I “padrini dell’Italia rossa” nell’analisi storica e politica di Roberto de Mattei
di Massimo de Leonardis*
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“I PADRINI DELL’ITALIA ROSSA”: IL NUOVO LIBRO DEL PROF. ROBERTO DE MATTEI CHE SPIEGA DA “DIETRO LE QUINTE” L’ORIGINE E GLI OBIETTIVI DEL “COMPROMESSO STORICO” E DEI SUOI PROTAGONISTI E FIANCHEGGIATORI
Gli anni Settanta del secolo XX furono un decennio molto negativo sotto tutti i punti di vista, a livello internazionale e soprattutto italiano. È un giudizio che chi li ha vissuti si formò subito e trova conferma nell’indagine storica.
In Europa finirono, con modalità diverse, gli ultimi due regimi statuali ancora fondati su principi cattolici, in Portogallo e in Spagna. Nel 1975 i comunisti si impadronirono del Vietnam e, a seguire, della Cambogia e del Laos, approfittando della fase di debolezza della presidenza americana.
L’Italia viveva il suo lungo Sessantotto, che sfociò poi nel terrorismo rosso (e anche nero). Si temeva il sorpasso elettorale del Partito Comunista Italiano (PCI) sulla Democrazia Cristiana; non avvenne, ma il PCI entrò nell’area governativa grazie ad Aldo Moro (1916-1978), che pagherà con la vita i suoi errori.
Segno del cedimento alla sinistra fu anche l’infame trattato di Osimo del 1975, con il quale l’Italia rinunciò ai suoi diritti sulla Zona B del Territorio Libero di Trieste.
In economia, l’inflazione raggiunse livelli altissimi, il 21,2 % nel 1980. Il governo cercò di rimediare con «una serie di misure, di carattere finanziario e valutario, di diretta ispirazione europeo-orientale», come ha scritto l’Ambasciatore Roberto Gaja (1912-1992); ad esempio chi andava all’estero poteva portare con sé solo 500.000 lire in contanti, in un’epoca nella quale le carte di credito da noi non esistevano.
Lo sfacelo dello Stato italiano fu ben rappresentato dalla famosa copertina del settimanale tedesco “Der Spiegel”, che nel 1977 raffigurava un piatto di spaghetti sormontato dalla P38, l’arma prediletta dagli “autonomi” e dai terroristi rossi.
La Chiesa subiva in pieno i disastri del Concilio Vaticano II e del post-Concilio: “il fumo di Satana” era entrato nella Chiesa di Dio, come si espresse lo stesso Paolo VI nel famoso discorso del 1972. Due anni prima era stato introdotto il divorzio, confermato dal referendum del 1974. La Provvidenza suscitò però la resistenza dell’Arcivescovo Marcel Lefebvre (1905-1991); non fu l’unico a salvare la Tradizione, ma il suo ruolo fu il più fondamentale.
Gli articoli coevi di Roberto de Mattei raccolti nel libro I padrini dell’Italia rossa (Edizioni Solfanelli, Chieti 2022, pp. 112, €10) affrontano quel periodo nell’ottica della storia dietro le quinte. Non becero “complottismo”, ma fatti basati su fonti sicure, disponibili per chi le sappia leggere. Si documentano in particolare le aperture della Washington progressista ai comunisti italiani e si dedica un ritratto ad uno dei personaggi più emblematici della classe politica italiana ispirata ad un intransigente laicismo, Ugo la Malfa (1903-1979).
Gli articoli si fermano cronologicamente ad una data che non consente di affrontare la figura di Giorgio Napolitano, il comunista “preferito” di Henry Kissinger, che nella sua lunga vita passerà dall’approvazione dell’invasione sovietica dell’Ungheria all’asservimento dell’Italia ai “poteri forti” del capitalismo internazionale.
Tuttavia, l’articolo Rivoluzione d’ottobre e supercapitalismo spiega bene le lontane origini di certe “conversioni”.
I disastri del Vaticano II, la figura di Lefebvre…..
Meglio lasciar perdere!
Tobia