Romanticismo e umanesimo razionalista diffondono una falsa concezione di Gesù

Romanticismo e umanesimo razionalista diffondono una falsa concezione di Gesù

di Anna Tortora

GESÙ NELLA LETTERATURA CONTEMPORANEA

L’affermazione “ideale di perfezione morale” è di Immanuel Kant (1724-1804). Questa immagine di Gesù ha dominato tutto il secolo XIX ed è tuttora molto diffusa. Generalmente la si esalta quasi per negarne la divinità sulla scia di Joseph Ernest Renan (1823-1892) (che nella Vie de Jesus affermava: “Mettiamo la persona di Gesù al grado più alto della grandezza umana. In Lui s’è condensato tutto ciò che c’è di buono e di elevato nella nostra natura… Gesù non sarà mai sorpassato. Tutti i secoli proclameranno che tra i figli degli uomini non è nato uno più grande di Gesù“) e di Lev Nikolàevič Tolstòj (1828-1910) che ha celebrato la morale di Gesù, ma ne ha negato la divinità perché è “una storia sacrilega” (“Non si può considerare Cristo come Dio e rivolgergli delle preghiere, senza commettere il più grande dei sacrilegi“).

Su questa scia – che sa di romanticismo e di umanesimo razionalistico – collocano Gesù molti scrittori dei nostri tempi.

La Storia di Elsa Morante (1915-1983) è un romanzo ricco di pathos, corale e fluviale, costruito su tematiche impegnative e seducenti, sofferto anche per quel brulicare di povera gente che percorre le seicento e più pagine, in lotta per la sopravvivenza, stordita da avvenimenti che le succhiano il sangue.

Nel romanzo la parola Dio ricorre spesso. Non si tratta però del Dio cristiano, creatore e artefice della storia. Questo dio nella storia è assente. Si tratta di un Dio che si confonde con la coscienza, con la sostanza di tutte le cose

Anche il nome di Cristo ricorre spesso nel romanzo morantiano, in scene che ricordano Dostoevskij. Anche Nikos Kazantzakis (1885-1957), autore del romanzo L’ultima tentazione, è entusiasta del Cristo, protagonista del libro. “Lo presenta come il rivelatore di una nuova vita, l’artefice dell’immortalità, l’uomo che esce dalle mani di Dio, pronto per una missione che realizzerà eroicamente“, ha detto lo scrittore Ferdinando Castelli. “Kazantzakis scruta il suo Cristo, lo segue con intrepida intelligenza di amore, ne traccia la straordinaria avventura con commozione, ne invoca la presenza, la luce, la forza, lo descrive come insostituibile indicatore di strada. È anche convinto che la sua morte abbia inaugurato un nuovo modo di essere, il solo degno dell’uomo“. Chi è, allora, Dio per Kazantzakis? “Dio è lo slancio vitale, è l’infinita e misteriosa potenzialità del cosmo, è lo spirito – insito nella materia – che si evolve e genera viventi che saranno spiriti immortali o esseri spregevoli secondo che sceglieranno di essere“, continua Castelli.

Il Gesù de L’ultima tentazione muore gridando trionfalmente: “Tutto si è compiuto!”. E Kazantzakis commenta: “E fu come se dicesse: Tutto comincia”.

Ricordiamo anche Luigi Pirandello (1867-1936). Per il Cristo ha nutrito devozione e gratitudine perché con la sua morte in croce ci ha donato la dolce illusione dell’al di là. Non è un eroico gesto di carità accettare la morte per ripetere agli infelici e ai diseredati che c’è un altro mondo nel quale potranno ottenere quanto qui non hanno avuto? È, questa, un’illusione, certamente, perché tutto è illusione. Ma un’illusione così bella che ci permette di andare avanti.

Altro entusiasta di Gesù è il libanese Kahlil Gibran (1883-1931), poeta molto citato e ammirato anche da noi, soprattutto per il volume Il Profeta la cui bellezza e intensità ricordano la Bibbia. Su Gesù, Gibran ha vergato un libro. Ecco alcuni versi “Ma tu, Maestro, Cuore celeste, Cavaliere del sogno più bello, tu ancora percorri questo giorno; né archi né lance fermeranno i tuoi passi…“. Ferdinando Castelli ha scritto che “il Gesù di Gibran poco o nulla ha a che fare col Gesù della Chiesa, specialmente con il Gesù di San Paolo. È un santo laico, luminosa emanazione del divino“.

Ci sono molti altri autori che hanno scritto di Gesù ma concludiamo la nostra brevissima rassegna su Dio e Gesù presenti in opere che, a torto o ragione, fanno parte della storia contemporanea con un autore assai propagandato dai critici letterari del XX secolo ma molto discutibile nei suoi contenuti e opere, ovvero il portoghese José de Sousa Saramago (1922-2010). Nel suo romanzo “Il vangelo secondo Gesù“, ad esempio, egli presenta il Cristo come vittima di un Dio dispotico che, per affermare il suo potere, ha bisogno di gente da calpestare. “Dio non perdona i peccati che comanda di commettere“, afferma il drammaturgo ateo e comunista, vincitore di un premio Nobel nel 1998 più per le sue posizioni anti-religiose che per l’effettiva grandezza delle sue opere.

 

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