Boscia (Medici Cattolici): “le identità sessuali erano e rimangono due, maschile e femminile”
di Bruno Volpe
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IL PROFESSOR FILIPPO MARIA BOSCIA, PRESIDENTE NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE MEDICI CATTOLICI ITALIANI (AMCI): “FARE O PROGETTARE UN FIGLIO SPAVENTA E QUELLO CHE DOVREBBE ESSERE UN DONO SPESSO DIVENTA UN INCUBO“
“Io non voglio essere un numero, ma una persona“, ha ribadito il professor Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI), commentando la sentenza del Tribunale di Roma che ha “ordinato” al Governo di scrivere “genitori” anziché padre e madre sui documenti di identità per evitare discriminazioni alle “famiglie arcobaleno”.
Professor Boscia, cosa ne pensa della recente sentenza che ha detto stop al decreto Salvini imponendo di scrivere «genitori» sulla carta di identità dei bambini e non «padre e madre»?
“Io ho già affrontato questo argomento col ministro dell’Interno tempo fa e non vedo nulla di nuovo all’orizzonte. Lancio una idea, facciano le carte di identità differenziate per chi si sente numero e per chi vuole essere persona con una chiara identità sessuale. Io non voglio essere un numero, ma una persona con una sua chiara e definita identità. Del resto sarebbe come se in ospedale si cambiasse metodo”.
Cioè?
“Come se al capezzale del malato mettessimo il cartello malato uno, malato due, malato tre al posto del nome e del cognome”.
Non è che questa è l’anticamera verso la cultura del gender?
“Non è l’anticamera, siamo arrivati a questo, abbiamo spianato un’autostrada e la decisione del tribunale di Roma è la conferma di un piano di vita nel quale ciascuno crede e vuole essere quello che è, dimenticando la propria identità sessuale. E ricordo che sino a prova contraria le identità erano e rimangono due: maschio e femmina”.
Il pianeta ha festeggiato, secondo l’Onu, otto miliardi di persone, ma mentre Asia ed Africa brillano per natalità, l’Europa è un deserto. Perché?
“Le ragioni sono molteplici. La prima è che oggi fare o progettare un figlio spaventa e quello che dovrebbe essere un dono spesso diventa un incubo. La seconda, almeno in Italia, è la carenza d un welfare che sostenga la maternità, parlo di asili nido, strutture a sostegno della maternità. Pensate che tempo fa una nota stilista ha detto che assume solo cinquantenni donne o chi apertamente rinuncia ad avere figli. Una terza ipotesi è che la donna rinvia sempre più a lungo l’idea di avere figli per godersi la sua libertà. Esiste una quarta opzione ed è quella dell’ inquinamento atmosferico ed è scientificamente provato che le condizioni atmosferiche negative incidono pesantemente sulla fertilità sia dell’ uomo che della donna”.
Perché però le nazioni povere sono quelle con il maggior indice di natalità?
“Perché conoscono ancora il valore del sacrificio, perché non sono individualiste e reggono ancora la catena generazionale di sostegno. I giovani sanno sacrificarsi per gli anziani, qui questo concetto è scomparso. Insomma dal punto di vista delle generosità i paesi più poveri si dimostrano più ricchi di quelli benestanti e sanno apprezzare la bellezza della maternità o paternità e sono più portati al sacrificio dell’ opulento occidente dove impera la libertà sfrenata dei giovani e il giovanilismo infantile degli adulti. Insomma l’inverno demografico è sicuramente causato da ragioni economiche, ma sono prevalenti quelle culturali e sociali e soprattutto dalla crisi della famiglia”.