Ci sono delle impronte di Dio nella musica che ascoltano i nostri adolescenti?

Ci sono delle impronte di Dio nella musica che ascoltano i nostri adolescenti?

di Angelica La Rosa

ARRIVANO IN LIBRERIA DUE PROPOSTE DELLE EDIZIONI SAN PAOLO DIRETTE SPECIALMENTE AI PIÙ GIOVANI:  “MA IL CIELO È SEMPRE PIÙ ROCK” E “PIÙ FEDE PIÙ UMANITÀ”

Da lunedì 29 agosto arrivano in libreria per le Edizioni San Paolo due proposte dirette specialmente ai più giovani: “Ma il cielo è sempre più rock. Impronte di Dio nella musica degli adolescenti” di Andrea Montesano e don Beppe Logruosso (Prefazione di don Luigi Maria Epicoco, Cinisello Balsamo 2022, 239 pagine, euro 18)  e “Più fede più umanità” di Emiliano Antenucci e Roberto Italo Zanini (Cinisello Balsamo 2022, 141 pagine, euro 12,50).

Nel primo volume gli autori raccontano la musica come un esercizio spirituale, per scendere in profondità laddove sembra inimmaginabile; il secondo libro è un pamphlet provocatorio e stimolante, in cui l’umanità viene considerata come un modo di esistere e uno stile di vita aperto, per nulla bigotto, in quanto l’”amore dilata il cuore”.

L’attitudine che ognuno di noi possiede all’ascolto della musica, l’interesse che ci muove ad ascoltare un artista piuttosto che un altro, la disponibilità ad ascoltare quella canzone e non quell’altra, può essere considerato, con ottime ragioni, come l’espressione manifesta di un proprio tratto di personalità, in altre parole il modo singolare con cui si compie un’azione nel tempo, in modo del tutto indipendente dai contesti e dalle situazioni della propria vita. In questo senso ascoltare musica accompagna il processo o meglio i processi che, step by step, contribuiscono alla formazione del nostro mondo interno.

Scegliere di ascoltare musica in un luogo pubblico o da soli, in compagnia di alcuni amici per lungo tempo oppure per un lasso di tempo breve, scegliere un determinato genere musicale da approfondire, mette di solito in evidenza come la nostra mente, il nostro corpo e il nostro vissuto diventino insieme una specie di “cassa di risonanza” più o meno ricca di significati.

Gli autori di “Ma il cielo è sempre più rock“, in un percorso che tocca psicologia, fede e canzoni che hanno segnato la storia, hanno immaginato la musica come un esercizio spirituale, per scendere in profondità laddove sembra inimmaginabile, per consentire di immergersi all’interno di un nucleo intimo e prezioso che prende il nome di inconscio.

L’umanità di cui gli autori di “Più fede più umanità” (Emiliano Antenucci e Roberto Italo Zanini) parlano è inevitabilmente collegata alla fede, intesa non come vaga spiritualità, né come vuota religiosità; è un modo di esistere che «fa della vita un dono per sé e per gli altri, perché quando la luce sorge non c’è più posto per le tenebre e anche i coni d’ombra delle istintività si attenuano. È uno stile di vita aperto, per nulla bigotto, perché l’amore dilata il cuore, non lo costringe in aride piccolezze. È libertà di vivere indistintamente spirito e corpo, non separandoli, ma fondendoli nell’unicità del proprio “essere umani”. Non carica pesi sulle spalle degli altri, ma li porta in prima persona e aiuta a portarli. Il suo ruolo nel mondo non è nello sfruttamento, ma nella cura, in favore della bellezza, dell’armonia e dell’utilità di ognuno, perché solo in questo modo partecipa all’azione creatrice di Dio: quel Dio che fin dal primo momento ha scelto per se stesso di “vivere l’essere umano” e di agire attraverso ogni donna e uomo che riconoscono la sua presenza viva nelle loro stesse sembianze, fatte a sua immagine e somiglianza.

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