I democratici hanno “preso” il Senato statunitense
di John Paul Jones*
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DOPO LA CONQUISTA DEL SENATO L’AGENDA POLITICA ABORTISTA E OMOSESSUALISTA DEI DEMOCRATICI RISCHIA DI ANDARE AVANTI TRANQUILLAMENTE
I democratici hanno “preso” il senato. Gli mancava un seggio, ovvero il Nevada, e per una manciata di voti hanno vinto con Catherine Cortez Masto. Inutile dire come molti voti siano arrivati proprio alla fine del conteggio…
Anche se i repubblicani riuscissero a vincere la corsa per l’ultimo seggio rimasto al Senato nello stato della Georgia, i Democratici manterrebbero il controllo, con il vicepresidente Kamala Harris in grado di esprimere un voto decisivo. La Georgia andrà al ballottaggio il 6 dicembre dato che né il senatore democratico Raphael Warnock, né l’ex star del calcio sostenuta da Donald Trump, Herschel Walker, hanno ottenuto più del 50% dei voti.
Alla Camera, dove la vittoria dei Repubblicani doveva essere sicura e larga, al momento in cui scriviamo i seggi conquistati dai Democratici sono 204 e quelli ottenuti dai Repubblicani (il Grand Old Party, GOP) sono 211. Solo 7 seggi dividono i due partiti. Ovvero niente!
Fino a qualche giorno fa in molti dicevano: “sarà una ondata rossa” (riferendosi al colore del partito Repubblicano: Red Wave…), pensando che i repubblicani avrebbero vinto facilmente. Qualcuno si spingeva a parlare di “uragano rosso“. Invece non è andata come i repubblicani speravano. Il nocciolo della questione sta nel fatto che i Repubblicani vedono le vicende interne al Partito Democratico pensando siano rimaste uguali a quelle che accadevano alla fino degli anni ’80. Ma i loro avversari sono cambiati, in peggio. Non sono più i Democratici di Jimmy Carter, che era comunque un buon uomo, uno che di guerre non ne voleva sapere (pochi sanno che Carter, ex ufficiale di Marina, era anche un pastore cristiano. Certo era protestante, ma aveva fatto studi teologici ed aveva ottenuto il permesso di fare sermoni).
I Democratici, nei giorni precedenti le elezioni parlavano di inflazione, di lotta al crimine ecc., in poche parole di problemi reali, cercando di colmare il divario con i Repubblicani. Poi man mano arrivavano i voti, e vedendo che non stavano perdendo affatto, hanno cominciato, tutto il martedì pomeriggio dell’8 novembre, giorno delle elezioni, a rilanciare le loro tematiche, i loro cavalli di battaglia: aborto, green deal, LGBT. Il giorno dopo le elezioni il Democratico John Kerry, spiegava già che gli Stati Uniti dovranno prepararsi a spendere 4,5 trilioni di dollari per i prossimi 30 anni, per lanciare il green deal, la rivoluzione ecologista. Le utopie che hanno fatto male all’umanità, purtroppo, non finiscono mai!
Dopo la conquista del Senato l’agenda politica dei Democratici andrà avanti tranquillamente. E, cosa molto grave, sarà difficile disfare quello che hanno fatto e che faranno nei prossimi due anni, fino alle nuove elezioni presidenziali. Biden già si è lanciato in avanti: si è detto “incredibilmente soddisfatto” del risultato elettorale. “Mi sento bene e non vedo l’ora che arrivino i prossimi due anni”, ha aggiunto durante il vertice dell’Asean (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico) di Phnom Penh, capitale cambogiana, dove attualmente si trova (mentre oggi dovrebbe incontrare il leader cinese Xi Jinping a Bali). “Sono un ottimista stravagante. Penso che sia il risultato della qualità dei nostri candidati”. Nonostante i sondaggi e le previsioni nere alla vigilia del voto, il presidente non si dice “sorpreso dall’affluenza alle urne, ne sono molto contento perché ritengo che rifletta la qualità dei nostri candidati”.
Negli Stati Uniti, purtroppo, non si può contare sul voto dei giovani. Sono 30 e più anni che sono stati educati, dalle scuole e dai mass media, su altri temi. Cosa si può fare quando dai 40 in giù, per 30 anni nelle scuole dell’obbligo e negli atenei le nuove generazioni non hanno sentito altro che parlare di Lgbt e aborto, due tematiche che hanno certamente influito sul voto. Purtroppo il risultato elettorale non poteva che essere questo!
* corrispondente di inFormazione Cattolica dagli Stati Uniti