Il Presidente della Provincia di Asti: “la visita del Santo Padre farà parlare di noi in tutto il mondo”

Il Presidente della Provincia di Asti: “la visita del Santo Padre farà parlare di noi in tutto il mondo”

di Mariella Lentini

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI ASTI E SINDACO DELL’OMONIMA CITTA’: “QUELLA DEL PAPA NON È UNA VISITA PASTORALE, MA PRIVATA, È UN SUO RITORNO A CASA, ALLE ORIGINI”

In occasione della visita del Papa ad Asti, prevista nei giorni di sabato 19 e domenica 20 novembre, Informazione Cattolica ha intervistato l’esponente di Forza Italia Maurizio Rasero, sindaco di Asti dal 26 giugno 2017, alla guida di una coalizione di centrodestra, e presidente dell’omonima provincia piemontese dal 16 settembre 2022.

Presidente, i nonni di Papa Francesco, Rosa e Giovanni, sono emigrati da Portacomaro d’Asti in Argentina in cerca di fortuna. Per Francesco è un ritorno alle origini, ma per la prima volta da Papa. Quali sono le sue impressioni in merito?

“Siamo onorati di questa visita che giunge come un fulmine a ciel sereno. Eravamo scesi in quel di Roma a invitare il Santo Padre nel 2020. Poi arrivò la pandemia, tutto fu sospeso ed oggi di sua iniziativa, con una visita che, ricordo, è privata, quindi non è una visita pastorale, ha deciso di ritornare in questi territori a trovare i suoi parenti, a festeggiare la cugina che compie novant’anni. E quindi è un ritorno alle origini in tutti i sensi. Ma questo legame con le origini il Papa lo ha dimostrato anche quando non era Papa: sono molti i suoi viaggi in Italia e anche in precedenza particolarmente toccante fu la visita in quel di Bricco Marmorito, a Portacomaro Stazione, che è una frazione del Comune di Asti, dove prelevò proprio un vasetto di terra, per riportarsi in Argentina la terra dei suoi avi, appunto”.

La città di Asti ha deciso di conferire a Papa Francesco la cittadinanza astigiana. Con quali motivazioni?

“Ci sono tutta una serie di premesse che portano a due motivazioni: il fatto che sia un uomo di pace e che quotidianamente ci rimandi, ci porti a riflettere su valori come la fraternità, la solidarietà che sono valori che sono inseriti negli articoli dello statuto del Comune di Asti; e poi proprio questo legame che ha mantenuto con il territorio, sia con i parenti, sia con le istituzioni che ad esempio sono andati anche a trovarlo in Argentina, ricordo una spedizione della Regione Piemonte”.

 

Che cosa significa per la città di Asti questa visita del Papa? Gli alberghi registrano il tutto esaurito!

“Io vivo questa visita emotivamente e, soprattutto, come credo la stragrande maggioranza degli astigiani, nella fede. Se vogliamo anche dal punto di vista degli alberghi cambierà poco perché Asti era già tutta esaurita, grazie alle iniziative che in questo fine settimana ci saranno: la Fiera Nazionale del Tartufo e il Magico Paese di Natale con i mercatini. E’ logico, però, che la visita del Santo Padre farà parlare di noi in tutto il mondo sulle televisioni, perché, come abbiamo detto, non è una visita pastorale come tante altre, ma è un suo ritorno a casa, un suo ritorno alle origini, e quindi ci saranno, secondo me, anche importanti ricadute soprattutto sul futuro”.

Asti riceve la visita del Papa, ma recentemente avete permesso l’organizzazione di due Gay Pride e la festeggia di Halloween…

“Ognuno si esprima come ritiene. Personalmente io credo ancora a Gesù Bambino e non a Babbo Natale, preferisco il Presepe all’albero con le palline e con le luci. Però effettivamente la società sta cambiando. In alcuni casi il commercio invade, vedasi la festa di Halloween. Relativamente alle altre iniziative che ha citato non c’entrano nulla rispetto alla visita del Papa, però dal mio punto di vista anche il Gay Pride consente a persone di manifestare, di dire qualche cosa, di mandare dei messaggi, di rivendicare dei diritti e per me, fino a che lo si fa nei dovuti modi, nessun problema, anche loro possono fare tutte queste altre cose così, anzi al primo addirittura ho partecipato”.

Ricordiamo al Presidente della Provincia di Asti, e ai lettori di Informazione Cattolica, che nell’Esortazione Apostolica Postsinodale sull’Amore nella famiglia, denominata in latino Amoris Laetitia, rivolta dal Santo Padre Francesco ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate, agli sposi cristiani e a tutti i fedeli laici, il Pontefice ha spiegato chiaramente al numero 52 che “Nessuno può pensare che indebolire la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio sia qualcosa che giova alla società. Accade il contrario: pregiudica la maturazione delle persone, la cura dei valori comunitari e lo sviluppo etico delle città e dei villaggi. Non si avverte più con chiarezza che solo l’unione esclusiva e indissolubile tra un uomo e una donna svolge una funzione sociale piena, essendo un impegno stabile e rendendo possibile la fecondità. Dobbiamo riconoscere la grande varietà di situazioni familiari che possono offrire una certa regola di vita, ma le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso, per esempio, non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio. Nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società. Ma chi si occupa oggi di sostenere i coniugi, di aiutarli a superare i rischi che li minacciano, di accompagnarli nel loro ruolo educativo, di stimolare la stabilità dell’unione coniugale?”.

Sempre il Santo Padre Francesco, al numero 56 dello stesso documento ha rilevato che “un’altra sfida emerge da varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata gender, che «nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo». E’ inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini. Non si deve ignorare che «sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare». D’altra parte, «la rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità di manipolare l’atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie». Una cosa è comprendere la fragilità umana o la complessità della vita, altra cosa è accettare ideologie che pretendono di dividere in due gli aspetti inseparabili della realtà. Non cadiamo nel peccato di pretendere di sostituirci al Creatore. Siamo creature, non siamo onnipotenti. Il creato ci precede e dev’essere ricevuto come dono. Al tempo stesso, siamo chiamati a custodire la nostra umanità, e ciò significa anzitutto accettarla e rispettarla come è stata creata”.

 

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