Altra follia nell’Occidente post-cristiano: si considera “mamma” di un cane e pretende i diritti genitoriali
di Maria Bigazzi
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LA GIORNALISTA AUSTRALIANA MARY MADIGAN, IN QUANTO “MADRE” DI UN CUCCIOLO DI CANE, CHIEDE E OTTIENE DALLA SUA TESTATA I DIRITTI DEI GENITORI DI ESSERI UMANI…
In una società che procede di follia in follia e che tenta di cancellare quotidianamente la normalità e la grandezza della famiglia naturale, ci si ritrova a leggere di una donna che pretende di essere riconosciuta e considerata madre del proprio cane (sic!).
Una notizia che sembra frutto di uno scherzo o di perdita del senno da parte della donna australiana, ma che in realtà è stata accolta e divulgata anche qui in Italia. Ciò fa riflettere su quali siano le notizie e le priorità in un Paese ormai assuefatto ad ogni genere di amenità che, giorno dopo giorno, stanno portando alla formazione della cosiddetta società fluida, nella quale la normalità viene rigettata per dare spazio al ribaltamento completo della natura umana.
Si parte col sostenere le coppie omossessuali e la loro voglia di comprare e crescere figli, la manipolazione della vita a proprio piacimento, l’appoggio a chi si sente il contrario del proprio genere o addirittura un altro essere vivente che può contrarre il “matrimonio” anche tra oggetti, e si arriva al pretendere di essere riconosciuti genitori di un animale, volendo gli stessi diritti e aiuti di quelli veri.
È questo il caso della giornalista australiana Mary Madigan, alla quale la testata online per cui lavora ha lasciato spazio per rivendicare il proprio desiderio di essere considerata genitore del suo cane, allo stesso modo in cui viene considerato il genitore di un bambino.
Le motivazioni? Le spese che deve sostenere per pagare “l’asilo” (come lo chiama lei) del suo cane mentre lavora; l’importanza che gli dà considerandolo in tutto e per tutto come un figlio che gli ha scombussolato la vita, facendole cambiare abitudini e carattere; l’ansia e la preoccupazione di lasciarlo solo il meno possibile, velocizzando il lavoro e ritenendolo meno importante per arrivare presto dal suo animale, evitando così anche di pagare il surplus al doggie daycare (chiamarlo asilo è del tutto fuorviante).
E così tra la compassione e la comprensione di tanti che magari sostengono l’aborto ma che ritengono normale che una donna possa crescere un cane come un figlio, la notizia è sbarcata pure nella Penisola dove ha diviso come spesso accade tra chi appoggia e chi critica la richiesta.
Ma tutto questo, al di là dell’assurdità dell’argomento, deve portare a una riflessione e cioè deve interrogarci su cosa stia diventando l’uomo dopo aver rifiutato la ragione che è conseguenza del rifiuto di Dio nella propria vita.
Il Creatore ha voluto l’uomo facendolo a sua immagine e somiglianza, rivestendolo di grande dignità che deriva dall’essere sua creatura chiamata, come insegna l’enciclica Evangelium vitae (25 marzo 1995), a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio.
E invece a cosa si è abbassato l’uomo? Al voler essere simile alle bestie, addirittura a identificarsi in esse, rifiutando la partecipazione al piano divino per soddisfare solamente i propri piaceri e desideri, conformandoli al tanto diffuso “carpe diem”, che dimentica le responsabilità e i doveri derivanti da ogni scelta, sia morale che materiale.
Come sottolineato tante volte, l’attacco alla dignità della persona ha inizio proprio da uno dei diritti più importanti dell’uomo, ovvero il diritto alla vita. Quando si rende lecita la violazione della dignità umana ogni abominio diventa accettabile, perché il male produce altro male e alla fine si arriva alla distruzione della stessa umanità intesa come condizione unica e inimitabile.
Inoltre, si delineano sempre più le contraddizioni che caratterizzano questo nostro tempo, nel quale l’aborto viene considerato persino “un atto di misericordia” come ha affermato placidamente nei giorni scorsi l’attrice Anne Hathaway, calpestando così il diritto umano più fondamentale. E nel frattempo a diventare intoccabili sono gli animali, tanto che si richiede di considerarli al pari delle persone.
Come ricorda ancora l’Evangelium Vitae, affinché la dignità della persona torni ad essere al centro dei programmi sociali, scientifici e culturali, “è essenziale […] che l’uomo riconosca l’originaria evidenza della sua condizione di creatura, che riceve da Dio l’essere e la vita come un dono e un compito” (n. 96). Infatti, “quando si nega Dio e si vive come se Egli non esistesse, o comunque non si tiene conto dei suoi comandamenti, si finisce facilmente per negare o compromettere anche la dignità della persona umana e l’inviolabilità della sua vita” (Ibidem), stravolgendo la Creazione e preferendo il disordine e la falsità all’ordine, la bellezza e la verità della stessa.