La sfida partecipativa, dalle origini del sindacato al dominio della tecnica
a cura di Angelica La Rosa
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L’ORIGINE E L’EVOLUZIONE DEL SINDACALISMO ITALIANO E LA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI ALLA GESTIONE DELLE AZIENDE
Dopo “La sola ragione di Vivere” (2020), testo edito da Passaggio al Bosco e dedicato all’impresa di Fiume, l’Istituto Stato e Partecipazione, in collaborazione con le stessa casa editrice, non poteva non promuovere e pubblicare il testo firmato dal giovane Francesco Marrara, “La Sfida Partecipativa. Dalle origini del sindacato al dominio della tecnica” (€16,00, 172 pagine, 2022).
Animato dalla speranza di scuotere il dibattito e animare riflessioni profonde, il presente lavoro, arricchito dai preziosi contributi di Francesco Carlesi, Mario Bozzi Sentieri, Ermenegildo Rossi, si occupa di esaminare l’origine e l’evoluzione del sindacalismo italiano, nonché della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende.
Due tematiche di estrema attualità che, di primo acchito, potrebbero sembrare appartenenti a mondi distanti e, forse, tra di loro inconciliabili a causa delle diversità ideologiche e culturali che li caratterizzano. Ma “andare oltre l’ideologia, nella sua duplice faccia marxista e liberista, oltre il classismo, oltre i vecchi modelli di rappresentanza politica, significa recuperare l’essenza di una reale domanda di cambiamento, di giustizia sociale, di partecipazione, largamente presente nella società, a cui, nel corso dei decenni, non si è riusciti a dare forma politica e modalità di pensiero e di azione concrete. Ed è perciò dalla consapevolezza dei limiti ‘i sistema’, che bisogna partire per dare una risposta complessiva, insieme culturale, sociale e politica alla crisi contemporanea”. È Mario Bozzi Sentieri che, nell’introduzione, delinea la prospettiva dell’intero elaborato. Di riflesso, nella postfazione, lo segue Rossi il quale in poche e semplici parole spiega al lettore il significato della parola “partecipazione”: “deriva dal latino ‘participare‘, a sua volta composto da ‘pars‘ e ‘capere‘, prendere parte. Prendere parte ovvero essere attivi, personalmente ed energeticamente, a qualcosa che si costruisce. […] Costruire insieme per un interesse collettivo. Ecco, quella partecipazione noi la vogliamo e la perseguiamo nel mondo del lavoro”. Dunque, preso atto della possibilità di mettere in piedi un pensiero alternativo, parlare di rappresentanza sindacale e di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende inquadrandoli esclusivamente nell’ampio e variegato mondo del diritto del lavoro e del diritto sindacale rischia di essere alquanto riduttivo.
L’autore analizza i suddetti temi alimentando delle interessanti convergenze tra le fattispecie squisitamente giuridiche e gli aspetti storico-politici all’interno di un contesto sociale sia di respiro nazionale che europeo. Obiettivo: porre delle solide basi al fine di far riemergere, dopo anni di damnatio memoriae, il modello economico-sociale della Terza Via che permise – tra alti e bassi – all’Italia di diventare negli anni Novanta la quarta nazione più industrializzata del mondo dopo Stati Uniti, Giappone e Germania. Nel corso del saggio, inoltre, vengono presentati scenari e possibili contromisure che il mondo sindacale potrebbe adottare per fronteggiare al meglio il problema della robotizzazione del lavoro, una vera e propria sfida del Secolo.
Il tutto è arricchito da una forte una bibliografia “eterodossa”, la quale risulta quanto mai necessaria all’autore al fine di poter disegnare spinte ideali e proposte di rilancio per l’Italia del presente e del futuro. In tal senso, Marrara si rivolge alla classe politica dirigente italiana ed in modo particolare al mondo della destra.
Si legge così nell’epilogo: “è giunto il momento di occupare gli spazi e creare egemonia culturale. Per fare ciò, la destra deve necessariamente iniziare a capire che le sacrosante battaglie identitarie – spesso seguite da slogan ad effetto in grado di raccogliere qualche percentuale di consenso in più – rimarranno fine a sé stesse fin quando verranno avallate delle scelte economiche e geopolitiche nettamente in contrasto con i medesimi postulati identitari. Senza cadere in facili nostalgie, le quali finirebbero in pasta alla ben collaudata macchina della propaganda a reti unificate, la destra ha l’arduo compito di far venire a galla le sue vocazioni più autenticamente sociali e comunitariste”. Ecco che da queste battute finali si evince la necessità di unire le forze e di portare avanti in maniera decisa, coerente e coesa le battaglie in difesa dei lavoratori e della Nazione.
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