Tutti siamo ora vittime ora carnefici. Per questo “non giudicare” è essenziale
di Nicola Sajeva
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SINTONIZZATE SULLA LUNGHEZZA D’ONDA DELLA PRUDENZA, LE NOSTRE AZIONI RISULTERANNO SEMPRE COSTRUTTRICI DI ATTEGGIAMENTI RISPETTOSI DELL’ALTRUI DIGNITÀ
Non giudicare è un forte monito che affonda le proprie radici nel Vangelo, ma che possiamo ritrovare anche nella retta coscienza dei laici.
Giudicare non è mai facile perché la realtà è spesso molto complessa e i dati che possiamo possedere su un evento, risultano sempre insufficienti e in completi. Purtroppo in pochi attimi, su notizie che, prima di arrivare alla nostra conoscenza, hanno attraversato il filtro deforma di personalità diverse, spesso siamo pronti a stilare giudizi senza appello che risultano irrispettosi di persone che si ritrovano a non poter avere alcun diritto di replica.
Abbiamo molto da riflettere e da analizzare per comprendere tutte le conseguenze che un nostro giudizio può determinare.
Non giudicare non ci pone in un atteggiamento di riserbo indifferente e asettico, ma ci mette invece nella situazione più conveniente per tentare di capire nel tempo la realtà che oggi scorre sotto i nostri occhi.
Sintonizzate sulla lunghezza d’onda della prudenza, le nostre azioni risulteranno sempre costruttrici di atteggiamenti rispettosi dell’altrui dignità. L’umana convivenza può evolversi positivamente se riusciamo a frenare la passionalità istintiva che ieri ha armato la mano di Caino e oggi insidia continuamente le nostre facoltà razionali.
Il fatto che emerge alla ribalta della cronaca è quasi sempre l’ultimo anello visibile di una serie di fatti interdipendenti dove i protagonisti, non trovandosi nella zona dei riflettori, sfuggono alla nostra conoscenza e di fatto non riusciamo a raggiungerli con il nostro giudizio.
E’ incommensurabile la responsabilità dei genitori, degli insegnanti e di quanti altri hanno la possibilità di influire con il loro esempio e con la loro testimonianza. Lasciamo il difficile ruolo dei giudicare agli addetti ai lavori, solo ad essi la società ha affidato questo arduo compito.
Per noi rimane sempre valido e conveniente inchinarci per leggere ancora una volta quanto Gesù continua a scrivere su tutte le sabbie di questo povero pianeta; buttiamo la pietra che teniamo sempre in mano pronti a lanciarla contro il peccato re di turno. La sapienza del Vangelo risulta ancora maestra di vita e riesce ad illuminare il nostro cammino.
Non giudicare, non cedere alla tentazione di sentirci migliori degli altri, tutti con la nostra piccola o grande responsabilità del male che incattivisce la nostra convivenza; tutti ora vittime ora carnefici, tutti bisognevoli comunque di rispetto, di perdono, di comprensione, di conforto, di amore.