Pochi ricordano che suor Cristina ebbe il permesso della sua superiora…
di Pietro Licciardi
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SUOR CRISTINA: UN ADDIO ALLA VITA RELIGIOSA CHE FA RIFLETTERE…
Suor Cristina, la religiosa orsolina nota per aver vinto la seconda edizione del talent show The Voice of Italy, ha consumato pubblicamente il suo divorzio, sicuramente non consensuale, con la vita religiosa e subito il web si è infiammato. Non che la cosa meriti più di tanta attenzione, si poteva immaginare fin dal principio come sarebbe andata a finire. Il mondo luccicante dello spettacolo infatti è talmente fatuo, falso ed egocentrico che solo un santo o uno che essendosi lì convertito ne conosce bene le trappole e le seduzioni può pensare di evangelizzarlo. La suorina non era né l’una né l’altra ed infatti è finita “convertita” lei…
In parecchi si sono scagliati contro la poveretta stigmatizzando il suo “tradimento”, la sua poca fede, la sua vanità che l’avrebbe portata a calcare le scene. Pochi, invece, si sono ricordati che suor Cristina ebbe il permesso e l’incoraggiamento della sua superiora, la quale aveva la responsabilità di custodire la fede e la vocazione della giovane e ingenua ragazza, non esponendola a quelle seduzioni e tentazioni già insidiose per una laica figuriamoci per una religiosa, sulla cui perdizione si adoperano ogni giorno molti demoni.
Ma tant’è… La secolarizzazione e l’eresia modernista non ha risparmiato i seminari, le parrocchie e le curie, figuriamoci i conventi; siano questi popolati da frati – che pure hanno dato i loro fugaci fenomeni canori, ricordate Giuseppe Cionfoli, l’ex frate francescano che andò a Sanremo? – o da suore.
Chissà se a suo tempo, nella sciagurata decisione, ha avuto un ruolo il malcostume ormai diventato prassi di strimpellare motivetti ye-ye alle messe domenicali con l’illusorio intento di attirare i “ggggiovani”… Forse le ingenue, la superiora e suor Cristina, pensavano di andare in Tv come all’oratorio, chissà!
Tuttavia su qualcosa c’è da riflettere. Ad esempio sui quei cattolici che tutto accettano, tutto assorbono, tutto comprendono. Quelli, insomma, che non sono capaci di esprimere un giudizio su nulla, riprendendo in virtù di questo loro compassionevole “buonismo” chi ha osato criticare le decisioni della ex suora.
Alla faccia di san Giovanni Paolo II, secondo il quale la fede doveva farsi cultura per tornare ad interessare il mondo e riconquistare gli spazi perduti. A una fede che non giudica – i fatti, i costumi, le società – resta solo la devozione e dopo un po’ neppure quella. A forza di non esprimere più giudizi propri si finisce inevitabilmente per assumere quegli degli altri e la loro visione del mondo.
Probabilmente è questo il motivo per cui oggi in tante parrocchie sono così numerosi gli atei devoti: gente che si ricorda di essere cattolica la domenica a Messa e che per il resto della settimana si comporta come se Dio non ci fosse. Magari, se le suore in questione fossero state capaci di un giudizio il demonio si sarebbe ritrovato oggi con un pugno di mosche!