Pace sì, ma senza la bandiera arcobaleno
di Pietro Licciardi
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BANDIERA ARCOBALENO: ORIGINI E SIGNIFICATO DI UN VESSILLO IMPROPRIAMENTE ADOTTATO DA NON POCHI CATTOLICI
Il 5 novembre si terrà a Roma una grande, così sperano i promotori, manifestazione per la pace promossa dalla coalizione Europe for Peace e alla quale parteciperanno diverse organizzazioni cristiane come Acli, Comunità di Sant’Egidio, Pax Christi e, probabilmente, parrocchie e altre sigle della frastagliata galassia ecclesiale.
Premesso che la pace è sempre cosa buona e giusta, l’occasione è comunque utile per precisare che un conto è il cristiano desiderio di pace e tutt’altra cosa il pacifismo ideologico che spesso e volentieri riempie le piazze con grande concorso di cattolici dalle idee confuse e scarsa dottrina.
Confusione che risulta evidente a cominciare dal simbolo sotto il quale associazioni, movimenti, parrocchie si ritrovano e che, ahinoi, fa spesso brutta mostra di sé su tante chiese, campanili e perfino altari. Parliamo ovviamente della bandiera arcobaleno con la scritta “pace”, la cui origine è alquanto incerta ma la cui simbologia è senz’altro deprecabile. Secondo alcuni il primo ad adottarla fu Aldo Capitini – fondatore del Movimento Nonviolento – che nel 1961 la usò in occasione della prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi.
Ma c’è chi fornisce una spiegazione alquanto esotica ritenendola essere il simbolo della città di Cuzco, capitale dell’impero Incas, scelta dall’imperatore del tempo perché ogni volta che pioveva si formavano degli arcobaleni brillantissimi.
Altra probabile origine risalirebbe al 1950, quando associazioni pacifiste e nonviolente negli Stati Uniti la adottarono come loro simbolo e, infine, per altri fu addirittura inventata dal filosofo Bernard Russel nel 1956 in Inghilterra. Tra tutte queste ipotesi c’è anche quella che in realtà la bandiera arcobaleno non è che un rimaneggiamento del simbolo dei movimenti di liberazione omosessuali. Sono infatti diversi i siti web Lgbt che rivendicano la proprietà della rainbow flag, che tuttavia si differenzia dal vessillo pacifista non solo perché non ha la scritta “pace” ma perché la disposizione dei colori è speculare: in basso il rosso nella bandiera della pace, in alto in quella degli omosessualisti, e perché la bandiera della pace prevede sette strisce di colore invece di sei.
L’autore del vessillo arcobaleno fu un artista di San Francisco, Gilbert Baker, che nel 1978 su richiesta della “comunità gay” disegnò una bandiera poi diventata a sei strisce colorate: rosa per il sesso, rosso per la vita, arancio per la guarigione, giallo per il sole, verde per la natura, turchese per l’arte, indaco per l’armonia e viola per lo spirito. La raimbow flag fu portata quello stesso anno al primo Gay pride.
Comunque chi sia stato il primo a sventolarla ci interessa poco. Più importante il fatto che la bandiera arcobaleno si presenta come la più adatta a rappresentare una idea, oggi molto in voga, secondo la quale non ci sarebbe alcuna verità assoluta: tutte le opinioni hanno la medesima dignità e quindi meritevoli di spazio. Quindi essa consente di riunire sotto lo stesso simbolo partiti politici, gruppi culturali e religiosi secondo una mentalità relativistica che ormai caratterizza la società occidentale e perfino una parte della Chiesa.
La bandiera arcobaleno rappresenta quel sincretismo già condannato dal Magistero ma riaffiorato in certo ecumenismo e fatto proprio dal New Age, in cui l’arcobaleno rappresenta il passaggio dall’umano verso il super-uomo divino. Sul ponte dell’arcobaleno – nel senso induista: Antahkarana – avviene l’unione di Atman e Brahman, dell’uomo singolo e dell’Energia cosmica (Dio). La pace sarà possibile perciò attraverso la sintesi l’armonia e la tolleranza globale fra le filosofie, le ideologie e le religioni.
Non per nulla la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, nella Istruzione Redemptionis Sacramentum, ribadisce che «va considerato nel modo più severo l’abuso di introdurre nella celebrazione della Santa Messa elementi contrastanti con le prescrizioni dei libri liturgici, desumendoli dai riti di altre religioni» (n. 79), come appunto la bandiera arcobaleno.
Un simbolo da ignorare anche perché se incerta è la paternità e l’adozione sicura è l’origine, che va ricercata nella teosofia – letteralmente “Conoscenza di Dio” – altra sulfurea teoria nata alla fine del 1800 e che ha preso forma dalla Società Teosofica, movimento mistico, esoterico, spirituale e gnostico fondato nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), più nota come Madame Blavatsky. Il programma della Società, ispirato alle dottrine orientali dell’induismo e del buddismo, era riassunto nei seguenti tre scopi: formare un nucleo di fratellanza universale dell’Umanità, senza distinzione di razza, credo, sesso, casta o colore; incoraggiare lo studio comparato di religioni, filosofie e scienze; investigare le leggi inesplicabili della natura e dei poteri latenti nell’uomo. Quasi lo stesso programma della Massoneria, che infatti si rifà molto alla teosofia.