello che accade attorno a noi ogni giorno”.

Per quale ragione  ci parla di “invisibili” e  chi sono?

“Sono due categorie ben precise di persone. I primi  coloro che vogliono rimanere tali, fanno di tutto per restare  nelle tenebre in quanto scelgono la via del male, penso ai delinquenti e ai mafiosi. Costoro per scelta e convenienza non vogliono farsi vedere anche se in alcune circostanze per volontà o necessità vi è chi li cerca e persino riverisce ed ossequia”.

La seconda categoria?

“Sono i poveri, gli ammalati, gli emarginati, gli immigrati, tutti coloro che  in molti casi tendiamo ad escludere ed emarginare perché ci infastidiscono e non ci  rendono favori. In questi casi è il nostro atteggiamento che li rende invisibili alla società, li esclude ed emargina”.

In alcuni casi si crea una sorta di santa alleanza tra gli invisibili  della prima categoria (ad esempio potenti e mafiosi) e  noi..

“Un errore. Il male chiama il male. In apparenza  può sembrare che questo ci porti sollievo e persino benessere, ma è uno sbaglio. Chi compie il male alla fine paga sempre il conto, prima di tutto con se stesso. Non sta bene e non è in pace con la sua coscienza, vive disturbato, perché sa di avere agito in modo disonesto”.

Giustizia e misericordia, bisogna perdonare a chi compie il male?

“La misericordia non è il permettere all’altro di fare quello che vuole. Bisogna essere disponibili al perdono sicuramente, ma sapendo discernere che giustizia e misericordia sono due cose distinte e separate. E il perdono non si vende a buon mercato, occorre un itinerario. Ovvero che chi ha commesso il male si penta sinceramente, chieda umilmente scusa e rimedi al male riparando concretamente il danno. Insomma deve capire che cosa ha commesso. Con il male e le sue conseguenze non si scherza e il perdono non è una merce a basso costo. Il perdono che pur cristianamente è giusto ed utile costa, tuttavia bisogna  scontare  le conseguenze anche terrene”.

In questa società abbiamo sufficiente cognizione del male?

“Non sempre. Esiste in tante occasioni la tendenza a rimuovere il concetto del male e le sue nefaste conseguenze, si vive come spensierati e non si prende conoscenza della gravità di quello che facciamo. Non dimentichiamoci che assieme alla giustizia terrena, esiste pur sempre una giustizia divina con la quale tutti faremo i conti “.

Tra gli invisibili ci sono gli immigrati lei diceva..

“La situazione è particolarmente delicata qui nel foggiano. Tante volte li guardiamo in modo altezzoso e pure non ci rendiamo conto che senza le loro braccia in agricoltura non sarebbe possibile raccogliere i pomodori, i carciofi o i mandarini. In poche parole  abbiamo bisogno di loro”.

Ma anche gli immigrati devono rispettare le leggi  e le usanze del posto…

“Certo. La legge è uguale per tutti,  e se sbagliano è ovvio che devono essere perseguiti come gli italiani, non deve esserci differenza. Siamo tutti uguali. Ma davvero vogliamo o crediamo che la legge sia uguale per tutti?”.

 

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