5 minuti prima: l’ossessione del “fare sesso”

5 minuti prima: l’ossessione del “fare sesso”

di Franco Olearo*

ANCORA UN FILM RAI PLAY ALTAMENTE DISEDUCATIVO, SENZA ALCUNA PROTEZIONE PER I MINORI: LA PRESENTAZIONE DI CIÒ CHE IL SESSO NON È

Dopo Tim Vision e Netflix (Skam Italia), dopo Prime Video (Prisma) anche RaiPlay si avventura nella distribuzione di un teen drama tutto italiano (ambientato a Torino). I minuti sono quelli che, per una sedicenne, precedono l’esperienza della “prima volta” alla quale lei si sottrae. La ricerca di se stessi, il capire cosa si è e cosa si vuole, con genitori posti sempre alla periferia della storia, resta il contesto che accomuna questi serial ma se in Skam Italia potevamo ancora seguire delle storie d’amore (etero o no), in Prisma era stato posto l’accento sul tema della fluidità fra i sessi, ora con questo 5 minuti prima, il fare sesso diventa il tema dominante, quasi ossessivo di tutte le puntate: perché non si riesce a farlo, perché lo stare insieme dura poco, oppure perché crea seri problemi (restare incinte).

Il tema del desiderare la prima volta e poi ritirarsi all’ultimo momento è stato affrontato in altre teen comedy. Ne Il tempo delle mele 2 Vic ha 16 anni. La situazione sembra ideale: i genitori sono all’estero, il suo ragazzo dice di avere una soffitta dove rifugiarsi. Ma proprio quando lui sta per aprire la porta di quella (a dire il vero squallida) soffitta, lei scende precipitosamente le scale, lanciando verso il suo mancato amante un gesto che è invito ad avere pazienza. Nel caso di Vic non si tratta di eccesso di pudore: percepisce che unirsi a un ragazzo è una cosa seria e lei ha 16 anni, vuole restare aperta alla conoscenza di nuove persone, nuove realtà. In Non ho mai.. (Never have I ever ) la protagonista, proprio al dunque, si accorge che per unirsi al più bel ragazzo della classe ci vuole qualcosa di più che sentirne attrazione e acquietare l’ansia di mettersi alla pari con le sue amiche. Lei comprende che bisogna parlarsi tanto quanto desiderare, per conoscersi bene per quello che si è non per come si vuole apparire.

In questo 5 minuti prima tutto è più complicato: quando Nina si ritrae al primo incontro con Alberto (reazione giustificatissima: è la prima volta che si incontrano, la prima volta che si baciano, perché correre subito verso il letto?), la reazione degli amici e delle amiche è scomposta, con una malcelata commiserazione: «hai la vocazione per diventare suora? Sei lesbica?». La soluzione è presto trovata, grazie anche al consiglio della professoressa di sessuologia: alimentazione massiccia di film pornografici e impiego di vibratori “sottratti” a un sexy shop. Poi arriva un’altra idea: fare sexting: se Nina non se la sente ad avere un rapporto diretto, può almeno “stimolare” a distanza Alberto auto fotografandosi in pose osé.

Credo sia inutile fornire ulteriori dettagli: è probabile che nelle intenzioni degli autori ci fosse la volontà di realizzare una sorta di “educazione sessuale a puntate” ma in questo modo l’uomo e la donna sono solo un corpo che deve funzionare bene per portare a compimento una soddisfazione personale. Per i ragazzi e le ragazze di questo serial lo schema da seguire è semplice: il sesso è qualcosa che ci produce piacere ma per raggiungerlo bisogna trovare un partner. Il sesso non è più una forma di dono, non è uscire da sé per donarsi all’altro, non è un progetto per il futuro in funzione del suo potere generativo ma è un accordo di reciproca convenienza. Si tratta quindi di “amicizia sessuata” (indifferentemente con persone di sesso diverso o dello stesso sesso) o come dicono più brutalmente i ragazzi del serial, si tratta di essere “scopamici”. Si potrebbe obiettare che gli autori si sono limitati a ritrarre la situazione degli adolescenti di oggi. Non possiamo seguire questa ipotesi: c’è come una disumanità di fondo che percorre tutto il serial e questi ragazzi e ragazze sono prima di tutto dei corpi che vagano incerti, alla ricerca di una soddisfazione che appare come un fatto esclusivamente personale. Per questo motivo lo abbiamo ritenuto diseducativo. Occorre inoltre aggiungere che Raiplay, scandalosamente, a differenza di tutte le altre piattaforme streaming, non applica alcuna protezione per i minori. Abbiamo sporto regolare denuncia al Comitato Media e Minori.

*redattore/editore del portale FamilyCinemaTv

   

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